Qualche giorno fa il periodico l’Internazionale ha pubblicato la traduzione per l’Italia di un articolo di Pierre Haski, apparsa su France Inter, dal chiaro titolo “Il successo cinese nella ‘diplomazia dei vaccini’ in Africa”. A tal proposito la testata italiana, che cerca d’introdurre al pubblico italiano i temi della politica internazionale sia pur con una veste non troppo pesantemente “cattedratica”, ha presentato all’interno di quest’articolo anche altri suoi interventi relativi proprio al modo in cui, nel corso del 2020, si sono succedute e contrastate le varie polemiche sulla diplomazia ed il nazionalismo dei vaccini. Sempre secondo il francese Pierre Haski, si tratta di un potere morbido dei vaccini, usato per guadagnare con oculata diplomazia una maggiore influenza nel mondo.

Ecco che allora la vecchia polemica sulla corsa cinese all’Africa, che da qualche tempo va tanto di moda anche se poi è stata smentita nella sua essenza da vari ambienti accademici così come dalla natura delle cose, trova nella questione dei vaccini una nuova motivazione per ripartire con maggior lena. Secondo Pierre Haski, una prima fornitura di vaccini cinesi contro il Covid, destinati al Ciad, sarebbe giunta dalla Cina in Africa attraverso un volo della Ethiopian Airlines, ovviamente con scalo nell’hub aeroportuale della capitale etiopica Addis Abeba. Ci ricorderemo sicuramente come, qualche mese fa, anche il programma Report avesse puntato l’indice sul legame fra Cina ed Etiopia, riferendosi in particolar modo al governo del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF) al potere nel paese dal 1991 al 2018. Quel servizio, condotto da Milena Gabanelli, suscitò immediatamente numerose imitazioni e spunti anche presso altri media, sia di destra che di sinistra, oltre che in tutti gli ambienti politici (e non solo politici) caratterizzati da una certa sinofobia. In quel caso la Gabanelli, donna di sinistra in forze nel liberale Corriere della Sera, con cui aveva comunque in comune la medesima fede atlantista, non esitò a seguire quel Trump che i suoi ambienti tanto vituperavano, e che cercava di presentare come filocinese l’ormai decaduto governo etiopico del TPLF che in realtà, nella regione del Corno d’Africa, aveva sempre agito da gendarme degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.

La ragione di quell’attacco, allora, si basava sulla ferrovia Addis Abeba – Gibuti in servizio ormai già da anni, oltre ad altri investimenti che del resto la Cina aveva condotto anche in altri paesi al mondo, non soltanto africani. Volendo prendere per buono il metro di giudizio della Gabanelli, subito fatto proprio da un’ampia conventicola che in Italia spaziava dal PD ai Radicali, dalla Lega a Fratelli d’Italia, avremmo potuto dire che fosse filocinese anche la Grecia per via dei pesanti investimenti presso il porto del Pireo, così come la Spagna per i suoi porti, o l’Inghilterra per esservisi rivolta per le nuove tecnologie ferroviarie, o ancora il nostro stesso paese per la crescente penetrazione di capitali cinesi nella propria economia (dalla Benelli, ormai azienda della Casa motociclistica QJ, a Piaggio, che sta portando avanti la joint-venture con la cinese FAW, fino alla stessa FCA, che sempre a FAW è in trattativa per cedere quote azionarie del colosso dei camion Iveco, ecc). Peccato che l’alternativa, per quelle aziende, sarebbe stata semplicemente di chiudere, con nuovi disoccupati per la strada, a tacer del fatto che le aziende italiane non vengono comprate certo solo da gruppi cinesi ma anche da gruppi americani, indiani, russi, tedeschi, francesi, spagnoli, arabi, ecc (da Indesit a Bulgari, da TIM a Pirelli, da Generali a varie banche nazionali, la lista è lunga).

