Quali differenze ha riscontrato nei suoi vari viaggi in Siria? Si respirava, a differenza delle precedenti volte, un maggior ottimismo, quasi un “profumo di vittoria”?
L’ultima volta ho percorso il tragitto da Beirut a Damasco, dove la situazione è abbastanza calma da almeno tre anni, anche perché vi è la doppia sorveglianza del governo libanese e siriano. I check point sono di meno e la situazione appare decisamente più tranquilla. Certo, a Damasco si sentono ancora colpi di mortaio due o tre volte al giorno, anche perché in due quartieri della città si sta combattendo ancora. Ma ricordo bene che i siriani volevano chiudere la partita il prima possibile, perlomeno entro il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Non si prevedeva ancora che già prima di Natale vi sarebbe stato l’importante successo di Aleppo.
Come si potrebbero giudicare le parole di Obama su Aleppo e la Siria?
Obama ha dapprima accusato Putin per la sconfitta dei democratici e la vittoria di Trump. Sulla Siria ormai da tempo non parlava più di “transizione”, ma da quando Aleppo è stata riconquistata dalle forze siriane ha ripreso a tuonare contro Putin ed Assad. È certamente infastidito dalla perdita di Aleppo, che è collegata a Damasco da 600 km di autostrada. Con la riconquista di Aleppo il paese ha ritrovato la sua unità, ha ricostituito la propria spina dorsale e adesso può riprendere su larga scala i trasporti e lo spostamento delle truppe. Per far capire l’entità di questo successo, sarebbe come se da noi l’Autostrada del Sole non fosse stata percorribile perché Roma a causa di una guerra non aveva più il controllo di Milano, e adesso il collegamento fosse stato ripristinato. Obama non vuole purtroppo ammettere i suoi errori, si arrampica sugli specchi e sa che sta perdendo la guerra. Aleppo è strategica perché dista pochi chilometri da Raqqa e da Idlib, e quest’ultime due città saranno il prossimo fronte. Aleppo ha una valenza strategica militare che la pur storicamente importante Palmira, in mezzo al deserto, non può eguagliare.
Come giudicare l’atteggiamento italiano e francese su Aleppo (lo spegnimento di Montecitorio, l’oscuramento della Torre Eiffel, ecc)?
Montecitorio mi pare che non abbia avuto un grande richiamo mediatico. Finora la principale rappresentante della diplomazia italiana, la Mogherini, aveva mantenuto una posizione abbastanza soft e non aveva parlato di “ribelli moderati” o di “transizione” per la Siria, mentre adesso anche lei ha cominciato a farlo. Mi pare un atteggiamento alquanto schizofrenico. Assurdo anche l’atteggiamento della Francia, che spegnendo la Torre Eiffel ha voluto creare un momento simbolico in cui però non solidarizza coi civili ma casomai condanna l’azione dei russi e dei siriani, anziché quella dei suoi carnefici. Del resto la politica estera francese è molto opinabile, visto che Hollande ha recentemente premiato il principe saudita mentre l’ex ministro degli esteri Fabius aveva detto che al Nusra stava svolgendo un ottimo lavoro in Siria.
Qual è l’importanza del sostegno russo alla Siria?
Il 30 settembre 2015 è iniziato l’intervento russo in Siria. Assad prima si trovava in difficoltà, perché aveva perso molti uomini e posizioni, e si trovava a lottare su più fronti. Quella siriana è veramente una guerra di popolo, a cui partecipano molti volontari e dove si registrano poche diserzioni. L’intervento russo ha rovesciato la situazione. Certo, Putin difende i propri interessi, gli interessi della Russia in Siria, come per esempio il fatto che Damasco gli garantisca una presenza nel Mediterraneo con le basi di Tartous e di Latakia, ma i siriani molto pragmaticamente riconoscono che quegli interessi coincidono coi loro. Per i siriani Putin difende anche i loro interessi.
Putin sta certamente difendendo gli interessi della Russia dall’attacco occidentale che avviene da alcuni anni, per cui la sua è una reazione logica che chiunque avrebbe fatto, ma in questo modo sta anche proteggendo il diritto dei popoli di non essere succubi del potere americano e dei suoi servi.
Per quanto mi riguarda non mi sento e non sono mai sentito in pericolo dall’intervento russo,semmai il contrario, ero preoccupato per il proliferare di guerre in ripetizione da quasi 15 anni,tutte portate avanti dagli stati uniti insieme a regimi quelli si reazionari e antidemocratici come Arabia Saudita Qatar e altri servetti di secondo rango.
I, ruolo della Turchia e’ stato negativo e soprattutto pusillamine, avrebbe potuto avere un ruolo veramente importante se solo fosse stato esterno senza prendere posizione contro la Siria e oggi avrebbe avuto una visione principale in tutto il medioriente, invece ora e’ un semplice comprimario che Putin ha ridotto ai minini termini … peggio per lui.
Così finiscono i politici furbetti e senza spessore.