Si evolve la situazione nell’Ex-Alto Volta, che solo un anno fa vide la destituzione del Presidente Blaise Compaoré (praticamente un viceré che amministrava il paese secondo i voleri di Parigi) e l’ascesa di una diarchia tra il Colonnello Yakoub Isaac Zida e Michel Kafando, che si spartirono in un vero e proprio ‘minuetto’ le cariche di Presidente e Primo Ministro (Zida si creò Presidente, poi si dimise a favore di Kafando che lo nominò prontamente Premier).
Adesso il Generale Gilbert Diendéré, fedelissimo dell’esule Compaoré, capo del ‘Nuovo Consiglio Democratico’ (non c’é mai stata tanta ‘democrazia’ in Burkina Faso come in questi mesi di golpe e controgolpe) che ha sequestrato le due massime cariche del paese, ha promesso il loro rilascio e ha assicurato e ri-assicurato che l’inviso Ex-presidente in esilio in Costa d’Avorio “non ha alcun ruolo” nella manovra che ha portato a termine con gli uomini dell’RSP (il Reggimento di Guardie Presidenziali) e che esso é stato messo in atto “con la piena conoscenza e col sostegno dell’intero Esercito”.
Diendéré ha promesso di non interferire con le indagini e coi processi riguardanti i crimini e gli eccessi compiuti dal passato regime (Ma é credibile? Visto che lui stesso ne faceva parte?), ha inoltre promesso di avviare il paese verso nuove elezioni (quelle presidenziali dovevano tenersi il prossimo 11 ottobre) e ha invitato tutte le forze sociali e politiche ad “astenersi da azioni violente che potrebbero precipitare il paese nel caos”.
Ma da diverse zone del paese arrivano notizie di scontri, che avrebbero causato da tre a dieci morti e alcune decine di feriti, a seconda delle fonti che le riportano. Dopo la sede del vecchio partito di Blaise Compaoré anche le case di alcuni suoi collaboratori e sostenitori sarebbero stata attaccate e saccheggiate. Nella capitale Ougagdougou, a Bobo-Dioulasso (seconda città del paese) e a Banfora, vicino al confine con la Costa d’Avorio, molti negozi hanno preferito rimanere chiusi in queste giornate turbolente e in alcune zone le strade sarebbero state bloccate da barricate e barriere improvvisate.
Il Dipartimento di Stato Usa (nei cui piani per la ‘sottrazione di influenza’ alle vecchie potenze coloniali nell’Africa subsahariana si inquadrava il ‘regime change’ dell’anno scorso) ha immediatamente lanciato strali e fulmini verbali verso Diendéré e il suo golpe: “Gli Stati Uniti condannano senza riserve ogni tentativo in Burkina Faso di prendere il potere con mezzi militari o di cambiare la situazione politica con la forza” (siamo certi che Slobodan Milosevic, Saddam Hussein e Mohammar Gheddafi sono profondamente colpiti da queste parole nette e chiare della Casa Bianca).
Comprensibilmente, la condanna dell’Eliseo é molto molto più blanda; il Presidente Hollande e i suoi collaboratori, pur disapprovando severamente quanto sta accadendo nel paese africano “non vedono motivi” per le forze armate francesi di intervenire direttamente. Chiunque conosca la politica di Parigi nei confronti delle sue ex-(ex?)colonie sa benissimo che questo vuol dire “La situazione si sta evolvendo esattamente come vogliamo noi”.