Prosegue lo scontro tra medici e Ministero della Salute dopo la pubblicazione dell’elenco delle prestazioni sanitarie (esami ed interventi specialistici) soggette a “indicazioni di appropriatezza prescrittiva”. La mannaia renziana ne colpirà ben 208, dalle cure odontoiatriche (estrazione e ricostruzione dei denti) alla radiologia (risonanze e tomografie in primis), dagli esami di laboratorio a quelli di genetica. Dietro il paravento virtuoso della lotta agli “sprechi” che costano ogni anno 13 miliardi di euro al Servizio sanitario nazionale, l’esecutivo e la politica si sostituiscono al giudizio del professionista, assumendone le prerogative, a prescindere dal malato. Contrari al “disegno” della Lorenzin, e non poteva essere altrimenti, i sindacati dei medici e diventa sempre più concreta l’ipotesi di uno sciopero. Uno dei punti che stanno facendo più discutere è la possibilità di sanzioni pecuniarie per il medico che non si attenga ai criteri di appropriatezza e non mancano i dubbi anche in merito ai parametri in base ai quali le Regioni dovranno garantire un’applicazione omogenea dei nuovi criteri di appropriatezza in tutto il territorio. “Si fanno solo le diagnosi che servono e non quelle che non sono realmente necessarie, l’eccesso costa 13 miliardi che invece potrebbero nel tempo essere redistribuiti nel Servizio sanitario”, ha tagliato corto il ministro Lorenzin, respingendo al mittente dubbi e critiche. Il documento ministeriale precisa accanto ad ogni prestazione citata, le condizioni di erogabilità, ovvero i criteri in base ai quali il medico può prescrivere al paziente quella determinata prestazione a carico del Servizio sanitario nazionale. Le associazioni di cittadini e pazienti sono sul piede di guerra. “Contro la prospettiva di un medico trasformato in funzionario è necessario confrontarsi per azioni comuni. Si vuol trasformare il medico da professionista che agisce in scienza e coscienza a funzionario amministrativo che esegue comandi dall’alto per fare cassa”. Questo l’amaro commento di Tonino Aceti, portavoce del “Tribunale dei Diritti del Malato – Cittadinanzattiva”. Secondo Aceti, un simile decreto, “incentiverà la medicina astensiva, il contrario di quella difensiva ma non meno dannosa, che spinge il medico a non prescrivere. Questo proprio nel momento in cui i dati ci dicono che aumenta la popolazione che non riesce ad accedere alle prestazioni per motivi economici e liste d’attesa”. L’Anaao Assomed ha confermato la propria totale contrarietà ad affrontare il tema dell’appropriatezza clinica per via amministrativa. “Non è, infatti, compito della politica, commenta il Segretario Nazionale dell’Associazione, Costantino Troise, definire i criteri dell’appropriatezza clinica, valore in cui pure ci riconosciamo, invadendo l’autonomia e la responsabilità dei Medici. Senza contare i veri e propri strafalcioni o gli esempi di inappropriatezza assunti a sistema presenti nella parte tecnica del decreto, che la dicono lunga sulle competenze e sull’attenzione riservate a materia delicata che attiene il diritto alla salute dei cittadini”. Forte è il rischio di una un inquinamento del rapporto medico-paziente e di una fuga dei cittadini verso le strutture private, obbligando le fasce più deboli della popolazione ad ingrossare il numero di coloro che già ora rinunciano alle cure. E non mancano i punti oscuri. Nessuna delucidazione, per esempio, è stata fornita circa il sistema sanzionatorio verso i Medici se non un generico richiamo alla procedure disciplinari del contratto nazionale. Nebulosa è la modalità del contraddittorio e non si capisce ancora bene quale organismo sia chiamato alla contestazione ed al giudizio, su un eventuale ruolo terzo da parte degli ordini dei medici, sul ruolo della Corte dei Conti. Critico è anche lo Smi. “Se la premessa è sbagliata, le conclusioni non possono che essere sbagliate”, afferma Mirella Triozzi. “La lotta all’inappropriatezza, aggiunge la Triozzi, deve avere come obiettivo la fonte principale di sprechi, che è la disorganizzazione dei servizi, causa di ricoveri ed esami inutili. I medici devono poter continuare a poter fare il proprio lavoro, liberamente. Senza ricatti, senza essere sotto la minaccia di una ritorsione economica”. Auspici destinati ad essere travolti dall’arroganza e dai tweet di un esecutivo abile solo a collezionare un disastro dietro l’altro.
Ernesto Ferrante