Malgrado la sua vivacità, fino ad oggi le dimostrazioni dei Gilet Gialli sono state presentate come un fenomeno quasi soltanto locale, e pertanto capace di condizionare unicamente la politica francese, peraltro in misura comunque nemmeno troppo determinante. Si è infatti detto che, dietro ai Gilet Gialli, si nascondesse l’estrema destra “populista” o in alternativa “sovranista”, quella fazione politica che un tempo si sarebbe invece semplicemente definita solo come “euroscettica”. Non paghi, i loro detrattori hanno voluto declassificare la loro protesta ad un fenomeno semplicemente collegabile alla periferia dei temi del “carovita” e niente più, ovvero all’aumento dei prezzi del carburante, senza specificare che invece la partita era ben più seria e riguardante tutt’altri temi, dalla politica interna a quella estera, da quella economica a quella europea.

E, dunque, non era difficile immaginarsi che, di fronte ad un tale rifiuto di ascolto e di rappresentazione da parte dei soliti media mainstream, fin troppo collusi e compromessi col potere, anche l’ottava settimana di manifestazioni si sarebbe puntualmente presentata con un non semplice o leggero bilancio in termine di danni e contestazioni. Gli scontri, di fatto, si sono registrati in tutta la Francia: come si può ormai declassificare un simile fenomeno a qualcosa di semplicemente sporadico o periferico?

Diverse persone avrebbero riportato ferite e sarebbero state assistite dal personale paramedico davanti al Museo D’Orsay a Parigi, dove si è spinta la manifestazione dei Gilet Gialli. Secondo i manifestanti, i feriti sarebbero stati colpiti dalla polizia con i cosiddetti flash ball, proiettili non letali, nel momento in cui si trovavano nei pressi di un barcone in fiamme sulla Senna. Gli agenti avrebbero usato i lacrimogeni anche per bloccare il corteo che tentava di passare sul ponte pedonale sulla Senna intitolato al Presidente senegalese e primo professore nero della Sorbona, Leopold Sedar Senghor, nei pressi dell’Assemblea nazionale.

A Caen, in Normandia, si sarebbero invece avuti scontri e lanci di lacrimogeni al termine della manifestazione dei Gilet Gialli che era iniziata in modo pacifico nella mattinata. La polizia avrebbe usato i gas lacrimogeni anche a Le Mans dove verso le 15.00 un gruppo di dimostranti avrebbe cercato di erigere barricate ai margini della dimostrazione, nel centro cittadino. Inoltre sarebbe ancora alta la tensione a Parigi, dove i manifestanti, a cui è stato impedito di raggiungere l’Assemblea Nazionale, si sarebbero fermati davanti al Museo d’Orsay. Vari oggetti sarebbero stati lanciati contro la polizia, col lancio di lacrimogeni come tutta risposta.

Vi sarebbe poi stato il lancio di lacrimogeni anche a Beauvais, a nord di Parigi, e a Montpellier, nel sud della Francia, per disperdere le manifestazioni, mentre a Saint Malo la polizia avrebbe fatto sgomberare i dimostranti che impedivano l’accesso al porto, fermando due persone. A Beauvais, dove si trova uno degli aeroporti della regione parigina, la polizia avrebbe usato i gas per impedire al corteo di raggiungere il centro della città.

I Gilet Gialli sono scesi in piazza per quello che definiscono come Atto VIII, ovvero l’ottavo sabato di manifestazioni in diverse città francesi, tra cui Parigi, dove tra le 500 e le 600 persone si sarebbero radunate sugli Champs Elysees, accanto all’Arco di Trionfo. “Manifesteremo qui tutti i sabati, continueremo per tutto il 2019”, avrebbe scandito al megafono Sophie, una dei manifestanti di questo gruppo, secondo i media francesi. “Faremo sì che i cittadini si riprendano il potere. Vogliamo degli stati generali organizzati dal popolo per il popolo”.

Altri gridavano “dimissioni di Macron”, mentre accendevano fumogeni e bloccavano il traffico. Questi manifestanti, secondo quanto indicato dalla prefettura, avrebbero dovuto dirigersi verso la piazza della Borsa. Ma la riunione principale in realtà doveva tenersi alle 14.00 davanti al municipio di Parigi, dove i Gilet Gialli intendevano leggere la loro “risposta” alle promesse del Presidente Emmanuel Macron, e quindi marciare verso l’Assemblea Nazionale.

Altri Gilet Gialli si erano radunati presso l’aeroporto di Beauvais, ben presto bloccati dalla polizia, ma senza scontri, e al porto di Ille-et-Vilaine a Saint Malo. Si sono poi registrati blocchi stradali o ferroviari anche a Avignone, Marsiglia, Sedan (Ardenne) e in altre località. Per ora, comunque, non si sono registrati incidenti di rilievo.

Una cosa è certa: dopo otto settimane di scontri, ovvero ben due mesi, è difficile immaginarsi che una simile situazione possa trascinarsi avanti all’infinito. Chi governa a Parigi confida nel tempo, pensando che chiudersi nel proprio recinto o palazzo basti a superare tale crisi, non soltanto politica ma anche sociale. Ma, in realtà, se anche la protesta col tempo si dovesse stancare, quale sarebbe al di là di tutto la vittoria da poter poi snocciolare ai vari colleghi europei e non? E se, per caso, quella vittoria nemmeno arrivasse? La Francia, decisamente, in questo momento appare tutt’altro che stabile e sicura.