Scontri ideologici tra posizioni che mettono al centro l’individuo oppure la collettività si sono verificati molte volte, basti pensare alla contrapposizione tra liberalismo e comunismo, e con ogni probabiità ce ne saranno ancora, eppure la storia è costellata da tentativi, alcuni dei quali piuttosto convincenti, di superare tale dicotomia.

Nel campo della psicologia scientifica lo iato tra le due tendenze, l’una individualista, più nordamericana e “di destra”, e l’altra definita ambientalista, più europea e “di sinistra”, è stato in parte colmato dall’emergere di un approccio cosiddetto interazionista, sebbene la tendenza individualista sia ancora molto forte, mentre quella ambientalista pura lo è sempre di meno.

Tra coloro che hanno contribuito alla sviluppo della psicologia in senso interazionista un ruolo importante va riconosciuto allo statunitense Urie Bronfenbrenner.

La sua opera più conosciuta, pubblicata nel 1979, e stata tradotta in italiano nel 1986 col titolo “Ecologia dello sviluppo umano”, ovvero col nome di un indirizzo di studio e ricerca che è un punto di convergenza tra le discipline biologiche, psicologiche e sociali e si propone per l’appunto di indagare l’interazione individuo-ambiente: l’opera ne costituisce la trattazione più coerente e sistematica e ne delinea i fondamenti teorici e metodologici.

Nell’accezione qui proposta, lo sviluppo dura per tutta la vita dell’essere umano, secondo la definizione dell’autore: “lo sviluppo umano è il processo attraverso il quale l’individuo che cresce acquisisce una concezione dell’ambiente ecologico più estesa, differenziata e valida e diventa motivato e capace di impegnarsi in attività che lo portano a scoprire le caratteristiche di quell’ambiente e ad accettarlo o ristrutturarlo”.

Bronfenbrenner prese le mosse innanzitutto da una critica al modo con il quale la psicologia considerava l’ambiente ed effettuava le proprie ricerche: notò come gli studiosi affermassero molto spesso, ma solo per petizione di principio, che il comportamento umano fosse da considerare come il prodotto dell’interazione tra l’individuo e il suo ambiente, perciò ci si sarebbe aspettati che la psicologia avesse come oggetto di ricerca l’individuo e l’ambiente, con una speciale attenzione per l’interazione tra essi.

Nella pratica, invece, colse un’asimmetria marcata, tanto a livello di teoria che di ricerca, entrambe sbilanciate verso le caratteristiche dell’individuo nonché una caratterizzazione irrealistica, poco ecologica, dell’ambiente in cui l’individuo si trova, tanto da prendere per validi i risultati di esperimenti da laboratorio, ottenuti in condizioni troppo artificiali, che nulla hanno a che vedere con le normali situazioni in cui vivono le persone.

La critica era condivisibile, soprattutto per quanto riguarda la psicologia americana.

La struttura dell’interazione individuo-ambiente proposta da Bronfenbrenner è oramai patrimonio da quasi tutta la psicologia scientifica: l’individuo non è considerato come una tabula rasa che l’ambiente plasma, ma è visto come entità dinamica che si muove all’interno dell’ambiente e lo modifica, l’interazione tra individuo e ambiente è considerata perciò bidimensionale, caratterizzata dalla reciprocità.

Un’altra parte della sua teoria ha avuto purtroppo meno fortuna e diffusione: l’ambiente non è limitato ad un’unica situazione ambientale immediata, ma viene esteso nel senso di includere le interconnessioni tra più situazioni ambientali, nonché le influenze esterne che derivano da condizioni ambientali di carattere più generale. Nella concezione che egli ha proposto, l’ambiente è “una serie ordinata di strutture concentriche incluse l’una nell’altra”. Tali strutture sono dette rispettivamente: microsistema, mesosistema, esosistema e macrosistema.

Il microsistema è l’ambiente più immediato e vicino, in cui le persone interagiscono faccia a faccia.

Il mesosistema comprende le interrelazioni tra due o più situazioni ambientali alle quali l’individuo partecipi attivamente, ad esempio, quelle tra famiglia, lavoro e vita sociale: si tratta quindi di un insieme di microsistemi che si forma o si estende ogniqualvolta l’individuo entra a far parte di una nuova situazione ambientale.

