“Sono lo psicologo dell’Italia, l’Italia è un grande Paese ma per troppo tempo ci si è pianti addosso. Noi dobbiamo mobilitare l’entusiasmo e a me interessa che nei prossimi due anni l’Italia si faccia sentire per quella che è”.
Questa è una delle ultime affermazioni del Presidente del Consiglio travolto dagli scandali bancari. Apparentemente, sembra una delle solite boutade per dare coraggio al Paese. Eppure, una piccola riflessione sul significato di queste parole, va fatta.
Secondo Wikipedia, la libera enciclopedia della rete, la psicologia è “la scienza che studia i processi psichici, mentali, e cognitivi nelle loro componenti consce e inconsce, attraverso l’uso del metodo scientifico e/o appoggiandosi ad una prospettiva soggettiva intrapersonale. Tale studio riguarda quindi i processi cognitivi e intrapsichici dell’individuo, il comportamento umano individuale e di gruppo, e i rapporti tra il soggetto e l’ambiente”.
Il Presidente del Consiglio starebbe quindi studiando il nostro comportamento, e così facendo, agirebbe di conseguenza. Normalmente, ci si rivolge ad una figura come lo psicologo quando si ha un disagio che riguarda la sfera emotiva, quando i nostri comportamenti non si caratterizzano in quella che chiameremmo “normalità”. Addirittura, si consulta uno psicologo quando si ha subito un trauma, e si intraprendere un percorso per poterne uscire (talvolta, purtroppo, nemmeno questi può fornire l’aiuto desiderato).
Ora, alla luce di ciò, è la prima volta che un Presidente del Consiglio afferma, tra le righe, di essere “la cura” per il Paese. Qualcuno potrebbe sottintendere il curatore fallimentare, visto il record del debito pubblico toccato con questo Governo, ma non certo, la soluzione.
Sinora, non abbiamo mai sentito nessuno che asserisca che i cittadini del Paese che governa siano da curare con un metodo psicologico. Ricordiamo, 9 anni orsono, Silvio Berlusconi in campagna elettorale chiamare gli italiani “coglioni”, se non avessero votato per lui. Toni beceri da campagna elettorale (1), in piccola parte anche comprensibili.
Vogliamo ricordare al Presidente del Consiglio che chiunque abbia cercato, nei secoli, di cambiare il carattere degli italiani, ha pur sempre fallito. Uno degli esempi più recenti può essere senza ombra di dubbio l’opera di Benito Mussolini. Il suo sogno era il rifacimento di caratteri, mentalità, temperamento degli italiani, soprattutto delle nuove generazioni. Ed in parte, ci è anche riuscito, ma soprattutto e solamente con le generazioni allevate al culto del Littorio, affidate a scuola ed educazioni fasciste. Non si può certamente pensare che abbia intaccato tutti i sistemi di valori precedenti, e tantomeno, le mentalità.
Anche il mito di Garibaldi era incentrato sul fare e rifare (o disfare) gli italiani. Come non citare anche Massimo d’Azeglio, il quale, senza troppi indugi, dichiarava che “Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani”, frase ripresa diverse volte 4 anni orsono, in relazione ai 150 di unità nazionale. Mazzini, deista mistico, sentiva il bisogno concreto, sincero secondo il quale, per rifare la nazione, sarebbe stato indispensabile ripensare al carattere del popolo. Stranamente, tutti i grandi leader hanno sempre pensato che il popolo italiano fosse da rivedere in qualcosa. Forse l’unico che aveva veramente inteso che non siamo affatto da rivedere, è stato un altro Presidente del Consiglio, il defunto Francesco Cossiga. E lo ha anche argomentato in un libro, forse l’ultima picconata, dal nome Italiani sono sempre gli altri. Controstoria d’Italia da Cavour a Berlusconi (2).
La domanda di fondo che Cossiga si pone, come tesi chiave del libro è la seguente: il nostro Paese è davvero tutto sbagliato? Ovviamente no. Ciò che è errato, è l’accanimento, atavico, nel voler “rifare” il carattere di un popolo. Per questo non necessitiamo affatto di uno psicologo. Non siamo per nulla malati, né abbiamo bisogno di una figura che ci dica, in tono paternalistico, dove sia il bene e dove il male. Ciò di cui necessitiamo è vedere la ricostruzione di un Paese distrutto da anni di crisi, economico – morale.
Per questo tuttavia, ci vogliono i fatti, non le spacconate televisive.

(1) «Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che sceglieranno per il proprio disinteresse», Silvio Berlusconi.
https://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/Notizie/Politiche2006/articoli/04_Aprile/04/coglioni.shtml
(2) Mondadori Editore, 2009, con Pasquale Chessa.