Conferenza Belgrado 2019

In occasione del 20° anniversario dell’aggressione dell’Alleanza NATO contro la Serbia (Repubblica Federale di Jugoslavia), il 22 e 23 marzo 2019 Belgrado ha ospitato la Conferenza internazionale sotto lo slogan “MAI DIMENTICARE”, e il titolo “Pace e Progresso invece di Guerre e Povertà “.

Gli organizzatori della Conferenza sono stati il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, la Federazione delle Associazioni dei Veterani della Guerra di Liberazione Nazionale della Serbia, il Club dei Generali e Ammiragli serbi, la Società dei Custodi della Storia serba, in collaborazione con il Consiglio Mondiale della Pace.

Oltre ai partecipanti dalla Serbia, alla Conferenza hanno partecipato oltre 200 ospiti illustri provenienti da 35 paesi di tutto il mondo, che gli organizzatori hanno accolto ed espresso loro sincera gratitudine per la loro solidarietà, sostegno ed enorme aiuto umanitario durante uno dei periodi più impegnativi nella storia recente della Serbia e della nazione serba.

Il programma di attività che si è svolto in questo anniversario è stato dedicato a preservare la memoria storica e rendere omaggio ai soldati e ufficiali, al personale di polizia che compirono il massimo sacrificio nella difesa del loro paese contro l’aggressione, nonché alle vittime civili, compresi i bambini, gli anziani e i malati uccisi durante questa aggressione di 78 giorni da parte della NATO.

I partecipanti hanno condannato all’unanimità l’aggressione della NATO, affermando che nella sua essenza si trattava di una guerra illegale, invasiva e criminale contro un pacifico paese europeo sovrano, condotta senza il mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con la brutale violazione della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione Finale di Helsinki dell’OSCE (1975) e i principi di base del diritto internazionale.

Attaccando la Serbia (RFY), le principali potenze occidentali sostenute dagli Stati Uniti hanno esposto il popolo serbo, amante della libertà e da sempre orientato verso la giustizia, all’angoscia, alla devastazione e a una sofferenza prolungata al fine di raggiungere i loro obiettivi geopolitici imperialistici, per il controllo delle risorse naturali ed energetiche, delle via dei trasporti e la loro sfera di influenza.

Non si trattava né di una “piccola guerra” né di un “intervento umanitario”, ma di una guerra con obiettivi geopolitici fondamentali per il dispiegamento a lungo termine delle truppe statunitensi nei Balcani, per l’istituzione di un precedente per le future aggressioni e per il rovesciamento di governi legittimi, tutti passaggi facenti parte della Strategia di Espansione verso Est, con l’obiettivo generale di stabilire il dominio globale. La storia noterà il fatto che, nel 1999, seguendo ciecamente interessi geopolitici estranei, l’Europa ha combattuto sé stessa.
I Balcani sono oggi più instabili. L’Europa è ancora più divisa. Il ritorno dell’Europa ai propri interessi richiede un po ‘di ricerca di una sua anima, di coraggio e visione estesa, compresa l’ammissione che l’attacco contro la Serbia ( RFY) nel 1999 sia stato un colossale errore storico.

Le menti e gli esecutori dell’aggressione dovrebbero essere ritenuti responsabili dei loro crimini. L’aggressione ha ucciso circa 4.000 persone (compresi 79 bambini), mentre altre 6.500 persone sono rimaste ferite gravemente. Il danno materiale diretto ammontava a 100 miliardi di dollari. È stato sottolineato che la NATO e i suoi membri che hanno partecipato all’aggressione hanno il dovere di risarcire i danni di guerra alla Serbia.

I partecipanti alla Conferenza sono stati informati dei risultati di analisi scientifiche e specialistiche condotte fino ad oggi, che documentano e confermano l’uso di munizioni riempite di uranio impoverito e di grafite, di bombe a grappolo e altri armamenti di guerra infiammabili e tossici, che hanno causato livelli di inquinamento ambientale a lungo termine e la messa in pericolo su vasta scala dei cittadini serbi.

