
A novanta minuti dalla fine del campionato i verdetti sono già stati quasi decisi: Juventus (sconfitta a Verona) già campione d’Italia, Napoli quasi secondo, Roma quasi terza, Inter e Fiorentina certe del loro piazzamento UEFA. Le uniche incognite ormai riguardano l’ultimo piazzamento valido per l’UEFA e l’ultimo posto del lotto delle retrocedenti: in chiave Europa il Sassuolo è favorito sul Milan (60%-40% le mie percentuali) mentre in chiave Serie B, la penultima giornata ha sancito il sorpasso del Palermo ai danni del Carpi, suicidatosi amaramente contro la Lazio. Adesso gli emiliani dovranno vincere a tutti i costi e sperare nelle disgrazie dei rosanero, retrocede infine tra gli applausi il Frosinone, una scena che capita di rado sui nostri campi.
Tre squadre spagnole su quattro, è il responso inequivocabile scaturito dalle semifinali di ritorno di Champions ed Europa League, un risultato che però non sorprende più di tanto perché quella del 28 maggio a San Siro sarà la seconda finale madrilena in tre anni, un fatto inedito nella storia del campo. Come da me paventato, sono state due semifinali di Champions equilibrate, decise da episodi, non pensavo a dir il vero che il match tra Bayern ed Atletico fosse così bello ed intenso e che alla fine la spuntasse un’altra volta il Cholo. Più prevedibile invece il passaggio in finale del Real che ha trovato davanti a sé un City davvero poca cosa, anche in questo caso la partita è stata decisa da un episodio (guarda a caso in mezzo c’era Bale, giocatore determinante in Europa) che ha rotto l’equilibrio in campo. A mio avviso questa edizione di Champions è stata la più mediocre dell’ultima decade almeno e la finale non promette niente di buono. In Europa League invece c’è da registrare la remuntada del Liverpool, unica intrusa in una festa tutta iberica, che ha sfruttato a dovere il fattore Anfield mentre il Siviglia ha fatto il suo dovere come da pronostico con lo Shaktar. Perché tutto questo successo del calcio spagnolo? Lasciando perdere considerazioni tecnico e tattiche, che pure sono importanti perché gli spagnoli sono stati comunque gli ultimi innovatori del football, si possono fornire spiegazioni di carattere identitario e di appartenenza: se si eccettua per il Real che è la classica raccolta di figurine (innestata sempre però su una base fortemente iberica), il Barcellona ha mantenuto anche in questi anni una fortissima connotazione catalana, l’Atletico Madrid è un mix ben riuscito tra spagnoli e sudamericani, il Villareal ha in rosa quasi solo spagnoli, l’Athletic Bilbao solamente baschi. Il flop del Manchester City, una squadra inglese che gioca in orizzontale e non parte mai alla carica, e dell’inedito Bayern Monaco in salsa tiki-taken può essere spiegato anche in questi termini.
INTER – EMPOLI 2-1: in una sorta di amichevole primaverile, tra due squadre ormai appagate dalla loro stagione, l’Inter si conferma al suo agio tra le mura domestiche e questo deve essere un buon punto di partenza per la prossima stagione. Il salto di qualità della squadra dovrà arrivare al centrocampo: la storia insegna che l’Inter è decollata quando ha trovato il regista giusto a centrocampo (Suarez, Matteoli, Snejider), con i zappatori alla Melo e Kondogbia (bidone dell’anno) la Beneamata è destinata a non arrivare da nessuna parte e a restare un’eterna incompiuta.
BOLOGNA – MILAN 0-1: il Milan ha fatto di tutto per non vincere questa partita e alla fine, quasi per caso, si è trovato in tasca tre punti che tengono la squadra (o meglio l’armata brancaleone) rossonera in corsa per quella rottura di palle dei preliminari Europa League. La cazzatona di Diawara, un giocatore che se fossi nei dirigenti felsinei sbolognerei al più presto per un bel pacco di milioni, ha spianato di fatto la strada al Diavolo, anche se pure sotto di un uomo, il Bologna si è fatto preferire per l’impianto e la qualità del suo gioco. Una mia convinzione è quella che un giocatore come Bacca, se gli metti dietro il centrocampo di Napoli o Roma, ti raggiunge le cifre di Higuain!
ROMA – CHIEVO 3-0: continua la marcia inarrestabile della Maggica. Zitto zitto Lucianone Spalletti sta compiendo un piccolo miracolo perché è riuscito a risollevare in un battibaleno una squadra e un ambiente letteralmente a pezzi sotto la gestione del Sergente (l’ipotesi che mezza squadra giocasse contro il francese è ormai comunque assodata). Il difficile però arriverà quest’estate, quando il pelato di Certaldo sarà chiamato a far compiere il definitivo salto di qualità alla squadra: la possibile cessione del Ninja Nainggolan, giocatore a mio avviso fondamentale nella rincorsa dei giallorossi verso i piani alti, già non è una buona base di partenza.
