Quando si parla di referendum la tattica dei detrattori è sempre la stessa: il silenzio. Cercano in tutti i modi di far passare in sordina il referendum, evitando il più possibile di informare la popolazione sul tema che verrà trattato, per far sì che non venga poi raggiunto il quorum legale per rendere valida la consultazione.

In Olanda questa tattica non ha funzionato: ieri 6 aprile in Olanda sono andati a votare il 32,2% degli aventi diritto (il quorum legale era il 30%) e il 61,1% di loro ha sonoramente bocciato l’accordo di associazione UE-Ucraina, approvato il 16 settembre del 2014, fortemente voluto dal Presidente ucraino Poroshenko e con il quale si intendono avviare le procedure per far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea. I risultati ufficiali, comunque, non verranno resi noti prima di martedì.

Va bene, è solo un referendum consultivo e privo di valore vincolante (anche se il governo olandese ha promesso di tenere l’esito in considerazione nel caso fosse stata raggiunta la soglia di affluenza del 30%) e il fatto che solo il 32,2% degli olandesi ha ritenuto doveroso partecipare alla consultazione (anche se alle elezioni europee del 2014 l’affluenza olandese non superò il 37%) manifesta un disinteresse generale verso le questioni di carattere politico, soprattutto se riguardanti l’Europa. Tuttavia, questo referendum può dirci molte cose.

Intanto, questa è una vittoria del fronte “euroscettico” rappresentato in Olanda da Geert Wilders, leader del Partito della libertà (Pvv), alleato in Europa con il Front National di Marine Le Pen e principale promotore della campagna referendaria. Questo referendum conferma l’ascesa del Pvv e lo consolida in testa a tutti i sondaggi. A caldo poi, il leader del Partito della libertà ha voluto precisare che il voto di ieri è stato principalmente un NO all’Unione Europea:

“Gli olandesi hanno detto di no all’elite europea e non al trattato con l’Ucraina. […] Questo rappresenta l’inizio della fine dell’UE. […] Si tratta di una mozione di sfiducia contro le elite di Bruxelles e dell’Aia.”

A festeggiare, oltre a Wilders, ci sono gli inglesi impegnati nella campagna per il Brexit. Lo stesso Wilders alla vigilia del voto aveva dichiarato che “ci sarà un grandissimo effetto anche sul referendum del Regno Unito” ed infatti, a gongolare più di tutti è stato Nigel Farage, leader di Ukip, il partito degli euroscettici inglesi, il quale ha puntato tutto sul voto olandese anche  per dimostrare come nell’Unione Europea ormai cada tutto a pezzi.

Il risultato della consultazione è stato digerito malamente, invece, dal governo olandese guidato da Mark Rutte. Lo scorso anno il Parlamento olandese aveva ratificato l’accordo di associazione Ucrania-UE insieme agli altri 27 Stati membri dell’Unione Europea, accordo che principalmente prevede la creazione di un’area di libero scambio tra Unione europea e Ucraina e il rafforzamento dei legami politici. Anche se il referendum aveva soltanto valore consultivo, e quindi non vincolante, il Premier olandese aveva comunque promesso di tenerne conto in caso il quorum legale fosse stato superato ed infatti, non appena era ormai chiaro l’esito del voto, Mark Rutte ha subito commentato: “L’accordo non può essere ratificato come è attualmente”.

Dobbiamo ricordare, infine, che Wilders fa parte dell’EAF, l’Alleanza Europea per la Libertà, il partito politico europeo creato da Marine le Pen e che propone, in politica estera, un avvicinamento geopolitico alla Russia di Putin. Il referendum di ieri va visto anche in questa chiave ed infatti Poroshenko ha fatto subito sapere che l’Ucraina proseguirà il suo percorso di avvicinamento all’UE, nonostante il voto olandese.

Marco Muscillo