
Le presidenziali USA si sono trasformate in uno scontro di tutti contro tutti, con lo staff della Clinton che accusa tutti di essere agenti russi, l’FBI che muove accuse pesantissime alla candidata democratica e con Obama che se la prende col capo dell’FBI, mentre il Partito Democratico rinnova le accuse a Trump di essere una marionetta russa.
Intanto, il senatore Bernie Sanders ne ha approfittato e ha cominciato a tornare alle origini, ora che le presidenziali USA stanno arrivando alla meta, e riprende ad attaccare la corruzione dell’establishment, e la Clinton.
La Clinton è di nuovo sotto indagine dell’FBI per reati molto gravi, fra cui quello di aver utilizzato in modo improprio materiale riservato, causando la morte di 4 americani a Bengazi. Nelle ultime ore, l’FBI ha tirato fuori uno scandalo legato a Bill Clinton: quando era presidente, graziò, in cambio di un milione di dollari, un ricco donatore del Partito Democratico, finito nei guai con la Legge.
La Clinton poi ha inoltre perso parecchi consensi sia per via delle sue preoccupanti condizioni di salute che per aver minacciato alcune donne stuprate da suo marito, per costringerle a tacere. Cosa ancora più grave, una volta scoperto di essere sotto (la prima) indagine dell’FBI, la Clinton ha cancellato migliaia di email per nascondere le prove.
Over and over the government has broken its promise to respect Native American sovereign rights. Now it’s time for real change. #NoDAPL
— Bernie Sanders (@BernieSanders) 28 ottobre 2016
A ogni modo la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la vicenda degli oleodotti che dovrebbero passare sulle terre dei nativi americani; questi ultimi stanno protestando da settimane, subendo anche la violenza della polizia. I sostenitori di Sanders sono tutti contrari al passaggio degli oleodotti, mentre la Clinton si è di fatto dichiarata neutrale.
Sanders ha promesso di dare battaglia sia su questo fronte che su quello della corruzione. Tuttavia, continua a invitare i propri sostenitori, ormai apatici, a sostenere la Clinton.
Election Day is an important day, but so is the day after. https://t.co/cikpwUHRev
— Bernie Sanders (@BernieSanders) 31 ottobre 2016
È significativo come Sanders non abbia atteso l’eventuale elezione della Clinton per attaccarla, come se la sapesse ormai spacciata, e magari si preparasse nel caso il Partito Democratico volesse rimpiazzarla. O, più probabilmente, intende vendere a un prezzo più alto il proprio, indispensabile, sostegno.
Too many people have died fighting for American democracy. Don’t let Donald Trump and his friends intimidate you.
— Bernie Sanders (@BernieSanders) 2 novembre 2016
Nel frattempo, è emerso che l’FBI voleva indagare da tempo sulla Fondazione Clinton, ma era stata bloccata dal Dipartimento di Giustizia. La mole di lettere di dimissioni da parte degli agenti, e le pressioni dei repubblicani, hanno spinto James Comey, il capo dell’FBI, a riaprire le indagini, attirandosi l’odio e le calunnie da parte dei democratici, che sono giunti al punto di accusarlo di essere manovrato dai russi, come avevano fatto, qualche tempo prima, con Assange e Trump. Persino Obama sarebbe furioso con lui, sostenendo che la sua nomina a capo dell’FBI sarebbe stato il suo più grave errore come presidente.
La vicenda dà modo a Trump di far notare come il Partito Democratico, fino a qualche giorno prima, lodasse l’operato di Comey.
Non sappiamo come andrà a finire, anche se manca meno di una settimana al voto. A ogni modo, l’immagine degli USA ne esce traballante.
Se dovesse essere eletta la Clinton, i media occidentali si affretterebbero a seppellire tutti i problemi americani sotto una coltre di mielosa adulazione; in caso di vittoria di Trump, tutto è possibile, compresa una diminuzione delle ostilità con la Russia e l’inizio di un disimpegno americano dall’Europa.
Massimiliano Greco