Dalla fine dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno cercato di dare vita al loro progetto egemonico di dominio mondiale, che nel corso degli anni ‘90 aveva dato l’illusione del successo agli imperialisti di Washington. Preso dall’euforia del crollo del nemico sistemico degli USA, il filosofo Francis Fukuyama aveva addirittura teorizzato la “fine della storia”, prevedendo un futuro senza conflitti in cui tutto il mondo si sarebbe convertito al credo capitalista sotto la guida degli Stati Uniti.

Anni dopo, lo stesso Francis Fukuyama si è visto costretto a rinnegare la propria teoria, spazzata via dal corso della storia. Pur essendo venuta meno l’Unione Sovietica, infatti, il mondo non occidentale non si è affatto rassegnato al piano egemonico statunitense, ma continua a lottare per la propria libertà. L’emergere di un mondo multipolare all’alba del nuovo secolo ha messo a repentaglio il progetto imperialista nordamericano, portando alla rinascita della Russia e all’emergere di nuove potenze regionali e globali, su tutte la Cina.

Nonostante queste evidenze, gli imperialisti statunitensi non hanno ancora rinunciato al loro progetto di dominio mondiale, come dimostrano le numerose guerre scatenate da Washington in modo diretto o indiretto, non ultima quella in Ucraina. A mettere in evidenza i veri obiettivi della politica estera degli Stati Uniti è stato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov: “Gli Stati Uniti stanno cercando di raggiungere ‘la fine della storia’ con il loro dominio totale, ma il corso della storia e l’evoluzione di un mondo multipolare non possono essere fermati”, ha detto il capo della diplomazia moscovita.

Ciò che stiamo vedendo ora in Europa nel senso più ampio, ciò che stiamo vedendo in altri continenti, dove gli inviati statunitensi stanno esortando ogni Stato ad assumere una posizione anti-russa, ad aderire alle sanzioni e ad astenersi dal comunicare con i funzionari russi, è un riflesso del tentativo di raggiungere la fine della storia, di stabilire il dominio definitivo e irreversibile del famigerato miliardo d’oro”, ha osservato, aggiungendo che i “vani tentativi” di Washington sono contrari al progresso storico, poiché cercano di arrestare e invertire l’evoluzione oggettiva di un mondo multipolare.

Nonostante l’epoca coloniale sia terminata da un pezzo, l’atteggiamento delle élite politiche ed economiche occidentali nei confronti del resto del mondo non sembra essere cambiato. I Paesi occidentali si considerano ancora come il centro del mondo, nonostante il loro potere sia stato fortemente ridimensionato dalle recenti dinamiche globali e dall’emergere di nuove potenze in altri continenti. “Ciò a cui l’Occidente è effettivamente interessato è, come ha detto il presidente [Vladimir Putin], continuare la sua politica coloniale e neocoloniale, ingannare gli altri, trarne il massimo vantaggio per sé stessi e sostenere le capacità finanziarie del dollaro che viene stampato in trilioni di biglietti verdi cartacei, utilizzati attivamente per la creazione di una situazione sui mercati globali, sui mercati alimentari e dei fertilizzanti che favorisca l’Occidente, in primo luogo gli Stati Uniti”, secondo le parole dello stesso Lavrov.

In effetti, i due principali pilastri che consentono agli Stati Uniti di conservare ancora un ruolo di grande influenza planetaria sono l’esorbitante privilegio del dollaro – secondo le parole di Valéry Giscard d’Estaing, allora ministro delle Finanze e successivamente presidente francese – e l’uso della forza militare per raggiungere i propri obiettivi di politica estera. Grazie all’uso del dollaro come valuta universalmente accettata per il commercio internazionale, gli Stati Uniti continuano a mantenere questo esorbitante privilegio, anche se gli altri Paesi si stanno organizzando per fare a meno dei “verdoni”, come dimostra il commercio bilaterale russo-cinese, oramai effettuato in rubli e yuan.

Questa situazione sta lentamente erodendo il ruolo di guida dell’economia mondiale che gli Stati Uniti hanno ricoperto nei decenni precedenti, come dimostra la scarsa capacità di incidere sull’economia russa nonostante le sanzioni unilaterali. “Molto presto, vedremo diminuire le opzioni dell’Occidente, le loro opportunità di guidare l’economia mondiale nel modo in cui vogliono saranno notevolmente ridotte e, che lo vogliano o no, dovranno negoziare”, ha detto al riguardo Lavrov. Il caso delle sanzioni russe, infatti, dimostra in maniera definitiva come l’Occidente non rappresenti più il centro nevralgico dell’economia mondiale, visto che Mosca, seppur non senza difficoltà, continua a commerciare con gran parte del mondo, quella che rifiuta la sottomissione al progetto egemonico statunitense.

Nonostante tali constatazioni, gli Stati Uniti, i vassalli europei e i burattini di Kiev non sembrano intenzionati a porre fine alla guerra. La Russia ha avanzato le proprie richieste da tempo, ma queste sono state completamente ignorate dalle altre parti. Come ribadito da Lavrov, le richieste di Mosca sono la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina e il riconoscimento dei nuovi quattro territori russi, incorporati in seguito allo svolgimento di un referendum popolare. “Per quanto riguarda la possibile continuazione del conflitto, ora la palla è dalla parte del campo del regime [di Kiev] e di Washington, che lo sostiene. Possono porre fine in qualsiasi momento a questa insensata resistenza”, ha detto il ministro degli Esteri russo.

Al contrario, Kiev sembra intenzionata a proseguire il conflitto anche a costo di una terza guerra mondiale, volendo coinvolgere sempre più le potenze occidentali nella guerra contro la Russia. “Da parte sua, il regime [di Kiev] sta cercando di trascinare più a fondo gli statunitensi e gli altri membri della NATO nel vortice del conflitto, sperando di rendere inevitabile il loro scontro a capofitto con l’esercito russo”, ha detto Lavrov. “Dovremmo solo ricordare la provocazione del 15 novembre con il missile della difesa aerea ucraina caduto in Polonia, quando [il presidente ucraino Volodymyr] Zelens’kyj ha cercato di farlo passare con l’inganno come un missile lanciato dalla Russia”, ha continuato Lavrov. “È positivo che Washington e Bruxelles abbiano avuto la saggezza in quel momento per non cascarci. Tuttavia, quell’incidente ha dimostrato che il regime [di Kiev] non si fermerà di fronte a nulla”, ha osservato il massimo diplomatico russo.