Al momento, il mondo intero sta osservando cosa sta accadendo in Ucraina. Sembrerebbe che molte delle profezie del presidente americano Biden riguardanti un’imminente invasione russa si siano avverate. Ma è davvero così? Proviamo a capirlo.
Innanzitutto, descriveremo brevemente gli eventi della giornata passata (24 febbraio), quindi cercheremo di scoprire le ragioni, e di indicare le possibili conseguenze degli eventi per il Donbass, per l’Ucraina, per la Russia e per il mondo intero.
La mattina presto del 24 febbraio, il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato una “operazione speciale” in Ucraina. I suoi obiettivi sono la “denazificazione” (ovvero la lotta al nazismo) e la “smilitarizzazione” dell’Ucraina.
Immediatamente dopo il discorso del presidente Putin alla nazione russa, hanno iniziato a muoversi numerose colonne di truppe russe, che hanno iniziato ad entrare nel territorio delle repubbliche del Donbass, e direttamente nelle regioni ucraine da più direzioni contemporaneamente: est, nord (dal territorio della Bielorussia) e sud (dal territorio della Crimea). Immediatamente sono iniziate le pubblicazioni mediatiche sui numerosi bombardamenti di strutture militari ucraine da parte di missili da crociera russi “Kalibr”. La propaganda ucraina ha risposto riportando numerose morti di civili.
A loro volta, i rappresentanti ufficiali del dipartimento militare russo confutano questi fatti, accusando il nemico di mentire. Il miglior argomento in questa disputa tra oppositori può essere un fatto fermamente stabilito, ovvero che, nel frattempo, l’Ucraina non ha fornito dati conclusivi sulle morti dei civili. È tuttavia probabile che ve ne siano: è difficile immaginare che un evento di tale intensità, anche se diretto contro strutture militari, non abbia colpito accidentalmente dei civili. Ovviamente, però, il numero dei morti è di molto inferiore a quello affermato dagli ucraini.
I militari russi sottolineano che colpiscono esclusivamente obiettivi militari. La guerra con la Georgia nell’agosto 2008 ha mostrato che i russi avessero avvertito in anticipo l’esercito georgiano che avrebbero colpito qualsiasi obiettivo militare, e avessero pertanto chiesto loro di lasciarlo. E ora il ministro della Guerra russo, Sergej Shoigu, ha dato l’ordine di trattare i prigionieri di guerra ucraini con umanità e rispetto. Dopo che avranno dato le dimissioni ufficiali delle armi, potranno tornare a casa. A questo proposito, oltre all’atteggiamento tipicamente russo piuttosto benevolo verso i militari dell’esercito ucraino (i russi, in realtà, sono apertamente ostili solo nei confronti dei militanti dei battaglioni paramilitari nazisti ucraini), vi è anche un calcolo politico: l’esercito russo è interessato a incontrare un caloroso benvenuto tra la popolazione ucraina.
Infatti, come si può vedere dai frame di alcuni video, i residenti locali sono felici di incontrare i carri armati e le attrezzature militari russe che entrano nelle loro città e paesi. Tuttavia, una tale reazione è lungi dall’essere presente ovunque, in quanto la gente di Kiev si è precipitata in massa a lasciare la propria città. I video amatoriali consentono di vedere che l’uscita da Kiev in direzione ovest è letteralmente gremita di auto.
I russi, a loro volta, presentano prove di crimini di guerra ucraini contro i civili. Ad esempio, sull’uso da parte dell’esercito ucraino del “Grad MLRS” (sistema di razzi non guidati a lancio multiplo). Il Grad è un’arma potentissima, che distrugge tutto ciò che è presente su una vasta area. E questa terribile arma è stata usata dall’esercito ucraino contro Donetsk durante le recenti battaglie alla vigilia dell’ingresso delle truppe russe.
Gli ucraini hanno inoltre bombardato Donetsk, Lugansk, Gorlovka e altre città con artiglieria a canne e razzi. A differenza degli ucraini, il dipartimento militare russo ha provato questi fatti mostrando documenti fotografici e video, che confermano la morte dei civili. Alla vigilia degli attuali eventi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva reagito a tali rapporti con un certo cinismo, affermando che gli abitanti del Donbass avessero sparato su se stessi.
