La discussione su chi fosse il giocatore più rappresentativo del calcio passato, verteva essenzialmente su due nomi: Pelè e Maradona. Oggi, nel calcio attuale, questo confronto si è amplificato introducendo il nome di Lionel Messi al suo interno, come in un “triello” finale dal sapore cinematografico di stampo western.

Sì, perché al momento critici e non, quindi tutto il pubblico sportivo mondiale, da molti anni si chiede chi sia stato il miglior calciatore sul rettangolo verde, buttando in un figurativo calderone ogni sorta di motivazione (vittorie e trofei ottenuti, capacità tecnico/tattica, carisma ecc). Nel gioco dei paragoni, tutto può essere rovesciato per asserire la propria ragione, più che mai nel calcio, questo aspetto è quanto mai veritiero. Solitamente di fronte a discussioni inerenti a classificazioni generiche, i gusti personali spiccano e ne fanno da padrone, relegando le reali conoscenze in merito e proponendo al proprio interlocutore quindi una nostalgica memoria di quanto visto o sentito.

Questa “attitudine” a voler raggruppare, catalogare e persino a gerarchizzare valori e saperi, appartiene in toto alla società di massa in cui viviamo. In questo senso, potremmo rendere pienamente responsabile i media e la profusione di notizie del sopracitato aspetto, in quanto, mai come oggi: TV, internet e i più usati mezzi di comunicazione sono elementi imprescindibili del fruitore medio che si interessi allo sport in generale (e non solo).

Ebbene, come poteva il calcio, la più condivisa forma di affabulazione metaforica nell’economia della comunicazione planetaria, sottrarsi a tale metro di giudizio? Non avrebbe potuto. Il giudicare nella stessa declinazione del “criticare”, è fattore umano innato, e questo elemento è oggi pressoché dominante, causato altresì da un bombardamento giornalistico quotidiano che propone e ripropone in maniera continuativa e ossessiva a noi utenti, domande e potenziali risposte, talvolta banali e occasionalmente puerili, spesso motivo di accese discussioni. I social sono probabilmente il mezzo maggiormente impiegato per questo fenomeno collettivo.

Il calcio è stato allo stesso modo del cinema e della politica (in seguito della tv), un trascinatore di folle, manifestazione corale indivisibile nella storia del secolo breve, capace di attirare milioni di persone e scuoterle emotivamente, come forse nessuno sport aveva fatto sino a quel momento. Il motivo che sta alla base dell’interesse comune per il confronto è tutto qui. Il giuoco calcio si presta perfettamente a tale metodo di misura, nonostante si parli di uno sport che da sempre poggia sul collettivo e non sull’individuale la singola prestazione. L’aspetto “squadra” non ha frenato gli accaniti sostenitori nel voler decretare il migliore tra quegli undici, come non ha frenato nessun programma sportivo passato e odierno. Si è passati da qui al voler eleggere un “Re”, un calciatore che fosse emblema di forza e carisma. A questo punto entra perciò in merito il titolo del contributo: Pelé, Maradona o Messi?