
Il governo più atlantista della storia recente d’Italia è riuscito nell’impresa di centrare l’obiettivo. C’è anche l’Italia nella lista dei Paesi ostili stilata dal governo russo per aver applicato o per essersi uniti alle sanzioni contro Mosca in risposta all’operazione speciale in Ucraina ordinata da Vladimir Putin.
L’elenco comprende tra gli altri Usa, i Paesi Ue, Gran Bretagna (incluse Jersey, Anguilla, Gibilterra e le Isola Vergini Britanniche), Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco, Islanda, Liechtenstein e San Marino, oltre ovviamente alla stessa Ucraina.
La prima e più immediata conseguenza per i Paesi compresi nell’elenco, sarà di tipo finanziario. Il decreto introdotto dal governo russo stabilisce che gli attori finanziari che hanno contratto debiti con controparti internazionali potranno saldare le obbligazioni anche in rubli.
La decisione di Mosca avrà effetti pesantissimi sui portafogli delle società e aziende russe che hanno contratto obbligazioni con creditori stranieri, e di conseguenza sui creditori stessi, i quali saranno rimborsati dei loro crediti in rubli invece che nella valuta nella quale il prestito era stato inizialmente esteso o il pagamento era stato stabilito nei contratti commerciali. Con un rublo svalutato del 45% rispetto all’euro, è facile fare due conti.
Ricadute dolorose si registreranno inevitabilmente anche sulle importazioni di derrate alimentari, visto e considerato che Russia e Ucraina insieme rappresentano circa un quinto del commercio mondiale di mais. Dalla Russia arriva in Italia oltre il 5% del grano tenero. Una riduzione, o peggio un blocco dell’export, oltre a mandare gambe all’aria decine di aziende, farebbe salire ulteriormente i prezzi di molti prodotti alimentari.
Un altro ‘tallone d’Achille’ dell’Italia, è quello delle banche. Secondo la Bri, gli istituti di credito di casa nostra hanno il maggiore volume lordo in Europa di esposizioni sulla Russia, pari a 25,3 miliardi di euro (gli ultimi dati sono relativi a fine settembre 2021).
“La nuova procedura temporanea si applica ai pagamenti superiori a 10 milioni di rubli al mese (o un importo simile in valuta estera)”, si legge nella nota diffusa dalle autorità russe. La Banca centrale russa ha anche fatto sapere che i creditori in Paesi che non hanno imposto sanzioni potranno ricevere il pagamento in valuta estera con un permesso speciale.