Il 5 gennaio, a Istanbul, nella chiesa di San Giorgio, il Patriarca ecumenico della Chiesa ortodossa di Costantinopoli, Bartolomeo, ha firmato il Tomos che concede l’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina. La consegna del Tomos è avvenuta il giorno successivo, il 6 gennaio.

Alla cerimonia della firma del Tomos era presente anche una delegazione proveniente dall’Ucraina, tra cui il presidente Petro Poroshenko, il quale ha reso lo stesso Tomos uno dei punti principali del proprio programma elettorale (le elezioni presidenziali in Ucraina si terranno il 31 marzo).

La Chiesa Ucraina sarà subalterna a Costantinopoli

Il Tomos dovrebbe essere un simbolo di indipendenza e di unicità per l’Ucraina dal punto di vista religioso ma, di fatto, sancisce la sottomissione della Chiesa ortodossa ucraina al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il documento definisce la nuova Chiesa come “figlia spirituale” del Patriarcato ecumenico, guidata dal Patriarca di Kiev, Epifanij. Il Tomos contiene anche un appello a tutte le Chiese ortodosse del mondo (ve ne sono 14) a riconoscere la Chiesa ucraina come la quindicesima Chiesa ortodossa. Tuttavia, nessun’altra Chiesa l’ha riconosciuta. In particolare, si sono schierate contro di essa le Chiese ortodosse di Serbia e Polonia.

La giurisdizione della Chiesa ucraina si limita al territorio stesso dello Stato ucraino, ovvero, essa non sarà in grado di aprire parrocchie all’estero, a differenza di altre Chiese ortodosse, e non potrà impegnarsi in missioni di pace. Inoltre, per la risoluzione di questioni importanti di natura canonica, dogmatica ed ecclesiastica, il capo della Chiesa ucraina deve contattare il Patriarca di Costantinopoli, rendendo appunto la Chiesa ucraina sottomessa de facto al Patriarcato di Costantinopoli.

Di conseguenza, la nuova Chiesa ucraina ha molti meno diritti ora di quando faceva parte della Chiesa russa (bisogna tuttavia notare che il Patriarca di Costantinopoli non ha lo stesso potere del Papa di Roma, in quanto la sua influenza diretta si estende solo ad alcune aree della Turchia che facevano parte dell’Impero Bizantino, ndr).

La reazione russa

La reazione della Chiesa ortodossa russa all’autocefalia della Chiesa ucraina non ha tardato ad arrivare. Il vice capo del dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa, l’Arciprete Nikolaj Balashov del Patriarcato di Mosca, ha così commentato la notizia del 5 gennaio: “Oggi è un tragico giorno nella storia dell’Ortodossia universale: le azioni del Patriarca Bartolomeo, che di fatto è entrato in preghiera e in comunicazione canonica con una persona senza un’ordinazione legale, hanno causato gravi danni all’unità ortodossa.” Bashkov ha anche aggiunto che le altre Chiese ortodosse si erano mostrate in disaccordo con la decisione presa da Bartolomeo, e che la Chiesa russa considera la decisione illegale e anti-canonica.

Lo scorso dicembre, il Patriarca Kirill della Chiesa ortodossa russa aveva invitato una lettera al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo incitandolo a rifiutare di comunicare con gli scismatici ucraini e di “partecipare all’avventura politica della loro legalizzazione”, osservando che il completamento del processo di creazione della “Chiesa autocefala” metterebbe fine al primato del patriarca Bartolomeo nel mondo ortodosso.

Secondo quanto sancito dal Tomos, inoltre, il Patriarca Epifanij è obbligato a partecipare alle riunioni pan-ortodosse e a menzionare nei servizi religiosi tutti i capi delle Chiese ortodosse del mondo, incluso il Patriarca Kirill della Chiesa ortodossa russa. Il mese scorso, tuttavia, Epifanij aveva ammesso di non aver menzionato il Patriarca Kirill nei servizi religiosi in quanto “siamo in uno stato di guerra, quindi il popolo ucraino non accetta che il nuovo capo eletto commemori il nome del patriarca russo”.

Una questione politica

Questa dichiarazione mostrerebbe la componente politica della Chiesa ucraina, come anche la presenza del nome del presidente Poroshenko nel Tomos stesso: “…Il nostro Santo Cristo della Grande Chiesa benedice e proclama la Chiesa Ortodossa Autocefala dell’Ucraina… Così deciso e ragionato, e nella gioia annunciato dal rispettato Centro dell’Ortodossia, è stato approvato conciliarmente, per la conservazione permanente di questo Tomos Patriarcale e Sinodale emesso, scritto e firmato nel Codice della nostra grande chiesa di Cristo di Costantinopoli, consegnata una copia esatta e identica a Sua Beatitudine, il primate della Santissima Chiesa di Ucraina, il kyr Epifanij e a Sua Eccellenza Presidente quel Paese, Petro Poroshenko, per la prova eterna e la rappresentazione costante.”

Di fatto, l’autocefalia della Chiesa ucraina, ora ufficialmente scissa dal Patriarcato di Mosca, rappresenta una manovra politica che rispecchia la situazione di conflitto tra gli stessi due Stati – l’Ucraina e la Russia. In seguito alla firma del Tomos, infatti, in Ucraina, il gruppo militante di estrema destra Pravy Sektor ha sollecitato i cittadini ad abbandonare la Chiesa russa e a recarsi nelle chiese ucraine per “fare rivivere l’identità nazionale”.

Il Pravy Sektor, in precedenza, aveva compiuto azioni provocatorie nei confronti della Chiesa russa e di cittadini ucraini fedeli al Patriarcato di Mosca, spesso accompagnate dal silenzio dei media. La stragrande maggioranza dei sacerdoti della Chiesa russa non approva la nuova Chiesa ucraina, e molti di essi si trovano ora in una situazione molto pericolosa. Sono infatti chiamati apertamente “nemici dello Stato e della nazione ucraina”.

La guerra civile in Donbass

La scissione della Chiesa ucraina da quella russa rischia di aggravare il conflitto politico in atto tra Kiev e Mosca, già sfociato nella guerra nel Donbass. Inoltre, con le presidenziali alle porte, la scelta di Poroshenko di introdurre una componente religiosa nella propria campagna elettorale rischia di creare disordini anche all’interno dei confini della stessa Ucraina.

È inoltre possibile che molti russi, che in precedenza avevano cercato di mantenere una posizione neutrale riguardo all’argomento, ora chiederanno allo Stato russo di sostenere i loro fratelli e sorelle ortodossi in Ucraina. Questi russi sono il nucleo degli elettori di Vladimir Putin, e per il capo del Cremlino sarà difficile ignorare la volontà di milioni di sostenitori. Forse che è questo lo scopo reale di questo conflitto religioso che può potenzialmente portare a una vera guerra tra Russia e Ucraina, con conseguenze imprevedibili per tutta l’Europa?

Silvia Vittoria Missotti