Sono stati accolti con favore l’istituzione di organismi speciali dell’Assemblea nazionale e del governo della Serbia, incaricati di determinare le conseguenze dell’aggressione della NATO e le loro riflessioni sulla salute della popolazione e sulla sicurezza dell’ambiente e hanno espresso sostegno al lavoro di tali organismi.

Lo strappo violento e illegale del Kosovo e Metohija alla Serbia continua, attraverso la costante pressione sulla Serbia per fargli riconoscere formalmente la sottrazione di una parte di territorio del suo Stato. I partecipanti alla Conferenza hanno sottolineato che una presa forzata del Kosovo e Metohija alla Serbia, paese sovrano, diverrebbe un precedente che, a sua volta, aprirà inevitabilmente la strada per modificare nuovi confini nei Balcani e permettere la creazione della cosiddetta Grande Albania, a spese di territori degli stati di Serbia, Macedonia settentrionale, Grecia e Montenegro, cosa non deve essere permessa. L’aggressione della NATO contro la Serbia (RFJ) è stata un attacco diretto e parallelo al sistema di pace e sicurezza in Europa e nel mondo, che era stato costruito sull’esito della seconda guerra mondiale.

Come dimostrato in modo esaustivo dai successivi interventi degli USA e dei suoi alleati (in Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Siria, etc.), questa aggressione è servita come caso-precedente e modello per globalizzare l’interventismo, un manuale su come utilizzare il terrorismo e il separatismo per attuare i piani di conquista delle potenze occidentali, al fine di rovesciare forzatamente regimi “inadatti” e imporre interessi geopolitici dell’Occidente, in particolare, degli Stati Uniti. L’aggressione della NATO contro la Serbia (RFJ), un atto di violazione palese dei principi fondamentali del diritto internazionale, è ingiustificabile; la responsabilità dell’aggressore non può essere attenuata da tentativi ipocriti di trasferire la responsabilità alla Serbia o alla sua leadership dello stato di quel tempo.

Questa aggressione della NATO è stata un indicatore storico del declino morale e di civiltà di cui, vent’anni dopo, i governi dei principali paesi aggressori non sono stati perdonati, né hanno tratto una giusta lezione da questo.

I partecipanti alla Conferenza hanno espresso il loro forte sostegno e solidarietà agli sforzi che la Serbia investe nel rimediare alle gravi e durature conseguenze dell’aggressione e al suo impegno per impedire il proseguimento dell’aggressione della NATO con altri mezzi. Hanno esplicitamente appoggiato gli sforzi della Serbia per preservare la propria sovranità e integrità territoriale e il suo contributo per risolvere il futuro status del Kosovo e Metohija, che dovrà essere in linea con la legge internazionale e la Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Hanno denunciato le politiche di coercizione, pressioni e passi unilaterali.

La responsabilità degli aggressori per i crimini commessi e il danno inflitto non può essere giustificata o diminuita. La Serbia ha il diritto di chiedere l’indennizzo e la responsabilità legale e criminale dei leader della NATO e dei membri responsabili. La richiesta è stata fatta per perseguire immediatamente tutti i responsabili dei crimini contro la nazione serba, e in particolare per il caso di traffico illecito di organi umani estirpati ai serbi rapiti, in conformità con la relazione di Disk Marty e la relativa decisione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

L’aggressione del 1999 contro la Serbia (Repubblica Federale di Jugoslavia) e gli altri interventi militari più recenti hanno trasformato la NATO in un’alleanza militare apertamente offensiva, che è responsabile della situazione nei Balcani attuali e per la situazione dell’Europa che è ora più contraddittoria e instabile, per la militarizzazione dell’Europa e per le relazioni internazionali, per aver fatto raggiungere il punto più basso di sfiducia e scontro dopo la guerra fredda, e per aver scosso a fondo l’assetto della sicurezza globale.

La NATO non è che uno strumento del complesso dell’industria militare e del più grande dominio del capitale, anziché uno strumento di pace, per i bisogni dei popoli e di progresso. Questo è il motivo per cui la NATO, una cimelio della Guerra Fredda, dovrebbe essere sciolta e abolite le basi militari straniere, inclusa la base militare Bondsteel nella provincia serba del Kosovo e Metohija.

