Dopo aver visto le immagini delle visite ufficiali di Xi Jinping negli Stati Uniti ed in Inghilterra, viene da pensare: e perchè non anche in Italia? Il nostro paese, purtroppo, quando si deve parlare di rapporti con la Cina appare sempre a metà del guado. Ha tentato un approccio fin troppo smaccato con le visite di Stato di Renzi nei paesi asiatici nel 2014, a cui è seguito il Forum di Milano tra Europa ed Asia. Ma a questa lodevole e brillante iniziativa, che ha fatto sperare in un rimodellamento della nostra politica estera e quindi anche di parte almeno della nostra geopolitica, non è più seguito altro. Insomma, l’invito a Xi Jinping affinchè visiti il nostro paese non è mai stato rivolto, nè ufficialmente nè ufficiosamente.

Ed è un peccato, perchè solo negli ultimi due anni la quantità d’investimenti dalla Cina verso l’Italia è aumentata a dismisura, passando dai numeri tutto sommato piccoli o addirittura quasi trascurabili di poche stagioni fa a quelli decisamente importanti, tali da surclassare altre nazioni storicamente presenti da sempre nello Stivale coi loro capitali, dei tempi odierni. E poi, che dire dell’Expo? Una visita di Xi Jinping in Italia nell’anno dell’Expo, che ha ulteriormente cementato i rapporti fra Italia e Cina, sarebbe apparsa ulteriormente indovinata. Senza considerare, infine, che a breve ci sarà anche il Giubileo straordinario, indetto da Papa Francesco, e che in tale significativa cornice potrebbe avvenire l’incontro fra questi ed il sempre più apprezzato Presidente cinese Xi Jinping. Anche in questo caso i temi di cui le due alte personalità potrebbero parlare sarebbero numerosi e di risonante importanza.

Fra l’altro, l’Italia in quest’anno sta registrando una piccola, faticosa ma comunque significativa ripresa economica: per carità, siamo sempre nell’ambito dello “zero virgola qualcosa”, ma è pur sempre un segnale incoraggiante dopo anni in cui il nostro paese ha camminato come i gamberi. Ora, si dia il caso che il Presidente Xi Jinping sia giunto in Inghilterra accompagnato da 150 importanti imprenditori cinesi, che non hanno perso tempo a siglare affari di rilevante importanza.

Per esempio, d’ora in avanti Cina ed Inghilterra collaboreranno sulle energie rinnovabili e sul carbone pulito, mentre le compagnie statali cinesi opereranno sui nuovi impianti nucleari e sulle nuove linee ferroviarie inglesi. Pare infatti che d’ora in avanti, per le nuove centrali e le nuove ferrovie ad alta velocità, Londra si rivolgerà soltanto a Pechino e ai suoi gioielli industriali. Non solo, ma altre importanti compagnie cinesi s’occuperanno della ristrutturazione di molte infrastrutture inglesi, considerate ormai troppo obsolete o in condizioni non proprio lodevoli. Huawei, terzo produttore di cellulari al mondo ed attivissima nel campo delle telecomunicazioni, effettuerà rilevanti investimenti nel Regno Unito, e la Borsa di Londra potenzierà il suo collegamento con quella di Shangai.

Sono solo alcuni dei tanti esempi che si potrebbero fare, e che hanno a che vedere con la visita di Xi Jinping in terra inglese. I legami tra le due nazioni sono storicamente molto importanti, malgrado le diverse visioni della politica: di proprietà cinese, per esempio, è quel che resta della vecchia industria automobilistica inglese (MG è finita in mano a SAIC-Nanjing Automobile Corporation, mentre Jaguar e Land Rover sono andate all’indiana Tata Motors); i due paesi hanno combattuto fianco a fianco nella Seconda Guerra Mondiale, contro le potenze del Patto Tripartito (una memoria che la sfilata del V-Day recentemente tenuta proprio da Xi Jinping a Pechino ha concorso a rinfrescare); entrambi siedono nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU dove, pur esprimendo spesso posizioni non proprio sovrapponibili, mai comunque è venuta meno la volontà di un incontro e di una collaborazione; la cultura e i prodotti manifatturieri inglesi sono gettonatissimi in Cina (si pensi a Triumph Motorcycles, che guarda al grande paese asiatico come ad uno dei suoi principali mercati del futuro, nonchè come ad una delle sue prossime e più importanti sedi produttive; o in generale allo stile inglese, inteso anche come stile di vita, che attecchisce con successo tra i giovani e i giovanissimi della Cina); e poi che dire di Hong Kong, che fino al 1997 è stata colonia inglese, e che rappresenta culturalmente ed idealmente un “punto di collegamento” fra le due culture e le due nazioni?

Insomma, ritornando a bomba al discorso di prima: questo sarebbe stato proprio il momento ideale per rivolgere un invito ufficiale a Xi Jinping e a sua moglie Peng Liyuan a visitare il nostro paese. Anche l’Italia, esattamente come l’Inghilterra, ha una serie di contatti di tutto rispetto col paese della Grande Muraglia. Grande, esattamente come in Inghilterra, è la comunità cinese in Italia; storici sono i rapporti commerciali e diplomatici fra le due culture, che datano ai tempi delle antiche Repubbliche Marinare, con Marco Polo e Rustichello da Pisa, e tanti altri; importanti sono i punti in comune anche nella cucina, dagli spaghetti ai ravioli che accomunano tanto l’Italia quanto la Cina, senza parlare dell’arte della norcineria e dell’allevamento del maiale (un tema che ad Expo è stato giustamente sottolineato); storica è la presenza italiana in Cina, che non si limita di certo solo al triste periodo coloniale risalente alla concessione di Tianjin, persa dal nostro paese dopo la sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale; e potremmo continuare per ore, citando per esempio anche la comune tradizione artigianale ed industriale per la manifattura della carta e dei tessuti, o addirittura gli storici rapporti d’ambascerie tra l’Impero Romano e quello Cinese d’allora, che consta pure di misteriosi ed affascinanti capitoli come quello della legione romana persasi in Cina e colà stabilitasi, e dove tuttora vivrebbero i suoi discendenti.

Insomma, Cina ed Italia avrebbero davvero tante cose da dirsi. Per quanto ci riguarda, Xi Jinping è ospite non soltanto benvenuto, ma persino richiesto e desiderato.