Il primo crocevia del nostro campionato ha confezionato verdetti perentori quanto sorprendenti: il duopolio Juventus-Napoli che durava dalla prima giornata di campionato si è definitivamente sciolto. I bianconeri infatti hanno perso in maniera abbastanza inopinata contro la Lazio e poche ore dopo il Napoli, sbancando l’Olimpico, si è issato solo soletto al comando con due punti di vantaggio sull’Inter che vincendo un derby al cardiopalma si è portato a solo due punti dalla battistrada. Da un duo si è passati così ad un quartetto di squadre che potrebbero dire la loro in chiave scudetto: il Napoli, l’Inter, la Juventus e la Lazio. Se per azzurri e nerazzurri questa sembra la classica annata in cui tutto è destinato a girare per il verso giusto, i biancocelesti potrebbero pagare cammin facendo l’esiguità della rosa ed il doppio impegno in europa che succhia sempre molte energie, infine la Juve resta fortissima ma sembra mentalmente sazia e con alcuni problemi di amalgama tattico di difficile risoluzione. In mezzo alla classifica va rimarcato l’ottimo campionato di Sampdoria e Bologna, due squadre che sono cresciute molto rispetto allo scorso anno mentre in coda intanto, tolto il Benevento ancora fermo a quota zero, tante squadre devono incominciare a stare attente.
Un pareggio vergognoso contro la Macedonia ed una vittoria striminzita contro l’Albania è stato il magro bottino raccolto dalla nostra Nazionale che per lo meno è riuscita a qualificarsi per gli spareggi. A proposito, sarà la Svezia il nostro avversario ai play-off in un doppio match che gli uomini di Ventura non possono assolutamente sbagliare, pena il disonore e discredito per un intero paese che vive di pane e pallone. L’urna non ci è stata molto benevola perché reputavo due brutte rogne da evitare l’Eire e la Svezia appunto. I verdi di Dublino e i vichinghi sono infatti due squadre molto simili: poco talentuose ma quadrate, toste e ben allenate dai loro rispettivi selezionatori. La Svezia senza il paracarro di lusso Ibra la davanti è molto più squadra e imprevedibile nelle trame offensive, il sistema di gioco è sempre quello (il canonico 4-4-2 di stampo nordico) ma l’arrivo sulla panchina di Andersson e di molti elementi dell’Under 21 vittoriosa agli Europei del 2015 ha portato una ventata di novità che ha ridato entusiasmo alla nazione nordica. Sarà particolarmente dura per l’Italia giocare l’andata in Scandinavia dove Ventura potrebbe rischiare grosso senza una boa di riferimento come Belotti dovendosi aggrappare a Immobile e alle sue micidiali progressioni. Se gli azzurri dovessero andare a buca a Stoccolma il ritorno potrebbe essere molto complicato perché i nostri giocatori sembrano fragili e quasi impotenti dal punto di vista psicologico come testimoniato dalle ultime partite. Chissà se Mister Libidine andrà avanti con il suo 4-2-4 oppure rispolvererà la difesa a tre (fatto probabile questo perché gli svedesi giocano con il 4-4-2) almeno nel match andata in Svezia? Questi sono dilemmi e interrogativi che potrebbero turbare e non poco il clan Italia.
Juventus – Lazio (1-2)
L’ottava giornata si è aperta subito con i fuochi d’artificio di Juventus e Lazio. Se a Bergamo già era scattato un piccolo campanello d’allarme per l’armata bianconera, questa volta l’allarme è suonato in piena regola con un boato. Ancora una volta in vantaggio, ancora una volta i bianconeri si sono fatti raggiungere e poi addirittura superare da un grandioso Cirone Immobile. Il gol del pareggio e della Lazio e l’azione che ha causato il rigore della vittoria, giunto su una prevedibilissima imbucata centrale, sono emblematici del fatto che alla Vecchia Signora manca un leader difensivo che sappia guidare il reparto (cosa arcinota) ma anche che le carte a centrocampo sono state rimescolate male: senza Pjanić (che comunque non è un fenomeno) a centrocampo sia Khedira che Matuidi non riescono a prendere in mano le redini del gioco, poi se i suddetti giocatori non sono nemmeno capaci di proteggere la propria difesa allora la frittata è fatta. In attacco poi il Gordo Higuain senza scatto, requisito essenziale per un attaccante, vale la metà del proprio valore mentre Dybala si sta confermando sempre di più un cagasotto, leader tecnico ma non morale e temperamentale. E’ vero, non è da questi particolari che si giudica un giocatore, però senza i due rigori sbagliati dal gaucho la Juventus sarebbe tornata a casa con tre punti in più in saccoccia e alla fine, volenti o nolenti, nel calcio sono i particolari che ti fanno vincere! Capitolo Lazio: gran bella squadra davvero, si vede eccome la mano di Inzaghino che con il cambio di modulo ha dato molte più certezze ai suoi. La Lazio dell’anno scorso era infatti una squadra abbastanza incostante, forte con le deboli e debole con i forti, mentre con questo modulo che di fatto contempla una sola bocca da fuoco in avanti e tanti centrocampisti che si inseriscono da dietro, i romani sono molto più compatti ed equilibrati. A mio avviso se il bischero dovesse levare le tende da Torino Inzaghino potrebbe essere il nuovo tecnico bianconero.