Dunque, gli attacchi della Gabanelli e dei suoi insospettabili seguaci del momento risultavano essere a dir poco immotivati e fuori luogo, perché l’Etiopia, che comunque sotto i governi del TPLF prendeva ordini solo da USA ed UE (e la storia delle guerre contro l’Eritrea e la Somalia lo dovrebbe pur insegnare, se solo in questo paese si studiassero un po’ di più la storia e la politica internazionale anziché limitarsi solo a millantarne una spocchiosa conoscenza), da costoro otretutto fino ad oggi aveva ricevuto solo e soltanto sussidi ed aiuti alimentari che servivano unicamente a protrarne in saecula saeculorum la sua eterna condizione di necessità e d’indigenza. E questo era avvenuto, va da sé, anche sotto i precedenti governi del DERG filosovietico di Menghistu e del Negus Hailé Selassié, che tiravano sempre a campare con elemosine altrui per ovviare alle gravi ed endemiche penurie interne a cui mai si voleva, intenzionalmente, porre rimedio: chi si ricorda, per esempio, della grave carestia degli Anni ’80?

Tuttavia, questa tipica “narrazione de sinistra” che però piace tanto anche a destra (quando si tratta di dare addosso al nemico comune, son tutti amici, anche perché il loro padrone ed amore è lo stesso ed abita un po’ a Washington e un po’ a Bruxelles) ha una sua funzione ben precisa: come ben si vede anche dagli articoli pubblicati da Internazionale, infatti, lo scopo è di tracciare una ben precisa “dietrologia” grazie alla quale i leader e le fazioni politiche occidentali possono salvarsi la faccia, presentandosi all’opinione pubblica come vittime di una Cina che alla maniera degli avvoltoi avrebbe approfittato della pandemia da Covid (di cui secondo costoro non può che essere l’unica responsabile, anche se gli studi scientifici elaborati sinora mettono sempre più in dubbio tale ricostruzione) per crescere ed espandersi a loro danno. Insomma, una strategia non solo machiavellica, ma persino diabolica, che vedrebbe nei poveri governanti occidentali delle vittime in buona fede, pugnalate alle spalle se non anche peggio.

E quindi ecco rifiorire la polemica in merito alla corsa all’Africa, che evidentemente va bene solo finché vede americani, francesi, inglesi o tedeschi nel ruolo di oligopolisti-monopolisti, ma guai se invece vi s’affaccia qualcun altro con intenti un po’ più costruttivi. A questo punto, tutto va bene: anche ricorrere a speculazioni alquanto fuori luogo sui vaccini, presentati anche da numerosi programmi TV italiani come un vero e proprio strumento politico e diplomatico con cui paesi come Russia e Cina cercherebbero d’affermarsi a spese dei “buoni” occidentali. Si guardi a tal proposito, per esempio, cosa offre il palinsesto Mediaset: dai programmi di Rete 4 come “Fuori dal Coro” e “Quarta Repubblica” con giornalisti come Porro e Giordano a “Fatti e Misfatti” su TGCOM24 con un Liguori che un tempo, da ragazzo, era persino maoista e scriveva per il giornale-movimento Lotta Continua mentre oggi continua ancora a ripetere a pappagallo e ad oltranza la storiella già da tempo smentita e diffidata del virus scappato dal laboratorio di Wuhan.

Ecco perché oggi, per esempio, se si visita il sito del magazine di punta della setta Falun Gong, ovvero Vision Times, si trovano più articoli contro i vaccini che altro, sulla cui credibilità peraltro vi sarebbe molto da riflettere. Per esempio, abbiamo le perplessità di Mark Zuckenberg sugli effetti dei vaccini sul DNA, o ancora fake news su una carenza di cibo in Cina legata alla pandemia (proprio nei giorni in cui, peraltro, viene attestato che la Cina ha sconfitto la povertà estrema: puntualissimo), o ancora articoli che partendo dal tema dell’immunità di gregge cercano di colpire l’OMS, che non a caso oggi è presieduto da un ex ministro di quel TPLF etiopico di cui parlavamo poc’anzi… Come a voler dire che alla fine tutti i conti tornano, perché i “poveri occidentali” prima hanno elevato certa gente ai massimi gradi e poi hanno fatto finta di non conoscerli, sempre perché non gli conveniva più, ed ora magari si stanno anche dando da fare per riabilitarli. Quanto alla testata gemella, il quotidiano Epoch Times, lasciamo perdere: avremo modo di parlarne più avanti, quando ci dedicheremo alla sezione “fantasy”.