In foto Andrej Fajgelj

Domenica 22 novembre, Andrej Fajgelj, professore e leader del giovane partito Terza Serbia è stato arrestato a Novi Sad con l’accusa di “rovesciamento dell’ordine costituzionale. La ragione dell’arresto è da ricercarsi nella pubblicazione di un video sul suo canale YouTube, nel quale Fajgelj denuncia l’umiliazione del popolo serbo da parte dell’attuale governo e muove accuse al premier Aleksandar Vucic per i suoi rapporti “troppo stretti” con la NATO e le sue “messe in scena” nei negoziati con l’UE a Bruxelles: il premier serbo Vucic avrebbe accolto con tutti gli onori di casa, il politico danese Jens Stoltenberg, Segretario Generale NATO. Nell’occasione, con un’uscita infelice, Stoltenberg ha giustificato i bombardamenti alla Serbia del 99 come necessari.

Il video incriminato:

 

Andrej, intanto grazie per la tua disponibilità. In Italia nessuno si è occupato di quel che ti è successo. 

Immagino. Io non sono molto importante, non sono una figura pubblica importante in Serbia ma quello che mi è successo è importantissimo perché, per la prima volta, penso, qualcuno è stato arrestato per la violazione che di cui mi hanno accusato. Io sono il primo caso ad essere stato arrestato per una legge di base comunista che ricorda l’era di Tito diretta contro i nemici politici. Per loro, io avrei agito contro l’articolo 309 della Costituzione, io sarei indagato per aver chiamato al sovvertimento violento dell’ordine costituzionale della Serbia.

Dove eri quando ti hanno arrestato? Eri fuori?

Era domenica pomeriggio. No, ero a casa con la mia famiglia, eravamo insieme per un pomeriggio normalissimo, tranquilli, quando un gruppo di poliziotti ha bussato alla porta. Cordiali, professionali, erano tra gli 8 e i 10, non ricordo il numero, armati. 4 avevano le uniformi antisommossa, contro le violenze di strada, con le protezioni sulle spalle. Hanno scomodato la squadra di elite della polizia per venirmi a prendere. Quelli che sono venuti a casa sono la squadra specializzata contro il crimine organizzato e contro le reti pedofile. Le persone più pericolose (ride), insomma. Sono entrati, hanno perquisito l’appartamento e, alla fine, mi hanno preso e portato via davanti ai bambini che gridavano e piangevano. Non è stato bello.

Di cosa ti hanno accusato? Qual’è la tua colpa?

Da Novi Sad dove vivo mi hanno portato a Belgrado. Ci sono un centinaio di chilometri tra le due città. Mi hanno portato al centro di questa squadra speciale: lì hanno preso dei dati e confiscato il computer e tutti i mezzi per il mio lavoro. Io sono professore e adesso non posso lavorare. Ho perso le liste degli studenti, i programmi, i documenti, gli appunti. Tutto.
Dopo mi hanno trasferito al più grande commissariato di Belgrado che possiede il miglior sistema di detenzione e di celle. Mi hanno messo in prigione e ci sono stato due giorni. Anche questo è un fatto speciale, non succede praticamente mai. Nono sono sicuro sulla statistica ma penso di essere il solo che è stato arrestato per questo tipo di reato ed aver passato due giorni in prigione. Il progetto della polizia era di tenermi lì in cella ancora per trenta giorni. Questo sarebbe stato un disastro per la mia famiglia: abbiamo quattro bambini e io e mia moglie lavoriamo tutti e due, siamo soli, non abbiamo nessuno che si prenda cura di loro se non ci siamo noi. Sarebbe stato un disastro…
La pressione del pubblico, però, è stata inaudita! Mai vista! Io ero solo, non avevo accesso a niente, rinchiuso nella mia cella…fuori la gente si è mobilitata, un vero miracolo!

Ti hanno arrestato per un video pubblicato su Youtube?

Si, la gente ha visto quel video più di 250.000 volte. Considera che in Serbia hanno accesso ad internet qualcosa come 4.000.000 di persone. Questo vuol dire che in tre giorni qualcosa come il 10% dei serbi ha visto quel video.
Il video non è molto interessante per sé stesso, è un video di critica forte al sistema politico serbo. Questa pressione esercitata dalla gente dall’esterno mi ha salvato dai 30 giorni di reclusione. Mi hanno interrogato molto, circa 3 ore, però alla fine non potevano più chiedere 30 giorni di custodia perché davanti al tribunale erano arrivati i leader politici, una cinquantina di persone, le petizioni su internet per la mia scarcerazione…
Ringrazio tutti, di cuore.

