Dopo la cena saltata di Calenda, al Pd tocca ingoiare un grosso boccone amaro. Il consiglio d’amministrazione della Rai ha votato la nomina a presidente di Marcello Foa, con 4 voti a favore, un voto contrario e un astenuto. Per Foa hanno votato l’amministratore delegato Fabrizio Salini e i consiglieri Beatrice Coletti (quota M5S), Igor De Biasio (Lega), Gianpaolo Rossi (Fdi). Rita Borioni, rappresentante del Pd nel Cda, ha votato contro, mentre Riccardo Laganà, il consigliere eletto dai dipendenti, si è astenuto. Foa non ha partecipato alla votazione.
Decisivi per il via libera a Foa sono stati i faccia a faccia ad Arcore e Palazzo Grazioli (dov’era presente anche Giorgia Meloni) tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Sulla strada che separa l’esperto giornalista dalla poltrona più importante, c’è però ancora un ostacolo da superare: quello della commissione di Vigilanza, il cui presidente Alberto Barachini dovrebbe convocare, tra martedì e mercoledì, il giornalista per l’audizione a Palazzo San Macuto.
Marcello Foa, voluto fortemente dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, era stato già designato una prima volta alla presidenza della Rai il 31 luglio. Ma la sua nomina era stata bloccata dal veto di Forza Italia proprio in commissione di Vigilanza, dove per il via libera definitivo è necessaria la maggioranza qualificata. In base alla legge Gasparri, senza il semaforo verde della commissione, un presidente della Rai non può insediarsi, anche se viene votato dal Consiglio di amministrazione.
Su tutte le furie Pd che, dopo anni di strapotere in Rai, vede materializzarsi l’incubo di un presidente schierato su posizioni diametralmente opposte, sia in politica estera che nelle questioni interne. I “dem” parlano di illegittimità della riproposizione di Foa non tenendo conto dell’approvazione, avvenuta due giorni fa in commissione di Vigilanza, di una risoluzione che invitava il cda a indicare un nome tra i propri componenti, “senza alcuna limitazione”. Un atto di indirizzo a cui si sono attenuti i consiglieri vicini al governo.
Per Rita Borioni del Pd, esisterebbero “chiarissimi profili di illegittimità” della nomina. Borioni ha detto di riservarsi “qualsiasi azione a tutela dell’azienda stessa” perché la Rai “non dovrebbe forzare regole e procedure consolidate per sottostare ai diktat di alcune fazioni politiche”.
Il capogruppo Pd in Vigilanza, Davide Faraone, ha scelto di entrare in un “ambito” molto insidioso per il Pd, quello della coerenza. “Silvio Berlusconi, ha detto Faraone”, ha un nuovo amico, Luigi Di Maio. Il bello è che il M5S diceva che i partiti dovevano stare fuori dalla Rai, ed ora si appresta a votare il candidato di Salvini e di Berlusconi”.
A tanti “dem” tremano le vene nei polsi e traballano diverse poltrone sulle quali sono adagiati sederi amici. Con Marcello Foa Presidente della Rai, la stella polare non sarà più quella di Bruxelles e quello del Nazareno rischia di retrocedere ad un “largo” qualunque. Proprio quando c’era da raccontare l’annunciata adunata oceanica del Pd a Roma, in programma per domenica 30, da Viale Mazzini arrivano cattivissime nuove. Anche le impressioni di settembre non sono più quelle di una volta per Martina e soci.