kim jong nam

Ancora colpi di scena nelle indagini per l’omicidio di Kim Jong-Nam, che tecnicamente è ancora il Signor Kim Chon. Manca infatti ancora il riconoscimento del cadavere e pare certo che non avverrà sicuramente dalla Corea del Nord e, per il momento, neppure dai familiari, che non hanno ancora richiesto la restituzione della salma e non hanno neppure raggiunto la Malesia per il riconoscimento. In un primo momento pareva che avesse raggiunto Kuala Lumpur il figlio maggiore Kim Han-sol, del quale però non si hanno ancora notizie.

Torniamo però ai colpi di scena: innanzitutto l’autopsia sul corpo di Kim Chon/Jong-Nam non ha ancora confermato la causa della morte, anche se sono esclusi sia la morte naturale (colasso cardiaco) sia le punture di cui la stampa parlava come prima versione.

Inoltre da fonti governative malesi, pare che nella gioranata di ieri ci sia stato un tentativo di trafugare la salma di Kim dall’obitorio di Kuala Lumpur.

Passando alle indagini, la polizia malese ha annunciato che ci sono altri due nordcoreani ricercati, un funzionario dell’ambasciata nordcoreana nel paese, Hyon Kwang-Song, e un addetto della compagnia di bandiera Air Koryo. Sarebbero quindi ben nove i nordcoreani ricercati perché coinvolti nell’omicidio.

Dopo le prime ricostruzioni cade la prima ipotesi investigativa e, di conseguenza, la prima difesa delle due ragazze arrestate: stando all’ispettore generale della polizia malese Tan Sri Khalid Abu Bakar le due esecutrici (Doan Thi Huong e Siti Aisyah) erano a conoscenza della sostanza tossica che sono andate a spalmare sulla faccia della vittima, visto che erano state istruite di non toccarsi il corpo con le mani e di andare immediatamente a lavarle dopo l’azione. Non erano quindi inconsapevoli o assoldate per girare una candid camera, come hanno dichiarato. Stando invece alla posizione ufficiale dell’Ambasciata nordcoreana le due sarebbero innocenti e non possono essere considerate assassine, perché se avessero avuto il veleno sulle mani sarebbero morte anche loro.

Per le due arrestate, la polizia malese ha chiesto di prolungare il fermo preventivo di ulteriori sette giorni. In merito alla richiesta un funzionario del Ministero degli esteri indonesiano, Lalu Muhammad Iqbal, in merito alla posizione della connazionale Siti Aisyah, ha commentato: Il fatto che gli investigatori hanno chiesto di estendere il periodo di detenzione di sette giorni mostra che l’evidenza attuale non è sufficiente per un procedimento penale. Ciò significa che è ancora troppo presto per trarre una conclusione legale su questo caso“.

Nel frattempo si sonda il passato delle due fermate la vietnamita Doan Thi Huong aveva alle spalle una carriera da cantante sul nascere, aveva partecipato alla trasmissione televisiva “Idol” nel 2016 e soprattutto, stando alle dichiarazioni di un funzionario di polizia sudcoreano rilanciate da NDTV, aveva passato una vacanza nell’isola di Jeju, in Corea del Sud, a novembre. La polizia non ha però rilasciato dichiarazioni su quanto la ragazza facesse in Corea del Sud.