Cosa dicevi nel video? Che critica hai fatto alla politica serba?

Durante gli anni 90, la Serbia aveva un’attitudine forte di resistenza, non piegavamo la schiena, dicevamo “no!”. Eravamo dritti. Dopo il 5 ottobre, quando Milosevic è caduto, io ero felice perché da giovane ero contro il regime di Milosevic, partecipavo a tutte le manifestazioni, ero pronto a tutto contro Milosevic. Adesso (ride) sono contro quelli che erano contro Milosevic. Quelli che sono venuti al suo posto sono stati peggiori di lui. Dopo il 5 ottobre, l’attitudine della Serbia è diventata quella di inginocchiarsi, di mettersi in ginocchio. Non siamo più con la schiena dritta, ci pieghiamo alle richieste degli altri.
Quella di adesso è una Serbia in ginocchio. La sua politica è in ginocchio. La migliore espressione di questa politica dello stare in ginocchio è quella di Vucic.
L’ultimo evento che testimonia questo è stata l’accoglienza del capo della NATO, Jens Stoltenberg: lo ha aspettato con sale e pane. Pane e sale sono il simbolo dell’ospitalità e della generosità del popolo serbo e questo simbolo è parte vitale della cultura serba. Per esempio, i serbi ortodossi celebrano i loro protettori familiari e i santi, slava, in cui il padre di famiglia riceve gli ospiti ed è sacrosanto accoglierli nel migliore dei modi. La Serbia è stata occupata molte volte: dai turchi, dagli ustascia croati, dai nazisti. Mai, ripeto mai, in Serbia abbiamo ricevuto l’occupante con il pane e il sale.
Io ero furioso, furioso, per questa ultima vergogna, vergogna, di questo uomo che è una vergogna per la Serbia. Questo furore l’ho messo in un video che ho messo su Youtube e su Facebook. Questo ha fatto esplodere il caso. Il video è un video di frustrazione di un civile, di un cittadino della Serbia che non è contento della situazione politica del suo Paese.

Che Serbia vorresti, allora?

Sono stanco di vedere una Serbia accondiscendente. Vogliamo una politica non in ginocchio ma dritta. Vorrei politici con la schiena diritta che guardino gli altri negli occhi e dicano “no” quando c’è da dire “no”. Dovremmo avere qualche linea rossa che non si passa mai. Dovremmo riprendere in mano la nostra fierezza di popolo. Ecco tutto.

Perché sta succedendo questo alla Serbia?

Perché? Sono le pressioni della NATO che ci hanno portato a questo.

Solo della NATO? O anche della Unione europea?

NATO, Unione Europea, gli arabi, gli arabi ricchi. Siamo sotto pressione di un sistema atlantista in cui non puoi essere sovrano dove non hai più la tua sovranità come Stato.

C’è un libro che si intitola “Serbia, prima vittima del nuovo ordine mondiale”. Sei d’accordo?

Vero. Quando ero giovane mi interessava una politica reale, il mondo reale, il Paese reale. Le analisi sull’ordine mondiale le trovavo interessanti ma non mi convincevano perché rimanevano nel campo della speculazione. Non si è mai visto nessuno che un giorno è arrivato da qualche parte e ha detto “salve, noi siamo il nuovo ordine mondiale”.

Però, la NATO esiste. Ci ha bombardato. Adesso, la NATO non vuole che noi ci ricordiamo delle bombe. Non vogliono che rispettiamo le nostre vittime. Vorrebbero che i serbi si sentano soddisfatti delle bombe che ci hanno tirato in testa. Non si fermeranno fino a che i serbi non saranno contenti di chi li ha bombardati. Questo è l’obiettivo finale e tutti i politici, fino ad adesso, si sono adoperati per questo. La politica serba è su un crinale che va verso il basso, di peggio in peggio. Il fondo si è toccato con Vucic.

Il pane e il sale per l’occupante? Questo i serbi, in migliaia di anni di storia non lo hanno mai fatto. Mai!
Adesso c’è frustrazione nel popolo serbo. Vogliamo le linee rosse. Siamo coscienti che la NATO esiste, siamo coscienti che la NATO è forte. Ma dove siamo noi? La nostra fierezza? Il rispetto per le nostre vittime? Dove? Dove sono i nostri diritti? Nel mondo tutti hanno almeno un diritto. Dove è il nostro?

A cura di Andrea Turi