Roma – Napoli 0-1
Un giorno quando chiesero al grande Osvaldo Bagnoli il segreto del suo Verona scudettato, la sua risposta fu spiazzante “semplicemente abbiamo avuto culo dalla prima all’ultima giornata!”. Il Napoli ha così centrato la sua ottava vittoria in otto gare andando ad espugnare l’Olimpico contro una Roma comunque più che dignitosa e che è stata in partita fino all’ultimo. In un incontro molto tattico e spezzettato, contrassegnato da due squadre che hanno giocato a scacchi con i loro schieramenti speculari, alla fine a decidere è stato un banalissimo episodio. La super carambola che ha portato alla rete di Insigne è una cosa che ti va bene una volta su venti, però l’uno a zero finale è risultato assolutamente meritato, si vedeva infatti che in campo i giocatori in maglia azzurra avevano una velocità di pensiero e una fluidità di manovra migliore rispetto alla Roma. Se a questo ci si aggiunge una fase difensiva finalmente accorta e che fa correre pochi pericoli al proprio portiere capiamo come mai questo potrebbe essere un anno decisamente magico per il Napoli.
Fiorentina – Udinese 2-1
Nello scontro tra due compagini in cerca di identità e fisionomia la Fiorentina di Pioli ha battuto con merito l’Udinese con una doppietta dell’ex Cirillo Thereau che si è così vendicato della sua vecchia società. I friulani, se Maxi Lopez non dovesse venire resuscitato dal taumaturgo Delneri, potrebbero davvero rimpiangere amaramente la cessione del transalpino, mentre in porta prima lo sbarbatello Scuffet e adesso il pensionato Bizzarri si stanno confermando delle autentiche calamità naturali.
Crotone – Torino 2-2
Dopo l’incredibile suicidio di due settimane orsono contro il Verona, il Torino è ripartito da dove aveva terminato e cioè da un altro 2-2 rocambolesco quanto deludente, questa volta però acciuffato all’ultimo secondo, sul campo del Crotone. Il Toro continua a non convincermi: pacifico che l’assenza del Gallo Belotti toglie tantissimo alla squadra, però senza il Gallo i granata sono comunque andati a segno con una certa disinvoltura quindi parlare di una squadra dipendente dal bergamasco mi sembra un’inesattezza… Il problema è l’impalcatura tattica della squadra che è molto precaria con un centrocampo che non copre e una coppia di centrali N’Koulou-Moretti (già il nome è sinistro) che è davvero scadente. Bene invece il Crotone che pare aver trovato la quadra dopo qualche settimana di maretta (in questo Nicola batte Mihajlović con un set di tennis!), peccato che la squadra si sia smarrita nella ripresa anche se i 30° presenti in Calabria hanno inciso non poco sull’andamento dell’incontro.
Sampdoria – Atalanta 3-1
Grande rimonta della Sampdoria che ha battuto con un secco 3-1 un’Atalanta che probabilmente aveva la testa rivolta all’Europa. Dopo un primo tempo dominato dalla Dea (gol del cursore Cristante, altro giocatore migliorato dal Gasp) nel secondo tempo i cambi ordinati da Giampaolo hanno dato l’effetto sperato e sono riusciti a ribaltare completamente la partita, da così a così! In casa bergamasca si è fatta decisamente sentire l’assenza del Papu Gomez, il trascinatore dell’attacco nerazzurro, dove Josipone Iličič come al solito ha fatto mezzora alla grande per poi sparire quando il gioco si fa duro.
Cagliari – Genoa 2-3
E’ ufficiale, Massimo Rastelli è il primo allenatore esonerato della stagione sportiva 2017/18. Fatale per il tecnico napoletano la sconfitta del suo Cagliari contro il moribondo Genoa che in Sardegna si è così riscattato con una prestazione tutta grinta e sostanza. Trovo incomprensibile la parabola dei sardi che sembravano promettere bene per poi crollare inopinatamente nelle ultime quattro giornate: che la squadra stesse giocando contro il proprio allenatore? Tra i papabili successori il più indicato a mio avviso per allenare la squadra in queste situazioni è Iachini, mentre quelle di Oddo e Zenga mi sembrano soluzioni avventuristiche. In casa Genoa Jurić respira grazie agli innesti di Galabinov e Taarabt, due giocatori che là davanti sembrano ben integrarsi a vicenda.
