Emiliano Mondonico

Dopo due settimane di pausa a causa degli impegni delle Nazionali che si stanno scaldando i motori in vista dei mondiali russi (non parliamo della nostra ovviamente!) è tornata in campo la nostra Serie A proprio nell’imminenza delle festività pasquali.

La Juventus ha messo così una serie ipoteca sulla conquista del settimo sigillo consecutivo: i bianconeri si sono infatti sbarazzati, pur con qualche patema di troppo, del Milan mentre il Napoli è tornato dall’Emilia con il classico pareggino che non serve a niente. Il pareggio della Roma, abbastanza inatteso, sul campo di Bologna ha riaperto i giochi per il terzo posto: Inter e Lazio, entrambe vincenti contro le malcapitate Verona e Benevento, ora sono veramente vicine, completamente tagliato fuori dai giochi invece il Milan che adesso dovrà concentrarsi per mantenere la sesta piazza dal ritorno dell’Atalanta, ancora vittoriosa. In coda invece la vittoria del Chievo lascia negli impicci solamente quattro squadre: Crotone, Spal, Verona e Benevento.

Addio Mondo!

In settimana è venuto a mancare un altro grande protagonista del nostro calcio, Emiliano Mondonico, che è spirato a 71 anni appena compiuti dopo aver a lungo lottato contro un male incurabile che da anni affliggeva la sua tempra da combattente mai domo.

Il popolare Mondo è stato sicuramente uno dei tecnici più sottovalutati degli ultimi trent’anni. Ex promessa mai del tutto mantenuta del settore giovanile della Cremonese (giocava ala destra e si diceva fosse l’erede di Meroni per caratteristiche tecniche che caratteriali), Mondonico dopo aver vestito le maglie di Torino, Cremonese, Monza e Atalanta ha avuto la sua giusta consacrazione, come molti giocatori incompiuti, nelle vesti di tecnico.

All’esordio assoluto nei professionisti infatti il baffone di Rivolta D’Adda ha portato la sua Cremonese, trascinata da un giovane Gianluca Vialli, in Serie A dopo cinquantacinque anni di assenza. I grigiorossi del Mondo giocavano un calcio avvolgente e spumeggiante, pur con un materiale non di primissimo livello, infatti l’anno successivo in Serie A (1984/85) la Cremonese del patron Luzzara disputò un campionato in stile Benevento: bel gioco ma punti che finivano sistematicamente agli avversari.

Dal bel gioco all’epopea di Torino, nel segno del Catenaccio

Dopo questo impatto traumatico con la massima serie il furbo Mondonico, che da buon padano conosceva l’arte del pragmatismo, decise di accantonare i propositi di bel gioco e divenne un allenatore spiccatamente difensivista e catenacciaro quasi in modo provocatorio in un’epoca in cui furoreggiavano i profeti alla Sacchi.

Emiliano era bravo a preparare le partite, a ingabbiare il gioco degli avversari e a cambiare le carte in tavola con i cambi. Con un calcio spiccatamente “pane e salame” il Mondo portò l’Atalanta, squadra di Serie B, in semifinale di Coppa delle Coppe contro il Malines del grande portiere Preud’homme. Poi, una volta saliti in A, i bergamaschi si classificarono sesti e settimi bissando per ben due volte la qualificazione per le coppe europee.

Nel 1990/91 Mondonico andò a sedersi sulla panchina di un’altra sua ex squadra conosciuta da calciatore, il Torino dove, in due anni, centrò un quinto ed un terzo posto e soprattutto una finale di Coppa Uefa contro l’Ajax di Van Gaal che però si impose fortunosamente al termine di un’infuocata doppia sfida (2-2 a Torino, 0-0 ad Amsterdam) e una Coppa Italia vinta contro la Roma. Sembrò il momento del grande salto verso una grande panchina per il tecnico cremasco che invece decise di legarsi ancora ad un Torino che navigava in pessime acque societarie e che era costretto ad ogni sessione di mercato a cedere i migliori pezzi.

Gli anni post-Torino

Così dopo un biennio a metà classifica, il Mondo se ne ritornò a predicare calcio e semplicità nella sua Atalanta dove restò ben quattro anni valorizzando attaccanti come Inzaghi, Morfeo e Vieri. Poi ritornò sulla panchina del Torino dove però visse un biennio agrodolce (1998-2000: promozione in A e retrocessione l’anno dopo), quindi una mancata salvezza nel Napoli e un biennio sfortunato alla guida del Cosenza in B furono visti come il preludio ad un precoce declino. Invece Mondonico visse un’altra impennata improvvisa portando in A la Fiorentina (2003/04), squadra per la quale ha sempre tifato, e dimettendosi l’anno successivo con la squadra gigliata a centro classifica (con Zoff in panchina la squadra si salvò per un soffio).

