Per i manettari compulsivi e gli sfasciacarrozze sarà un altro fine settimana amaro. Grazie anche alla certosina opera di mediazione del premier Giuseppe Conte, nella giornata di ieri, M5s e Lega hanno raggiunto l’accordo sulla riforma della prescrizione. L’intesa, già sostanzialmente definita qualche ora prima, è stata trovata dopo poco piu’ di mezz’ora di vertice a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, i due vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e i ministri Alfonso Bonafede e Giulia Bongiorno. Si prevede, in buona sostanza, il “congelamento” per un anno dalla sua approvazione. E’ stato Matteo Salvini a fare chiarezza sui tempi: “Entrerà in vigore dal gennaio 2020”. La norma rimarrà nel disegno di legge anti-corruzione all’esame delle commissioni alla Camera. Ma “paralellamente e contestualmente”, si lavorerà a una “legge delega per la riforma del processo penale”.

“Abbiamo trovato l’accordo, la norma sulla prescrizione resta nel ddl anticorruzione e andrà in aula la prossima settimana”. Così il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, uscendo dal vertice a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

“L’approvazione di questa norma è il primo passo di una riforma epocale sul processo penale, ha aggiunto, siamo tutti d’accordo nel governo sul fatto che i cittadini hanno bisogno di un processo breve, con tempi veloci e certi. Per questo è il primo passo di una riforma del processo penale, che sarà un processo breve e entrerà in vigore entro il prossimo anno. Quindi la norma sulla prescrizione, approvata adesso, nel ddl anticorruzione, entrerà in vigore insieme alla riforma del processo penale”.

 

https://www.facebook.com/Alfonso.Bonafede.M5S/videos/739610143067752/?hc_ref=ARRInOi0AZgUph6Eg-ehXQN19Df8EN89us-2RoJAz7aMGO3O1fEXMF1QQHlVveKDuIk&__xts__[0]=68.ARAxmcEH_ffptpFaNycj04UzXvMNIzsyXbDYay879k3cCmEHHrTtDYaCmDja2NOye1RkYwWyf7QekcX6wevoF1Tl8HtiuRG-HN8Z4liTXUy9Kppnn2bxVjSn9JGjOZSHXYCZkPRKS7nRQwRh9X21pbQGtt-xsC9Uq3wzk0ZjeHGNOS4YJdsIk3baEkaMKALka0-d8bRnR–wL7z68Ds&__tn__=FC-R

 

La sintesi con “slittamento” trovata tra i gialloverdi non è Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, che a margine del plenum del Consiglio superiore della magistratura, non ha nascosto la sua amarezza: “Vedremo gli effetti (della riforma, ndr) quando sarò morto”.

Davigo, nei giorni scorsi, aveva confutato le tesi di chi contesta il blocco della prescrizione voluto dai pentastellati, con il richiamo alla situazione vigente negli Stati Uniti: “Il sistema di prescrizione come in Italia c’è soltanto in Grecia. Bisogna farsi delle domande, prima di sostenere che vengono lesi i diritti dei cittadini. Quando in Italia hanno introdotto il nuovo codice di procedura penale, ci hanno raccontato che avremmo avuto il processo all’americana. Ebbene: negli Stati Uniti la prescrizione si blocca con l’inizio del processo. Quasi tutti gli argomenti che sono usati in questi giorni non hanno alcun addentellato con la realtà. È l’Italia l’anomalia: abbiamo un sistema giudiziario in cui un imputato condannato in primo grado fa appello per avere ridotta la pena, ma sperando in realtà di non scontare alcuna pena, neppure ridotta, perché tanto arriverà la prescrizione”.

Sull’allungamento dei tempi di prescrizione che, secondo molti avvocati, dilaterebbe anche la durata dei processi, l’esperto magistrato ha le idee molto chiare: “Non è vero. Intervenendo sulla prescrizione i tempi si accorciano. I processi in Italia durano tanto perché ce ne sono troppi. E una causa è che ci sono troppi appelli e ricorsi in Cassazione, fatti in attesa che arrivi la prescrizione. Altra causa è che alcuni comportamenti che ridurrebbero la durata dei dibattimenti non sono attuati, perché per gli imputati e loro avvocati è più conveniente puntare sulla prescrizione del reato”.