Sassuolo – Chievo 0-0
Brutto pareggio tra Sassuolo e Chievo, le due squadre più noiose di questo campionato, e se per i Mussi veronesi il punto può essere ben accetto, la stessa cosa non può dirsi per i piastrellisti emiliani che sembrano aver smarrito completamente la via del gol un po’ come l’Empoli l’anno scorso che, scherzando con il fuoco ha finito per bruciarsi. Reputo l’organico dei neroverdi comunque nettamente superiore a quello dei toscani, forse che cacciando l’inesperto Bucchi (che di fatto sta depauperando il valore della rosa a disposizione) molti problemi potrebbero essere risolti.
Bologna – Spal 2-1
Bella vittoria per il Bologna nel derby contro la Spal, zitto zitto il musone Donadoni sta costruendo una bella squadretta sotto le due torri: tosta e tignosa in mediana, dove Poli sembra aver ritrovato una seconda giovinezza, ficcante e veloce in attacco dove il vecchietto Palacio sembra aver raccolto il testimone che fu di Di Vaio, altro attaccante attempato (e calvo) che in Emilia aveva ritrovato la via del gol. Era dai tempi di Guidolin (sedici anni fa) che il Bologna non partiva così bene, se son rose fioriranno…
Inter – Milan 3-2
E’ stato uno dei derby più belli e appassionanti degli ultimi anni, dal punto di vista tecnico ci sono stati sicuramente spettacoli migliori di questa stracittadina meneghina, però dal punto di vista del pathos e delle emozioni questa partita è destinata a passare alla storia. Come detto in precedenza nel calcio ci sono annate che nascono bene e che sono destinate a finire meglio e annate che, viceversa, nascono male e che sono destinate a finire peggio! Questo motto può essere applicato alla perfezione all’Inter e al Milan che dopo novanta minuti di fuoco e fiamme hanno avuto il loro responso dalla Dea Eupalla: biscione fortunato e vivo più che mai per la lotta per le prime posizioni, diavolo sfigato e con alta probabilità di vedere il trono dei grandi con il cannocchiale per un bel po’ di tempo. Il Milan ha avuto il torto atavico di essere partito con il pannolone addosso: zero pressing a centrocampo, squadra a trazione posteriore con il solo André Silva (giocatore dai piedi buoni ma fumoso e che rallenta tantissimo la manovra) spaesato lì davanti con Suso a fare da elastico tra la folta difesa e l’unica punta. L’Inter, nonostante l’inferiorità numerica a centrocampo, ha accelerato subito i ritmi in mezzo, Spalletti che scemo non è ha capito che senza un trequartista completo l’unico gioco che può fare è affidarsi al cross dalle fasce per Wandito Icardi, il gol dell’1 a 0 è nato infatti da questo schema di gioco da A B C del calcio. Avanti meritatamente, nel secondo tempo i nerazzurri hanno sofferto il ritorno del Milan che si è schierato con una formazione sbilanciatissima: Suso e Bonavenutra mezzali “alla Barcellona” con il duo pesante Cutrone e Silva di punta. Il Milan con il suo ritmo a mangiato l’Inter a centrocampo per tutta la ripresa: due volte i rossoneri hanno ripreso le scelleratezze di Bonucci & co in difesa ma proprio all’ultimo secondo il solito Icardi purga il Milan con un (sacrosanto) rigore. Adesso Montella ha un altro derby (contro il Genoa dell’amicone rossonero preziosi) per salvare la propria malconcia panchina, l’Inter invece sarà attesa da un importantissimo scontro verità contro il Napoli, se i nerazzurri passeranno indenni dal San Paolo sognare è lecito perché.
Verona – Benevento 1-0
Nella sfida del lunedì tra derelitte il Verona batte il derelitto Benevento che resta così al palo. Decisiva nell’andamento del match l’espulsione ingenua di Antei che ha messo la partita sui binari di un Hellas cui è bastata qualche individualità in più (Cerci, Pazzini, Romulo) per avere la meglio sui campani che con otto sconfitte in otto incontri ha eguagliato il record poco invidiabile del Venezia edizione 1949/50, una delle squadre più oscene mai viste su un campo di Serie A, i lagunari terminarono il campionato ultimissimi a quindici punti dalla salvezza, un’enormità quando avevano ancora i due punti a vittoria.