Cessione del mare alla Francia, accordi di Caen, difesa dei pescatori sardi, identità territoriale, attività parlamentare, appartenenza e dignità. Di questo ed altro abbiamo parlato con l’onorevole Mauro Pili, leader di Unidos, che ci ha concesso una lunga ed intensa intervista.

Onorevole Pili, negli ultimi giorni è tornata alla ribalta la questione del mare ceduto ai francesi. Lei è stato il primo a denunciare l’occupazione da parte della Marina francese di regioni marittime navigate abitualmente dai pescatori sardi. Nel 2016 ha chiesto un’interpellanza parlamentare alla quale è seguita anche un esposto alla Procura di Roma nei confronti del governo Renzi per “infedeltà in affari di stato”. Cosa risponde a coloro che, come il PD, l’hanno accusata di diffondere fake news?

Ogni volta che vengono beccati con le mani nel sacco ricorrono a questa ridicola quanto puerile tecnica della mistificazione dei fatti che li riguardano. Il Pd è stato il principale artefice con Renzi, Gentiloni e Pinotti degli accordi di Caen. Hanno firmato loro la cessione del mare alla Francia. Hanno firmato, mica promesso! Poi si domandano come fanno a subire sconfitte così pesanti: riescono persino a negare l’evidenza di una firma in calce ad un accordo internazionale. Anche nel 2016 quando denunciai quel vergognoso accordo, tenuto nascosto ai più, tentarono la strada della fake news. Misero in campo tutta l’artiglieria di regime ma i francesi furono più realisti di loro: bloccarono i pescherecci rendendo ridicoli Gentiloni e Renzi. Quando divulgai il trattato-accordo la maschera calò e il misfatto scoperto. Furono costretti alla reazione dei parlamentari liguri dello stesso schieramento e la sconfessione fu totale. La mia interrogazione in commissione esteri mise in evidenza che si trattava di vera cessione di sovranità sui mari. L’accordo morì quel giorno. Affondato.

Perché quelle regioni marittime che la Francia aveva deciso di occupare sono così importanti per i pescatori sardi? Lei ritiene che l’interesse per la Zona Economica Esclusiva sia motivato dalla ricerca delle fonti energetiche (petrolio e gas naturale)?

Un dato è certo i pescatori sardi hanno sempre operato in quelle acque internazionali. Ci sono aree di mare più pescose di altre. In quegli specchi acquei ce ne sono diverse di pregiate. I francesi lo hanno detto e scritto: gli servivano quelle aree per rendere ancora più economica la zona esclusiva della regione marittima francese. Non escludo che questo della pesca possa essere stato uno dei motivi, ma non posso dimenticare che in quei quadranti di mare importanti compagnie petrolifere hanno presentato progetti di prospezione petrolifera e di gas. E stranamente esistono degli studi molto approfonditi, eseguiti con airgun, non autorizzati, con relativa moria di cetacei, che dimostrano che in quelle aree sarebbero presenti dei giacimenti energetici. A questo si aggiunge che negli stessi giorni a Caen furono sottoscritti accordi militari, ovviamente secretati. Ecco, immagino che dietro quest’accordo di Caen, naufragato, ci fossero partite ben più rilevanti di gamberi e calamari.

Qualche giorno fa anche Giorgia Meloni ha presentato una denuncia, che però fa riferimento all’Accordo di Caen, mai ratificato dal Parlamento italiano. Crede che questo abbia creato confusione?

Capita spesso che qualche leader nazionale intuisca un potenziale risvolto politico e mediatico e ci si butta a pesce. Purtroppo senza approfondire, solo per sentito dire o per un suggerimento di qualche pasdaran da licenziare in tronco. Certamente affermare che il 25 marzo entrava in vigore l’accordo di Caen è stata una cantonata, che ha creato confusione e dato fiato a qualche smentita. Si è rischiato di minare la nostra azione di denuncia. Abbiamo resistito sul dato oggettivo delle cartografie di Caen poste a corredo della procedura scattata il 25 gennaio scorso e sul fatto che i francesi stessero aggirando la mancata ratifica dell’accordo di Caen con la proposta di zona economica esclusiva. Alla fine il governo d’oltralpe ha dovuto fare dietrofront: le cartografie sono state ritirate con un comunicato ufficiale del ministro in persona. Altro che bufala: beccati e affondati.

Che fine ha fatto la sua denuncia di due anni fa? Ha mai ricevuto notizie dalla Procura?

La Procura di Roma non ha fatto conoscere l’esito di quella mia denuncia. E non stento a credere che, visti i personaggi chiamati in causa e l’oggetto del contendere, abbia deciso di soprassedere. Del resto per affrontare certe questioni occorre coraggio e determinazione. E non sempre queste prerogative fanno parte di questo mondo. Un dato è certo chi ha sottoscritto l’accordo di Caen, non ratificato, ha minato alla radice l’interesse nazionale e ha aggredito la sovranità nazionale e internazionale su quelle acque. Per interessi oscuri che andrebbero esplorati senza segreti di Stato.

Lei quest’anno ha rinunciato alla corsa elettorale, non rinnovando il suo mandato in Parlamento, cosa l’ha spinta a prendere questa decisione?

Per me la politica non è mai stata compravendita, non è mai stata appartenenza ideologica, non è mai stata carrierismo e mai sarà sottomissione ai potenti o ai potentati di turno. Prima di tutto è stata ed è dignità politica e umana, onestà intellettuale, rigore morale e coerenza!

Lo dissi a chiare lettere nel 2006 per la mia prima candidatura: vado a rappresentare la Sardegna. In parlamento furono migliaia i miei voti contrari alle indicazioni di partito, in difesa della mia terra. Attaccai frontalmente ministri e discepoli del potere trasversale. Feci saltare operazioni, conquistai norme essenziali per il futuro dell’isola. Ho combattuto in parlamento a viso aperto.

Da solo! Senza un bicchiere d’acqua di conforto. Ho patito l’isolamento politico e umano, che ho sopportato e superato solo per la convinzione della causa della mia terra. Di certo anche un infante avrebbe compreso che quelle battaglie non erano certo il dispiegamento di un tappeto rosso per la carriera! Di quelle battaglie, ne ero e ne sono tuttora orgogliosamente convinto!

Ho scelto di non esserci. L’ho scelto anni fa quando avevo tutto, quando avevo candidatura e carriera assicurata! Ho scelto di battermi per la mia terra senza secondi fini. Ho ascoltato con parsimonioso sorriso le perorazioni mercantili di chi offriva posti certi e candidature sicure. Ho sommessamente fatto notare ai tanti interlocutori che la Sardegna non è merce di scambio.

Ho con cortesia spiegato che la Sardegna non è Italia. Una terra violentata in lungo e in largo dallo Stato che la ripaga con mercimonio da quattro soldi, con una legge elettorale che ha cancellato le identità regionali già condizionate nel passato.
Erano elezioni contro la Sardegna! Contro le identità, contro la libertà del Popolo sardo.

Ho scelto di non esserci lasciando infrangere su di un muro le sirene del palazzo. La nostra sfida deve essere alta. Serve un grande piano di resistenza del Popolo Sardo! Tanto da chiunque governerà dovremo difenderci, con un piano d’attacco, economico, sociale e culturale!

Preferisco continuare a perseguire, come ho sempre fatto nella mia vita, ciò che appare impossibile, piuttosto che accettare la rassegnazione di un popolo destinato a restare sottomesso alle logiche di uno Stato vigliacco!

Torno per strada, dunque. Per reagire al servilismo, per contrastare il silenzio. Per continuare a costruire la via Sarda allo sviluppo.