Si può essere anti-sistema quando si è parte integrante del sistema? A quanto pare, sì. Basta piacere ai maggiori canali di comunicazione, ai lobbisti del Medef (la Confindustria francese), all’Institut Montaigne (noto think thank ultraliberista), a Christine Lagarde del Fmi, ai professionisti di Parigi, Lione, Bordeaux e Strasburgo, a quei “giovani che dovrebbero aver voglia diventare miliardari” e a quel sottoproletariato urbano senza identità che evidentemente avrà capito che “la pretesa di voler avere un lavoro per tutta la vita non è più adeguata ai tempi” (sue testuali parole).
Emmanuel Macron, già celebrato a lingue unificate come nuovo inquilino dell’Eliseo, parte in vantaggio per il secondo turno delle presidenziali, fissato per il 7 maggio, in cui dovrà vedersela con Marine Le Pen la candidata del Front National, capace di sfondare il muro dei 7 milioni di voti e di espugnare 40 dipartimenti su 101 (contro i 34 ma più pesanti elettoralmente dell’ex membro della Commissione Jacques Attali).
Il leader del movimento “En Marche!” è in testa con il 23,8% dei voti, seguito da Le Pen, ferma al 21,6%. Terzo il candidato conservatore François Fillon, al 19,9%, e quarto il candidato di sinistra Jean-Luc Melenchon al 19,6%. Storica disfatta dei socialisti con Benoit Hamon che non arriva nemmeno al 6,5%.
Fuori dal ballottaggio i due partiti storici, Socialisti e Repubblicani, abbandonati in parte dall’elettorato tradizionale e da molti esponenti che hanno preferito puntare sull’ex ministro con il phisique du role, formatosi presso l’Institut d’études politiques (Iep) e l’Ecole nationale d’administration, e sul suo “En Marche!”, definito né di destra né di sinistra.
Macron, una sorta di Mario Monti in un corpo alla Renzi, tanto per intenderci, è la dimostrazione evidente di come il liberismo e le sue cinghie di trasmissione siano tutt’altro che in crisi. Dopo aver visto esaurirsi la capacità di presa sulle masse dei politici “vecchio stampo” e dei “grigiocrati” (burocrati d’alto bordo attempati e con curriculum accademici chilometrici), gli stregoni delle consorterie di potere di Bruxelles e Washington si sono specializzati nella creazione e nella clonazione dei “rottamatori” seriali.
Oltre la destra e la sinistra, progressivamente assuefattesi al mercatismo più sfrenato, ipocritamente declinato come flessibilità, competitività, ammodernamento e nuove opportunità, c’è il liberismo nudo e crudo, senza orpelli o ghirigori. Ed è questo il grande dramma.
Gli apostoli del “mercato prima” e sopra tutto e tutti, sono stati capaci di creare una coscienza di classe (fasulla e artificiale quanto si voglia ma efficace) laddove chi avrebbe dovuto capillarizzare una visione diversa della società, del mondo e dell’esistenza stessa, ha fallito e continua a fallire miseramente.
L’ascesa fulminea del giovane dirigente della “Banque Rothschild”, capace di intascare stipendi per 2,4 milioni in soli 18 mesi di “lavoro” nell’alta finanza, successivamente divenuto ministro dell’Economia del secondo governo di Manuel Valls, ne è l’ennesima dimostrazione.
Mentre a Hénin Beaumont, piccola cittadina operaia situata nel dipartimento di Passo di Calais, Marine Le Pen, dopo aver assistito in diretta allo spoglio dei voti, rivolgeva un appello ai “patrioti sinceri”, “da ovunque provengano, per chiunque abbiano votato, senza pregiudizi, per la sopravvivenza della Francia”, Macron, al Palais des Expositions della Porte de Versailles di Parigi insieme a sua moglie Brigitte Trogneux, incassava il sostegno del solito “fronte repubblicano”, prontamente ricostituitosi, e l’amorevole “cinguettio” del portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert: “E’ un bene che Macron abbia avuto successo con il suo percorso verso un’Europa forte. Tutto andrà bene per le prossime due settimane”.
Nelle ore successive è arrivato anche quello di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza: “Questo risultato è la speranza e il futuro della nostra generazione”.
La loro generazione, chiaramente. A meno di smentite, crediamo infatti che Mogherini non si riferisca certo a quei 123 milioni di europei a rischio povertà o esclusione sociale.
Ultima nota, di colore, se così vogliamo definirla. Brigitte Trogneux, la dolce metà di Emmanuel Macron, insegnava nel liceo di Amiens frequentato da Emmanuel. Si conobbero quando lui, 15enne, frequentava il corso di teatro sull’arte della commedia di Eduardo De Filippo. Il giovane studente, invaghitosi della prof di 25 anni più grande, già allora diceva che avrebbe voluto sposarla.
Se si fosse trattato di un operaio qualsiasi, le analogie con le trame dei film del celebre “Pierino”, al secolo Alvaro Vitali, si sarebbero sprecate. Ma si tratta del nuovo idolo di gazzettieri, opinionisti e parolieri salottieri di casa nostra e tutto assume altri contorni, altri colori, altri sapori. Questa è una meravigliosa favola moderna d’amore e sogni realizzati.
“C’era un giovane bello e ambizioso che fece carriera nell’alta finanza, parlava sempre di “più Europa”, flessibilità e mercato e poi un bel giorno divenne presidente….”. Forse ci sbagliamo, ma questa storia ci sembra d’averla già letta.