Sergej Lavrov, ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa dal 2004, ha concesso una nuova intervista ad una televisione occidentale, dopo quella rilasciata ad inizio mese a Zona Bianca, programma di Rete 4. Questa volta, il capo della diplomazia russa ha parlato all’emittente francese TF1, ribadendo e chiarificando le posizioni di Mosca sulla situazione in Ucraina.
Lavrov ha spiegato che la Russia non ha nessuna intenzione di occupare militarmente i territori che sono sotto il controllo del proprio esercito. Al contrario, il Cremlino ritiene che debba essere la popolazione locale a decidere il proprio destino: “Per quanto riguarda i territori in cui vivono persone che non vogliono tagliare i legami con la Russia, spetta ai cittadini di queste regioni decidere. Non credo che saranno felici di essere nuovamente guidati dal regime neonazista, che ha rivelato la sua natura completamente russofoba. Spetta al popolo stesso decidere”.
Lavrov ha sottolineato che una priorità assoluta è liberare leRepubbliche Popolari di Doneck e Lugansk, che sono state riconosciute dalla Russia come stati indipendenti: “Negli altri territori ucraini dove si svolge l’operazione militare, i cittadini di queste regioni dovrebbero decidere del loro futuro. Dovrebbero decidere in quale ambiente vivere: quello creato dal presidente Volodymyr Zelens’kyj con il divieto dell’uso della lingua e della cultura russa nell’istruzione, nei media e nella vita di tutti i giorni, o in un altro, dove potranno educare i propri figli come vogliono, non come decidono Zelens’kyj e il suo governo”.
Secondo Lavrov, l’operazione militare speciale che la Russia sta conducendo in Ucraina procede secondo i piani. L’alto diplomatico russo ha sottolineato che in Ucraina la Russia sta proteggendo le persone e la lingua russa, che è stata presa di mira dalla discriminazione diretta e dall’aggressione da parte dei regimi ucraini sotto i presidenti Petro Porošenko (2014-2019) e Volodymyr Zelens’kyj.
Il ministro ha anche sottolineato le responsabilità delle potenze occidentali, che negli ultimi anni hanno fatto orecchie da mercante agli appelli della Russia affinché l’Ucraina onorasse i suoi impegni internazionali, riferendosi in particolare agliAccordi di Minsk. Lavrov ha spiegato che la Russia ha tentato molte volte di aprire un dialogo con l’Occidente, senza tuttavia ricevere risposte soddisfacenti dall’altra parte, il che ha reso inevitabile l’intervento armato: “La Russia non ha dichiarato una minaccia alla sua sicurezza dall’oggi al domani, ha invitato l’Occidente per molti anni a non trasformare l’Ucraina in un avamposto “anti-Russia”, a non creare una minaccia militare per lo stato russo dal suolo ucraino, a non ostacolare la lingua, l’istruzione e la cultura russa”.
Lavrov ha ricordato che la Russia avrebbe accettato la permanenza dei territori di Doneck e Lugansk sotto la sovranità Ucraina se Kiev avesse concesso alle due regioni del Donbass l’autonomia prevista dagli Accordi di Minsk. “In risposta al colpo di stato del 2014 e alle dichiarazioni dei suoi leader sulla necessità di cacciare i russi e vietare lo status della lingua russa in Ucraina, i residenti delle regioni orientali dell’Ucraina hanno dichiarato di non riconoscere il colpo di stato e di non volerlo riconoscere la legittimità di coloro che si sono impadroniti di Kiev e si sono autoproclamati governo. È qui che tutto è cominciato. Francia, Germania e Unione Europea sono rimasti in silenzio. Probabilmente si sono rallegrati”, ha ricordato il ministro russo.
“In quel momento vennero proclamate la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk. In risposta, Kiev ha inviato truppe in quelle aree, così come aerei per bombardare Doneck e Lugansk. L’Europa è rimasta in silenzio”, ha continuato. “A quel punto, l’allora presidente francese François Hollande ha organizzato il format Normandia. Per lunghi mesi abbiamo cercato di fermare il conflitto. Abbiamo convinto Doneck e Lugansk a rinunciare alla loro sovranità proclamata se gli accordi di Minsk fossero stati rispettati: tutti quello che il governo di Kiev doveva fare era concedere uno status speciale a quei territori”.
“Francia e Germania hanno messo le loro firme sotto la definizione di ciò che questo status implica: lingua russa, proprie forze dell’ordine e legami economici speciali con la Russia. Nulla è stato messo in pratica”, ha aggiunto il massimo diplomatico russo. Lavrov ha proseguito dicendo che il governo di Kiev ha continuato a uccidere civili per otto lunghi anni, mentre l’Europa ha fatto finto di nulla e ha detto che la Russia avrebbe dovuto rispettare gli Accordi di Minsk anche se Kiev li avesse violati.
“È difficile capire cosa sta succedendo ora senza dare un’occhiata alla lunga storia di come l’Occidente ha indottrinato l’Ucraina a essere il nemico della Russia. Non ci sono dubbi che sia stato uno sforzo deliberato. Ci sono ragioni per cui siamo rimasti senza scelta se non quella di difendere i russi che vivono in Ucraina, che sono cittadini di questo Paese, dall’illegalità neonazista, per difendere la lingua e la cultura russa”, ha ribadito nuovamente il ministro degli Esteri.
“Le teorie e le pratiche naziste e neonaziste sono profondamente radicate nel ‘tessuto’ della vita quotidiana dell’Ucraina e sono suggellate dalle leggi del Paese. Abbiamo cercato di attirare l’attenzione anche su questo, ma i nostri amici occidentali hanno solo ignorato la questione. Ora è diventato chiaro che lo consideravano persino utile. L’obiettivo era dissuadere il nostro Paese creando minacce per la Russia”, ha concluso Lavrov.