Il motivo immediato dell’operazione speciale è stato dunque il bombardamento del territorio delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk da parte dell’esercito ucraino, con una forza senza precedenti. Questi attacchi sono iniziati il 18 febbraio, secondo alcune stime, il 16 febbraio, secondo altre. È arrivato al punto che gli ucraini per la prima volta da molto tempo hanno usato il Grad MLRS. Questa ondata di aggressione ucraina è stata seguita da un esodo di massa della popolazione civile del Donbass.
Le Repubbliche del Donbass, con l’aiuto della Russia, hanno organizzato una massiccia partenza della popolazione civile (oltre 100mila persone), principalmente donne e bambini, verso le regioni vicine della Russia. L’evacuazione dei civili in Russia ha probabilmente salvato molte centinaia di vite. Il governo di Kiev li aveva prima privati delle pensioni, poi dei risparmi in contanti (tutti i conti bancari dei residenti del Donbass sono stati bloccati), poi persino della ricezione di medicinali. L’ex presidente ucraino Poroshenko aveva affermato: “I nostri figli andranno a scuola, mentre i vostri (i bambini del Donbass – ndr) sederanno negli scantinati”.
Queste parole erano state pronunciate come illustrazione di un video in cui i bambini del Donbass si nascondevano dai bombardamenti ucraini negli scantinati delle case. Nonostante tutto ciò costituisca una chiara violazione dei diritti umani, la comunità internazionale ha per anni scelto di ignorare questi fatti. Solo la Russia ha aiutato i civili del Donbass.
Al termine del primo giorno dell’offensiva (cioè in poco più di 12 ore), i russi sono riusciti a ottenere un certo successo. Secondo i rappresentanti ufficiali del Ministero della Difesa russo, tutti gli obiettivi della prima giornata sono stati raggiunti.
Ecco il risultato della giornata (sera del 24 febbraio) secondo le fonti russe:
- i missili Kalibr hanno distrutto 83 strutture militari di terra in Ucraina. Si tratta di aeroporti militari, sistemi di difesa aerea, magazzini militari (armi, munizioni), nonché una base navale a Ochakovo, costruita dagli americani per le esigenze della loro Marina (forze navali);
- diverse profondità di avanzamento sono state raggiunte in diverse direzioni, soprattutto a sud;
- l’accesso al bacino idrico sul territorio della regione di Kherson (al confine con la Crimea), che ha permesso di rompere il blocco idrico della penisola (istituito dagli ucraini nel 2014) e di rilanciare il canale d’acqua della Crimea settentrionale.
È anche noto che i russi hanno preso il controllo della centrale nucleare di Chernobyl, a nord di Kiev. Il controllo della centrale nucleare di Chernobyl impedirà un possibile attacco terroristico da parte degli ucraini. Un’esplosione in una centrale nucleare provocherebbe un secondo incidente, e la nuvola di radiazioni coprirebbe non solo l’Ucraina e la Bielorussia, ma l’intera Europa. I russi controllano anche territori in diverse regioni del nord-est, del sud e del nord dell’Ucraina.
Il punto più problematico è Kharkov, una grande città con più di un milione di abitanti a soli 40 chilometri dal confine. L’assalto a una città così grande porterà sicuramente a pesanti perdite sia da parte russa che ucraina, e soprattutto per i civili. Ma anche il fatto che nelle retrovie vi sia un folto gruppo dell’esercito ucraino sembra preoccupante.
Dai rapporti più recenti, i paracadutisti russi avrebbero catturato l’aeroporto di Antonov, nella città di Gostomel, a 25 (10, secondo altre stime) chilometri da Kiev. In questo caso, numerosi paracadutisti russi potrebbero atterrare su di esso. Per tutto il giorno e la notte l’esercito ucraino ha cercato di colpirli, ma non è riuscito ad ottenere pesanti perdite a causa dei jet russi. I funzionari ucraini hanno più volte affermato che questa testa di ponte è stata presa e che tutti i paracadutisti russi sono stati uccisi. Ma oggi, 25 febbraio, vi sono state numerose segnalazioni che le forze meccanizzate russe hanno raggiunto l’aeroporto.