L’esosistema è costituito da una o più situazioni ambientali di cui l’individuo non è un partecipante attivo, ma in cui si verificano degli eventi che determinano, o sono determinati da ciò che accade nella situazione ambientale che lo comprendono, un esempio è, per un individuo, il posto di lavoro di un famigliare: un aumento di stipendio o al contrario un licenziamento potrebbero contribuire a cambiare in modo drammatico le condizioni di vita di tutto il nucleo di appartenenza.

Più interessante ancora è il macrosistema, che per Bronfenbrenner “consiste delle congruenze di forma e di contenuto dei sistemi di livello più basso che si danno, o si potrebbero dare, a livello di subcultura o di cultura considerate come un tutto, nonché di ogni sistema di credenze o di ideologie che sottostanno a tali congruenze”.

Il macrosistema comprende le istituzioni politiche ed economiche, i valori, la cultura. In pratica si tratta di un sinominimo della parola società. Il macrosistema influenza verticalmente tutti i sistemi inferiori, in maniera che diviene però meno sensibile via via che si scende verso il livello micro, quello dove i fattori individuali contano in misura maggiore, eppure vivere in un paese e non in un altro può risultare molto differente, in qualche misura, anche a livello delle interazioni più personali o private.

Diversi ambiti inseriti in una particolare cultura possono somigliarsi tra loro più di quanto somiglino ai loro omologhi in un altra: per esempio In una data società posti diversi tra loro come un asilo nido, una classe scolastica, un giardino pubblico, un caffè o un ufficio postale appaiono e funzionano in maniera molto simile, ma differiscono tutti dai loro corrispettivi in un’altra.

E’ come se in ogni paese, o eventualmente gruppo di paesi culturalmente omogenei, le varie situazioni ambientali fossero state costruite con lo stesso tipo di schema .

Talvolta simili differenze non si ravvisano solo tra diverse società e culture ma anche all’interno di una stessa società.

Se è vero infatti, come nell’esempio proposto dall’autore, che le relazioni scuola-famiglia in Francia possono essere differenti da quelle riscontrabili negli Usa; è vero anche che in entrambi i paesi tali relazioni variano a seconda delle classi sociali considerate, per esempio tra famiglie benestanti e famiglie meno abbienti.

Anche tali contrasti presenti all’interno di una società sono fenomeni del macrosistema.

Gli schemi dei diversi sistemi differiscono per i vari gruppi socioeconomici, etnici, religiosi, ecc., e riflettono sistemi di credenze e stili di vita contrastanti, che contribuiscono a loro volta a perpetuare gli ambienti ecologici specifici di ciascun gruppo.

Le teorie di Bronfenbrenner sono ricche di implicazioni politiche ed egli ne era consapevole, tanto da proporre una sua’interpretazione del rapporto tra scienza e politica: il punto di vista tradizionale, infatti, ha sempre sostenuto che la politica sociale dovrebbe basarsi, ove ciò sia possibile, sulla conoscenza scientifica, di contro egli sostenne che la scienza di base ha bisogno della politica sociale più di quanto questa necessiti della scienza di base. Soltanto l’analisi accurata della politica sociale e delle tendenze e dei cambiamenti in atto nell’ambiente, permette al ricercatore di indirizzare la propria attenzione su quegli aspetti dell’ambiente potenzialmente più significativi e critici per l’individuo.

Bronfenbrenner si proponeva di indicare gli elementi utili per uno sviluppo integrato della persona, ventilando la possibilità di una “ecologia positiva” capace di promuovere lo sviluppo dell’individuo.

Definì la famiglia “di gran lunga il sistema più perfetto, potente e più economico che esista per mantenere umano l’essere umano” e sottolineò l’importanza di politiche sociali che cioè conferiscano riconoscimento sociale, stabilità e disponibilità di tempo alla famiglia in modo da consentirle di svolgere il proprio compito educativo. Indicò come fattori favorevoli in questo senso la flessibilità dell’orario di lavoro degli adulti presenti nella famiglia, lo stato di salute e la qualità dei servizi sociali, la presenza di amici e vicini disposti a fornire supporto, la sicurezza dei luoghi intorno alla casa.

Purtroppo si tratta di aspetti sui quali nella nostra cultura attuale, dove si spreca tanto tempo in polemiche su questioni certo non prioritarie, quali le diverse possibili definizione di famiglia, si discute troppo poco e si agise ancora meno.