ATALANTA – UDINESE 1-1: il più classico dei biscotti che salva l’Udinese e festeggia, con tanto di gol su rigore, l’addio al calcio di Gianpaolo Bellini, 369 presenza in campionato tutte con un’unica squadra, la sua Atalanta. In inglese si direbbe one-man club, specie ormai rara come i quadrifogli nell’attuale calcio turbomercantilistico!
CARPI – LAZIO 1-3: come il celebre compaesano Dorando Pietri il Carpi rischia seriamente di cadere in Serie B sul filo di lana. Tutta colpa di un attaccante imbarazzante, uno spaventapasseri in ebano che risponde al nome di Jerry Mbakogu che è riuscito nell’impresa quasi impossibile di farsi parare ben due rigori da Marchetti, portiere noto non certamente per la sua abilità nel neutralizzare i penalties. Il calcio è crudele si sa, ma quando schieri una pippa del genere in attacco, caro Castori meriti di andare dritto in Serie B, specialmente se di pensa che il Carpi fino a gennaio aveva in rosa un giocatore come Borriello, letteralmente rinato a Bergamo, che avrebbe assicurato ai biancorossi quel paio di golletti in più utili per raggiungere la salvezza!
FIORENTINA – PALERMO 0-0: meno male che il campionato è quasi finito, perché questa Fiorentina non saprebbe segnare nemmeno se giocasse dal mattino alla sera. La mancanza di profondità e di palle decenti per la sua (unica) punta, oltre ad una gestione del turn-over troppo bislacca, sono stati i due fattori decisivi che hanno determinato la parabola discendente della viola. Nosferatu Ballardini ha fatto un piccolo capolavoro, poche storie, perché ha sicuramente inciso sul rendimento difensivo della squadra, ora però con il Verona bisognerà attaccare e segnare perché la mia impressione (magari mi sbaglierò) è quella che l’Hellas non scenda in Sicilia per la classica gita e che l’Udinese, visti i suoi buoni rapporti societari con il Carpi, invece decida di scansarsi.
FROSINONE – SASSUOLO 0-1: è la prima volta nella mia vita che vedo una squadra della nostra Serie A retrocedere tra gli applausi scroscianti dei propri tifosi. E’ Successo al Matusa di Frosinone, dove è andato in scena, concentrato in novanta minuti di gioco il film della stagione dei ciociari: i ragazzi del simpatico quanto barbuto Stellone anche contro il Sassuolo hanno infatti letteralmente buttato il cuore oltre l’ostacolo, creando occasioni su occasioni, ma mancando sempre l’obiettivo nel momento decisivo. Carpe diem invece è il motto di questo Sassuolo, che sembra davvero con le pile scariche e pure senza troppe idee in attacco (il che per un presunto allievo di Zeman è molto grave) ma che ancora una volta è riuscito a costruire i suoi successi sfruttando al meglio gli episodi. Il Frosinone a mio avviso può benissimo metabolizzare la retrocessione il prossimo anno: con pochi investimenti mirati e la proverbiale testa sulle palle i ciociari potranno tornare in Serie A negli anni prossimi, discorso diverso invece per il Carpi che l’anno scorso ha pescato il classico jolly che capita una volta nella vita.
SAMPDORIA – GENOA 0-3: Samp letteralmente asfaltata da un Genoa assatanato che è letteralmente rinato nel girone di ritorno. Se Conte non convoca Pavoletti a mio avviso va a cercarsele, visto che la storia insegna che prima di una manifestazione come un Europeo o un Mondiale un valido selezionatore deve sempre nascondere il proverbiale jolly nelle sue carte. Bearzot con Rossi nel 1978 e Vicini con Schillaci nel 1990 fecero proprio così e i risultati gli diedero ragione. Sinceramente il fatto che Montella sia in pole per la panchina della Nazionale m’inquieta e non poco!
TORINO – NAPOLI 1-2: con il suo 33 centro Higuain eguaglia il record di Angelillo datato 1957/58, anzi lo ha quasi eguagliato perché l’allora attaccante dell’Inter segnò 33 reti in 33 partite, una in meno di quelle giocate dal Pipita. Contro un Frosinone già spacciato però l’occasione è ghiotta per superare il connazionale e eguagliare il primato di Nordahl. Nel caso Higuain raggiungesse il pompierone va evidenziato che avrebbe una media migliore perché nel campionato 1950/51 (38 squadre come questo) lo svedese saltò una sola partita.
VERONA – JUVENTUS 2-1: onore al Verona che nonostante la stagione sfigata non sta mollando un colpo, chiaro che la Juve si sia presentata in campo demotivata e molla, però battere la capolista è pur sempre importante per il morale. Luca Toni da l’addio al calcio davanti al suoi tifosi: dopo Elkjaer è stato il simbolo dell’Hellas Verona. Si accavallano intanto le voci di un possibile Malesani 2.0 sulla panchina dei mastini: per un malesaniano come me sarebbe un sogno autentico, anche se credo più realistica l’ipotesi di un altro mastino vero in tutti i sensi come Beppe Iachini.