Da questo momento in poi il Mondo si confinò quasi da esule nella sua Lombardia dove allenò in due riprese l’Albinoleffe e la sua Cremonese (altro ritorno!), dove per altro visse un biennio abbastanza anonimo (2007/08 e 2008/09). Nell’estate 2011, dopo aver compiuto l’ultimo miracolo della sua carriera centrando una salvezza in Serie B con un’Albinoleffe sulla carta davvero mediocre, Mondonico annunciò un temporaneo ritiro dal calcio a causa di un tumore (“la bestia” come la chiamava lui).

Dopo un’operazione molto delicata il 30 gennaio 2012, il Novara decise di fargli un inaspettato regalo chiamandolo al capezzale dei piemontesi che languivano nelle ultime posizioni in Serie A. Dopo sette anni di assenza il Mondo tornò così in massima serie: l’avventura però durò solo sei partite con la grande soddisfazione di aver espugnato San Siro sconfiggendo l’Inter che solo qualche anno prima aveva vinto tutto quello che c’era da vincere.

È questa l’ultima impresa di un personaggio mai banale nelle dichiarazioni, anticonformista per scelta e ostinatamente controcorrente che mancherà molto al nostro calcio.

Bologna – Roma 1-1

La trentesima giornata è iniziata con un inedito incontro all’ora di pranzo di sabato tra Bologna e Roma. Dopo aver inchiodato sul pareggio i cugini della Lazio, i rossoblù bolognesi ci hanno preso gusto e hanno fatto lo stesso con la squadra di Di Francesco. Il tecnico occhialuto se l’è cercata lasciando in panchina Džeko in un incontro cruciale: Schick continua a dimostrarsi un pesce fuori dall’acqua mentre l’infortunio del Ninja tatuato Nainggolan ha fatto naufragare i lupacchiotti nel reparto nevralgico del gioco dove sia De Rossi, sempre più in versione palo della luce, che Strootmann sono troppo fermi. Alla fine il pareggio, per come si era messa la gara può essere accolto positivamente. In casa Bologna ottimo l’esordio di tale Santurro, un portiere di cui non sapevo nemmeno l’esistenza e che invece ha effettuato alcuni interventi decisamente pregevoli.

Inter – Verona 3-0

E’ durata neanche un minuto l’incontro tra Inter e Verona: il primo gol subito dai veronesi dopo nemmeno un minuto di gioco è un qualcosa di ridanciano. Su rimessa laterale, cioè in una situazione di gioco dove non esiste il fuorigioco, i difensori in maglia gialloblù si sono disposti in linea lasciandosi un tipo come Icardi alle loro spalle in (apparente ma non esistente) posizione di offside! Alla fine, l’oscena retroguardia dell’Hellas, ha concesso solo tre gol ai nerazzurri solo perché sul 3-0 si sono limitati a gestire il risultato. E parliamo di una squadra che dovrebbe lottare con il coltello tra i denti per salvarsi! L’Inter sembra invece ritrovata in vista del derby infrasettimanale, peccato solo che la squadra sia troppo dipendente dal tamarrone argentino.

Lazio – Benevento 2-6

Gioca bene il Benevento. In dieci contro undici i campani sono riusciti addirittura a mettere sotto la Lazio all’Olimpico per sessanta minuti. Poi però la condizione fisica della squadra di De Zerbi è scemata e i bianconcelesti si sono scatenati con Immobile che va sempre a nozze nelle maglie allentate delle retroguardie avversarie. E’ a dir poco sconcertante che un giocatore del genere, che a livello europeo ha sempre fatto scena muta o quasi, abbia segnato ben 26 gol.

Atalanta – Udinese 2-0

Sei sconfitte consecutive per l’Udinese. A Bergamo le zebrette friulane di Oddo sono uscite sconfitte ancora una volta, abbastanza nettamente, contro un’Atalanta che invece scoppia di salute dopo l’immeritata eliminazione in Europa league per mano del Borussia Dortmund. Mercoledì la Dea ha un’importante spareggio contro la Sampdoria (squadra che come l’Udinese è in pienissima crisi) per agganciare il Milan al sesto posto, per Gasperini sarebbe un altro miracolo. Io proporrei il Gasp come prossimo CT azzurro con una squadra giovane e di gamba con di base i vari Caldara, Petagna, Cristante, Gagliardini. Tanto dobbiamo pensare che il nostro movimento calcistico al momento non offre di meglio e che l’Inghilterra nel 1966 vinse un mondiale con una base di giocatori del West Ham, cioé l’Atalanta d’oltremanica.

Cagliari – Torino 0-4

La morte di Mondonico deve aver dato la scossa al Torino che, dopo quattro ko consecutivi, ha vinto in maniera fin troppo larga sul campo del Cagliari suggellando un bel poker. Nel primo tempo le due squadre si sono annullate a vicenda cozzando uomo contro uomo nei loro speculari 3-5-2, poi Mazzarri a differenza di Ciuffettino Lopez ha dimostrato di saper leggere una partita e con i cambi ha spaccato in due la partita. Ljajić è un giocatore incostante ma di talento genuino, infatti quando il serbo si accende l’intera manovra d’attacco dei granata ne beneficia. Povero Cagliari: da Rastelli a Lopez è finito dalla padella alla brace!

