
Carlo De Benedetti è colpevole. Il giudice del tribunale di Ivrea Elena Stoppini, al termine del processo di primo grado per le morti da amianto alla Olivetti, ha condannato lui e il fratello Franco a 5 anni e 2 mesi di reclusione. Il primo, per il quale l’accusa aveva chiesto 6 anni e 8 mesi per omicidio colposo e lesioni, è stato amministratore delegato e presidente del gruppo tra il 1978 e il 1996, il secondo è stato amministratore delegato dal 1978 al 1989, vicepresidente dal 1989 al 1992 e consigliere di amministrazione fino al 1993. È andata meglio, invece, all’ex ministro Corrado Passera, amministratore delegato tra il 1992 e il 1996: 1 anno e 11 mesi. Assolto Roberto Colaninno. 13 in tutto le condanne.
Le imputazioni, a vario titolo, vanno dal concorso in omicidio colposo alle lesioni e si riferiscono ai decessi di dieci operai, fra il 2008 e il 2013, che fra la fine degli anni 70 e l’inizio dei 90 lavorarono alla Olivetti e si ammalarono di mesotelioma pleurico.
La Procura aveva chiesto la condanna per 15 dei 17 imputati. Le motivazioni saranno rese note entro 90 giorni. La diversa gradazione delle pene inflitta ai manager è legata alla lunghezza del periodo di permanenza alla guida della società e alle misure che furono o non furono prese in quel lasso di tempo per evitare l’esposizione all’amianto. La responsabile civile Telecom Italia e parte degli imputati condannati dovranno risarcire le associazioni parti civili, con la somma da stabilire in separato giudizio civile. Il tribunale ha condannato poi al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti dell’Inail e delle due famiglie di operai deceduti ancora parti civili nel processo. In totale i risarcimenti richiesti sono pari a circa 2 milioni di euro.
“Sono stupito e molto amareggiato. Sono stato condannato per reati che non ho commesso come ha dimostrato l’ampia documentazione prodotta in dibattimento sull’articolato sistema di deleghe vigente in Olivetti e sul completo e complesso sistema di tutela della sicurezza e salute dei lavoratori, da me voluto e implementato fin dall’inizio della mia gestione”. Questo il commento di De Benedetti.
Di diverso avviso il pm Laura Longo, secondo cui quelle morti “si potevano e si dovevano evitare”. Per il noto imprenditore, tuttavia, i guai potrebbero non essere finiti qui. Ci saranno altri accertamenti relativi alle morti da amianto. A ordinarli è stata la giudice Elena Stoppiniche, come avevano chiesto i pm, ha disposto la trasmissione degli atti in Procura per tre decessi attribuiti a un tumore polmonare e non, come accaduto in un primo tempo, a un mesotelioma.
Ernesto Ferrante