Infine, la battaglia principale sarà per la presa della capitale Kiev. I russi avanzano da nord, dal lato di Chernobyl, e da est, dal lato della città di Sumy. L’aeroporto di Antonov si trova a nord-ovest di Kiev ed è collegato alla sua periferia.
La situazione per l’esercito ucraino e per il regime del presidente Zelensky è estremamente critica. Alcuni politici dell’opposizione ucraina stanno offrendo colloqui con Mosca, ma l’intenzione di Zelensky di fare questo passo non è ancora chiara. Secondo alcune previsioni, difficilmente l’Ucraina sarà in grado di resistere a lungo termine contemporaneamente all’esercito russo e ai piccoli, ma fortemente motivati, eserciti delle Repubbliche popolari del Donbass. Essi sono costituiti da residenti locali, di città e paesi del Donbass, che sono stati oggetto di bombardamenti e isolamento da parte degli ucraini per otto anni. In alcune zone sono stati sotto il dominio ucraino per otto anni, fatto al quale anche la maggioranza della popolazione del Donbass ucraino ancora guarda negativamente. Pertanto, queste persone hanno un motivo per ribellarsi, e la loro volontà di vincere è più forte di quella dei soldati ucraini.
Questo è uno dei motivi dell’avvio dell’ “operazione speciale” di Putin. Vladimir Putin è famoso per essere un politico estremamente paziente, ma anche la sua pazienza (e quella della gente del Donbass) ha un limite. Il bombardamento senza fine dei territori delle repubbliche del Donbass, e il 21 febbraio lo sconfinamento di missili ucraini sul territorio della regione di Rostov (Russia), unita all’infiltramento di due gruppi di sabotaggio ucraini nella regione, pare che abbiano portato anche il presidente Putin a perdere la pazienza.
Vi è tuttavia anche un secondo livello di cause e motivazioni, che è forse il più rilevante. Questo è la “risposta tecnico-militare” promessa da Putin nel dicembre dello scorso anno agli americani e al blocco NATO di fronte alla riluttanza ad accettare le proposte della Russia per la sicurezza strategica in Europa. L’“occupazione strisciante” da parte dell’Alleanza Atlantica dell’Ucraina (sebbene lo status di non membro dell’Ucraina sia esplicitato nella Costituzione), e il desiderio di Kiev di diventare un membro della NATO porterebbero alla comparsa di missili americani, anche supersonici, a poche decine di chilometri da Rostov e Belgorod (Russia): una traiettoria di 4 minuti da Mosca. Ciò non costituirebbe altro che il disarmo diretto della Russia di fronte a una minaccia mortale o, come ha detto il presidente Putin, un “coltello alla gola”. Soprattutto alla luce della recente dichiarazione del presidente Zelensky riguardo al possibile ottenimento di un’arma nucleare.
Questo, ovvero il pericolo mortale per la Russia, è ciò che ha spinto Putin a compiere un passo così radicale, ma comunque necessario dal punto di vista degli interessi della Russia. Le politiche espansionistiche della NATO, e in particolare degli USA, unite al fatto che l’Ucraina abbia a lungo scambiato la pazienza di Putin per debolezza, hanno portato alla comparsa dei carri armati russi per le strade delle città ucraine.
Oggi il presidente Putin ha affermato apertamente che la Russia è disposta a negoziare condizioni di pace, ma non con una banda di nazisti e tossicodipendenti (intendendo Zelensky, dal momento che circolano voci riguardanti una sua dipendenza dalla cocaina). Lo scopo è lo stesso: la smilitarizzazione, la denazificazione dell’Ucraina e l’accettazione della Crimea come parte del territorio russo. L’Ucraina deve essere uno Stato neutrale che non diventi mai più una minaccia per la sicurezza e gli interessi fondamentali della Russia vicino al suo confine.
È molto improbabile che l’Ucraina come Stato cesserà di esistere, come credono alcuni osservatori americani; ma il fatto che il mondo non sarà più come prima è certo. E come è già successo nella storia, a pagarne il prezzo più alto non saranno gli USA, ma l’Ucraina stessa e l’Europa.