I partecipanti alla conferenza hanno affermato che il mondo sta attraversando un periodo di crescente sfiducia, tensioni e minacce di nuovi interventi e conflitti. Le cause alla radice sono l’aggressività della NATO e dei centri di potere aggressivi, i cui interessi sono beneficiati dalle violazioni dei principi fondamentali del diritto internazionale, dall’escalation di minacce, dalla rinnovata corsa agli armamenti e della militarizzazione delle relazioni internazionali.

I partecipanti hanno condannato tutti i metodi di abuso delle istituzioni internazionali quali: Nazioni Unite, OSCE, UNESCO, WTO e altri, chiedendo il loro miglioramento e rafforzamento, non indebolendoli e scavalcandoli.

La politica di dominio basato sulla forza militare, tipica dell’ordine mondiale unipolare, è stata respinta perché inaccettabile, perché fondata su autoproclamati privilegi e superiorità, e non sull’uguaglianza di tutti i paesi e nazioni. La multi-polarizzazione esclude il dominio e apre una finestra per la democratizzazione degli affari internazionali.

La Conferenza ha inviato un appello a tutte le forze pacifiche del mondo per unire le forze nella lotta per l’osservanza del diritto internazionale basato sulla Carta delle Nazioni Unite, per rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali universali.

I partecipanti alla Conferenza hanno chiesto all’unanimità di porre urgentemente fine a una nuova corsa agli armamenti e alla violazione degli accordi internazionali inerenti e di reindirizzare i fondi dai bilanci militari ai settori dello sviluppo economico, per migliorare la qualità della vita delle persone, incrementare lo sviluppo e smantellare le differenze sociali.

Hanno espresso profonda preoccupazione per il ritiro unilaterale da parte degli Stati Uniti degli accordi internazionali in atto, in particolare del Trattato sulla forza nucleare a raggio intermedio (INF). Chiedono il pieno rispetto degli accordi esistenti e il rinnovo dei negoziati per fermare la corsa agli armamenti, in particolare il nucleare. Chiedono il ritiro completo delle armi tattiche nucleari statunitensi e dei beni di difesa missilistica dall’Europa che stanno peggiorando la sicurezza nel continente europeo.

Si ritiene che il sistema imperialista con la sua insaziabile avidità per la ricchezza di qualcuno e l’ordine unipolare basato sulla strategia dell’eccezionalismo, il dominio e l’interventismo della NATO sono le fonti principali di instabilità, sfiducia e conflitti. Pace, stabilità, democrazia, progresso inclusivo, richiedono cambiamenti radicali nelle relazioni globali: osservanza dell’uguaglianza sovrana, non interferenza, multiculturalismo, interessi comuni ed esclusione di ogni egoismo, protezionismo e privilegi.

Una dichiarazione è stata espressa sul fatto che il sistema imperialistico, con la sua intrinseca insaziabile avidità per le ricchezze delle altre nazioni e l’ordine unipolare basato sulla strategia dell’eccezionalismo e del dominio, con l’interventismo della NATO sono le fonti principali di instabilità, sfiducia e conflitti.

Pace, democrazia e progresso richiedono cambiamenti radicali nelle relazioni globali, osservanza dell’uguaglianza sovrana, non interferenza e multiculturalismo. Stabilità, pace e progresso inclusivo richiedono l’osservanza degli interessi comuni, del partenariato e dell’esclusione di ogni egoismo, protezionismo e privilegi. La politica di confronto, interventismo e interferenza negli affari interni, incoraggiata dal complesso dell’industria militare e dal grande capitale finanziario, deve lasciare il posto al dialogo, al partenariato, all’osservanza delle norme di base del diritto internazionale e dell’ordine internazionale, che si basano sugli interessi comuni e rispetto reciproco.

I partecipanti alla Conferenza si sono dichiarati per soluzioni politiche e pacifiche di tutti i problemi internazionali, nel rispetto dei principi del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Belgrado, 23 marzo 2019