In preparazione del 2 agosto, primo giorno in cui le Cortes voteranno ufficialmente per il nuovo governo, continua lo stallo politico creatosi dopo le elezioni del 26 giugno scorso, che hanno sostanzialmente confermato i rapporti di forza tra i partiti, premiando leggermente il Partito Popolare di Rajoy e confermando al secondo posto il Partito Socialista di Sanchez che è riuscito a non farsi superare da Unidos Podemos.

Rajoy rivendica a buon diritto la formazione di un governo nuovamente da lui guidato, ma i numeri per ottenere la maggioranza sono ancora lontani. Al momento l’unica strada possibile sembra quella di un governo di minoranza, la cui nascita sarebbe permessa dalla fondamentale astensione di Ciudadanos più quella di altri deputati, da ricercare nei partiti indipendentisti (baschi e canari innanzitutto) e tra i socialisti. Sanchez però, ha categoricamente escluso non solo qualsiasi partecipazione del PSOE a un eventuale governo ma anche un’astensione “benevola” nei confronti di Rajoy. I socialisti sono stretti tra la prospettiva di una grande coalizione che li vedrebbe in minoranza e in potenziale perdita di consensi, e il rischio di essere emarginati dalle trattative. Il leader di Ciudadanos, Rivera, si è mostrato invece più possibilista nei confronti di Rajoy, dichiarando che la Spagna ha assolutamente di un governo dopo mesi e mesi di stallo. Con ogni probabilità quindi il nuovo partito moderato si asterrà in una seconda votazione decisiva per l’investitura del governo. Ma l’astensione di Ciudadanos non basta e i popolari, per accattivarsi il favore del PSOE, sono arrivati addirittura a mettere sul tavolo la modifica della contestata riforma del lavoro improntata sui dogmi della Commissione Europea.

Dall’altra parte, Unidos Podemos continua a lavorare con i partiti catalani e autonomisti su una proposta alternativa, quella di un governo di centrosinistra che però, con la chiusura totale del PSOE anche a questa prospettiva, non ha nessuna possibilità di venire alla luce.

Nel corso della prossima settimana, da martedì a giovedì, il Re Felipe VI condurrà le consultazioni ufficiali con i 14 gruppi parlamentari, iniziando con la Coalicion Canaria, il più piccolo, per finire con il Partito Popolare, il più grande. Le consultazioni procederanno spedite, vista l’esperienza acquisita sia dal nuovo re che dai leader politici vecchi e nuovi. Poi il 2 agosto inizieranno le votazioni in parlamento.

Ma mentre accade tutto questo, sono arrivate le sanzioni decise dalla Commissione Europea contro Spagna e Portogallo, colpevoli di perseverare con un deficit di bilancio che sfora le regole europee, e superiore alle previsioni, e di non fare nulla per impedirlo. E’ la prima volta che due Paesi vengono sanzionati per non aver rispettato gli obblighi fissati dal Consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze degli Stati membri dell’UE (ECOFIN) per il biennio 2014-2015. Alla Commissione spetta l’implementazione della “multa” che potrebbe anche portare al blocco dei finanziamenti stanziati per i due Stati iberici.

Giulio Zotta