L’ FSB russo ha arrestato i membri di un gruppo fondamentalista islamico, che arruolava combattenti per lo Stato Islamico (Isis) e pianificava un attacco terroristico nel sud della Russia, nella regione di Volgograd – l’ex Stalingrado.

Cinque responsabili sono stati arrestati dall’FSB con l’assistenza delle forze di polizia locali nella città di Pallasovsk, nella regione di Volgograd, ha affermato l’agenzia di sicurezza.

I fermati erano membri del gruppo “Pallasovskij Jamaat”, “coinvolto nel reclutamento di abitanti della zona per partecipare alle azioni dello Stato Islamico, l’organizzazione terroristica internazionale”, ha aggiunto l’FSB.

Secondo l’agenzia, uno dei membri della cellula “pianificava l’attuazione di un attacco terroristico nella regione”. “Munizioni ed esplosivi così come composti chimici e altri elementi caratteristici di ordigni improvvisati, libri di contenuti religiosi ed estremistici sono stati trovati e raccolti nelle abitazioni degli arrestati”, ha precisato l’FSB nei rapporti.

E’ stato aperto un procedimento criminale “per organizzazione e partecipazione a gruppi armati illegali” contro i membri della cellula “Pallasovskij Jamaat”.

Gruppi terroristici come quello neutralizzato a Volgograd sono un problema pan-europeo, come gli attacchi di Parigi e Bruxelles hanno provato, ha dichiarato a RT Martin McCauley, analista ed esperto di Russia. “Non sorprende che anche la Russia sia coinvolta, a causa della sua popolazione musulmana e della storia di posti come il Dagestan”, ha detto McCauley, secondo il quale gli ufficiali di sicurezza russi controllano in modo particolare Volgograd, dato il radicalismo che ha visto la città colpita dagli attentati suicidi nel 2013. “Lo Stato Islamico ha un’organizzazione molto ampia, per quanto ne sa la polizia comprende l’Europa, la Russia così come varie aree nel mondo…possiamo definire i cinque di Volgograd dei soldati semplici, dei minatori, ma ci sono personaggi molto importanti alle loro spalle e sono tutti ben collegati”, ha spiegato.

Alla fine di Marzo, l’equipe documentaristica di RT ha visitato la città di Shaddadi, nella provincia siriana di Hasakah, da poco liberata dallo Stato Islamico, e ha esaminato le pile di documenti abbandonati dai terroristi. Tra le carte recuperate, diversi documenti di identità scoperti dalle forze curde, inclusi passaporti di alcuni cittadini russi. Uno di questi apparteneva a un uomo di Volgograd, i cui parenti sono stati successivamente rintracciati dalla corrispondente di RT Maria Finoshina. “Non c’entra l’Islam, è una malattia”, ha detto il padre del jihadista presuntamente ucciso in Siria.

Volgograd, una volta Stalingrado, è una città di un milione di abitanti sul fiume Volga, non lontana dall’instabile regione russa del Caucaso del Nord, ha subito svariati attacchi suicidi negli ultimi tre anni. Nell’Ottobre 2013 una terrorista si è fatta esplodere su un bus, uccidendo sei persone e ferendone oltre trenta. Il 29 Dicembre dello stesso anno diciotto persone sono morte e altre quarantaquattro sono rimaste ferite alla stazione ferroviaria in un’altra esplosione suicida. Il giorno dopo, una bomba ha colpito un tram, uccidendo quindici persone mentre più di trenta sono stati i feriti.

Lo Stato Islamico ha destinato milioni di dollari in campagne reclutamento sul web e nelle cellule in tutto il mondo, per lo più focalizzandosi su giovani emarginati pronti a sacrificarsi per le turbe ideologiche jihadiste. Oltre all’adescamento sui media, i terroristi utilizzano i popolari servizi di messaggistica, operano nelle comunità musulmane nei centri religiosi, non disdegnando anche il canale affettivo delle famiglie e degli amici. Una complessa rete gestisce il trasferimento delle reclute da destinazioni internazionali alla Siria, di solito attraverso la Turchia. Oltre ai combattenti, lo Stato Islamico assolda anche donne disposte a sposare i propri militanti.

Federico Pastore