Fiorentina – Crotone 2-0

Continua il buon momento della Fiorentina che ha vinto con pieno merito la partita contro il Crotone. I calabresi, rispetto all’anno scorso, sembrano giocare più con il fioretto e meno con il coltello tra i denti, il risultato è che la Spal macina punti e gli Zenga boys adesso sono terzultimi. Se non squilla presto la sveglia per gli squali si farà dura.

Fiorentina – Crotone 2-0

In una partita a dir poco falsata dalle decisioni dell’arbitro Giacomelli la Spal torna da Marassi con un pareggio che comunque fa tanto morale ed autostima. La retroguardia ferrarese però in Liguria ne ha fatte davvero di tutti i colori commettendo delle leggerezze che sono costati ben due rigori, il secondo a dir il vero è stato un regalo del duo Giacomelli-Var perché il contatto tra Lapadula e Vicari è quasi impercettibile. Risultato? Rosso per il giocatore spallino e rigore per il Genoa, poi trasformato. Chi diceva che la Var avrebbe eliminato tutte le polemiche nel nostro calcio si è quindi nuovamente sbagliato: basta infatti il buonsenso e non gli ausili della tecnologia a risolvere certi episodi.

Sassuolo – Napoli 1-1

Un brutto Napoli torna a casa con un pareggio che non serve ad un fico secco dall’Emilia. Il Sassuolo ha interpretato benissimo la gara nel primo tempo con una fase di difesa arcigna e guardinga che unita a rapidi capovolgimenti di fronte hanno mandato in tilt la retroguardia, disattenta e pasticciona, del Napoli: ogni volta che Berardi e Politano filavano via in uno contro uno su palle lunghe dinanzi ad Albiol e Koulibaly per gli azzurri erano sempre dolori. Cappellino Iachini ha scelto una formazione molto giovane e con gente di gamba e la scelta è stata ripagata dal campo: i napoletani infatti hanno giocato a ritmi troppo paludati nel primo tempo con un Insigne che è stato a tratti imbarazzante ed irritante. Il calo fisico preventivabili dei neroverdi nel secondo tempo e la scossa che ha dato Sarri ai suoi nell’intervallo però ha fruttato solo la classica tiratina di nervi che ha fruttato il pareggio. Curioso come il gol del vantaggio dei piastrellisti Mapei sia stato segnato da Politano, uno dei tanti giocatori che a gennaio hanno rifiutato di venire a Napoli a fare da semplice tappezzeria…

Chievo – Sampdoria 2-1

Sotto Pasqua la Sampdoria non poteva confermarsi come squadra resuscita morti: dopo aver regalato punti qua e là nell’ultimo mese, la truppa di Giampaolo è risucita nell’impresa di far vincere anche il Chievo di Maran che con questi tre punti importantissimi si porta a +4 dal terzultimo posto. L’osannato Jean Paul dovrebbe spiegarci come mai da un mese a questa parte i suoi hanno completamente smesso di giocare, forse il tecnico ed alcuni giocatori di punta (Torreira) sanno già di giocare altrove la prossima stagione?

Juventus – Milan 3-1

Vittoria dettata da episodi, cinica, non pulitissima come da stile Allegri, ma vittoria è stata e che vittoria! Grazie a questo successo infatti la Juventus si porta a +4 sul Napoli coltivando i sogni non solo tricolori ma anche di centrare un triplete che sarebbe storico. L’incontro dello Stadium ha comunque fatto emergere più di qualche dubbio sull’attuale stato di forma della Juventus. Non si capisce infatti come mai Allegri abbia deciso di puntare su un modulo, il 3-5-2, che ha rischiato di esporre la sua squadra a costanti duelli uomo contro uomo contro i tre giocatori offensivi del Milan, lasciando al solitario duo argentino l’intera fase offensiva e in più con dei giocatori come Lichtsteiner e Asamoah che ormai sono completamente inadatti a giocare a tuttafascia come ai bei tempi del Conte Parrucchino. Nonostante le errate scelte iniziali la Vecchia Signora è passata avanti con una magia di Dybala ma poi ha sofferto il pressing rossonero: il Diavolo con un centravanti serio (André Silva è buono per sgollare nelle praterie inglesi o per fare le sfilate di Dolce&Gabbana) avrebbe potuto creare più apprensioni alla difesa bianconera anche se l’inzuccata del grande ex Bonucci ha regalato al Milan un meritato pareggio. Nel secondo tempo il Diavolo ha continuato a spingere in pressing mostrando un gioco senza fronzoli ma efficace e a volte bello da vedersi, sulla grande conclusione stampatasi sulla traversa del turco di Cermania è svoltata la partita. Il bischero Allegri infatti ha corretto i suoi errori iniziali inserendo giocatori offensivi a manetta (i sudamericani Cuadrado e Douglas) proprio mentre il diavolo calava d’intensità fisica. Il risultato è stato il 3-1 finale che ha cucito mezzo scudetto sulle casacche bianconere.