C’è chi sostiene a ragion veduta che un mondo multipolare sia già una realtà e chi, invece, si ostina a vedere gli USA come leader indiscusso del sistema internazionale. Già verso la fine degli anni Novanta Brzezinsky avvertiva del rischio rappresentato dall’emergere di una coalizione Cina-Russia-Iran, definita “anti-establishment” o “anti-hegemonic”. In verità non si trattava di un’alleanza contro, ma di una risposta vitale all’espansionismo della NATO a guida USA verso est. Quindi, di una dinamica di ribilanciamento. Su questo tema il libro di D. Nazemroaya (La globalizzazione della Nato 2012) è una pietra miliare per comprendere le reali implicazioni dei processi di riavvicinamento tra le potenze regionali asiatiche, soprattutto come risposta e a seguito delle operazioni destabilizzanti messe in atto da Washington e i suoi alleati, a partire dagli anni Novanta.

Alla luce di ciò, l’incontro Xi-Putin del 3 e 4 luglio scorsi è di importanza storica. Dopo essersi riuniti a maggio a Pechino (durante il summit Belt and Road Initiative), a giugno ad Astana (nel corso del summit SCO) e a pochi giorni dal G20, che va via via soppiantando il flebile e non rappresentativo G7, i leader di Russia e Cina sono convenuti su moltissime questioni strategiche, mostrando di condividere una visione comune. Il tutto in continuità con il progressivo consolidamento di un’alleanza strategica va che avanti dalla metà degli anni Novanta (su questa evoluzione si veda I. Adda, Cina-Russia: un rapporto ritrovato, 2015). Secondo alcuni osservati siamo di fronte alla conferma della transizione verso un assetto multipolare delle relazioni di potere internazionali.

A Mosca i due capi di stato hanno ribadito l’alto livello di integrazione economica, gli scambi crescenti e il successo di varie forme di cooperazione. La Cina e la Russia hanno accettato di mantenere un partenariato strategico e di rafforzare la cooperazione globale: come dimostra la dichiarazione congiunta sulla necessità di una maggiore cooperazione nell’ambito delle Nazioni Unite, del G20 e della Shanghai Cooperation Organization (SCO), i cui ruoli dovranno essere rafforzati al fine di dare un contributo alla risoluzione di conflitti diffusi e di situazioni di instabilità. Inoltre, entrambi i paesi hanno posto l’accento sulla necessità di continuare a cooperare con l’ASEAN per migliorare la sicurezza regionale e promuovere una soluzione pacifica delle dispute.

Significativo è stato anche il comunicato sulla Corea del Nord, in cui si chiede alle parti in causa di adottare il piano previsto dalla Cina: Pyongyang dovrà sospendere i suoi test missilistici e gli Usa e la Corea del Sud dovranno interrompere le esercitazioni militari congiunte. Peraltro, Cina e Russia hanno reiterato la loro ferma opposizione al THAAD (sistema missilistico voluto dagli USA), dichiarando che il suo ulteriore sviluppo danneggerebbe seriamente i loro interessi strategici e la sicurezza nella regione.

Tra i vari accordi sottolineiamo infine quello sullo sviluppo congiunto di due corridoi commerciali e di trasporto internazionali, per integrare le regioni orientali della Russia alle province interne del nord est cinese, e la firma, martedì scorso, di un accordo di cooperazione tra i media dei due paesi. Si tratta nello specifico di un accordo tra il Quotidiano del popolo e l’agenzia russa TASS, sempre col fine di controbilanciare le manipolazioni mediatiche e le narrazioni unilaterali dei media occidentali contro Cina e Russia.