Settimana europea dolce-amara per le nostre squadre. Le note più positive sono arrivate dal Napoli che nonostante una forma fisica non ancora brillantissima è riuscito a tornare con il bottino pieno dall’insidiosa trasferta ucraina. Probabilmente con un portiere diverso dalla vecchia gloria della Dynamo Šovkovs’kyj, la partita sarebbe finita diversamente, però tre punti in trasferta vanno sempre accolti con un sorriso sulle labbra. Non ingrana invece la Juventus che non va oltre il risultato ad occhiali contro il Siviglia: la Vecchia Signora pratica un calcio abbastanza tradizionale (difesa bassa, fase difensiva molto di contatto, grande copertura per vie centrali) che non si sposa benissimo con la tipologia di calcio che si pratica in Europa. Allegri dovrà oliare certi equilibri tattici perché la sua squadra ha tutte le carte in regola e la proverbiale fame per potersi imporre anche in Europa. L’impressione è che il centrocampo sia ancora troppo bolso per reggere il pressing europeo e che certi giocatori che potrebbero fare la differenza in mezzo al campo come Pjanić giochino ancora a nascondino. Passando all’Europa League solo il Sassuolo ha fatto bene il suo dovere infliggendo un’umiliante 3-0 ad una squadra di rango come l’Athletic Bilbao, che probabilmente ha preso troppo sotto gamba la trasferta in Emilia. Malino la Roma e la Fiorentina che tornano in patria con il classico pareggino interlocutorio, entrambe le squadre sembrano in uno stato abbastanza confusionario con troppi problemi in società e nello spogliatoio. Chiudiamo invece con un’Inter in formato Sprite che ha rimediato una figuraccia epica contro l’Hapoel Birra Shevchenko (Hapoel Beer Sheva of course!) che si è imposto con pieno merito a San Siro. Per confermare il fatto che l’Inter è sempre “la pazza”, tre giorni più tardi Wandito Icardi e soci si sono imposti con pieno merito sui pentacampioni d’Italia dando senso così ad un campionato che sembrava chiuso sul nascere!
La caduta degli dei in quel di San Siro ha quindi rianimato il campionato: ben tredici squadre sono racchiuse in quattro punti e, notizia della settimana, la Juventus ha perso la testa della classifica in favore del Napoli, siamo sempre alla quarta giornata di campionato eh! Questa lunga quarta giornata di Serie A si è aperta con il posticipo del venerdì tra Sampdoria e Milan che ha visto i rossoneri sbancare immeritatamente Marassi dopo essere stati presi a pallate per tutti i novanta minuti di gioco. Il 4-3-3 sfilacciato di Montella è stato a lungo in balia di una Samp buona ma non trascendentale: la scelta di puntare su Lapadula al posto di Bacca poi è stata alquanto strampalata giacché la difesa alta, tipica delle squadre di Giampaolo, avrebbe favorito non poco lo scatto bruciante in campo aperto dell’indio il quale, non appena è stato gettato nella mischia, ha dimostrato di poter fare il diavolo a quattro. Montella avrà capito che con un attaccante del genere, devastante in campo aperto, deve giocare di rimessa come faceva il buon Mihajlović? Veniamo alla giornata di sabato che si è aperta con il rotondo successo della Lazio sul Pescara dell’ex Massimo Oddo. Gli abruzzesi, come da traduzione, giocano al calcio troppo bene per reggere la Serie A: dopo un buon primo tempo infatti il Pescara è letteralmente crollato non appena le precise geometrie di squadra sono andate a farsi benedire a causa dell’usura fisica. La Lazio conferma di essere una squadra letale in contropiede, con un Inzaghi junior che si conferma più accorto e furbo del proprio fratello più celebre cucendo la squadra sulle caratteristiche di un centravanti come Immobile, letale con le praterie davanti. Il Napoli invece fa il suo dovere piegando un ostico Bologna forse motivato da un Donadoni voglioso di vendicare la sua infausta esperienza partenopea di qualche anno fa. O’ ciuccio dovrebbe cercare pian pianino di trovare un nuovo portiere siccome il Ducione Reina sembra avere davvero problemi di diottrie sui tiri da lunga distanza. Da Marekiaro a Milikiaro: Sarri pare avere pescato bene l’erede di Higuain visto che l’ingresso del polacco ha letteralmente spaccato in due la partita. Milik come tutti gli attaccanti slavi tende ad essere un po’ lunatico ed incostante, ad alternare le classiche figate alle classiche cagate, è fondamentale che la squadra gli sia cucita addosso e che giochi il più possibile per lui come accadeva con Higuain (uno che non ama molto sacrificarsi per i compagni). La giornata di domenica si è aperta con il successo a sorpresa del Chievo che ha espugnato il campo dell’Udinese, il solito anticalcio di Cappellino Iachini (fu proprio lui al Chievo a inaugurare la lunga serie di “minestrari” poi proseguita con Di Carlo, Pioli, Iachini e Maran dopo il bel gioco delle ere Delneri e Pillon) questa volta non ha pagato, anche se c’è da dire che dare un filo logico ad una babele senza capo né coda come questa Udinese è un’impresa ardua anche per il miglior chef sulla piazza! Tra le partite delle 15 spicca il secco 2-0 del Sassuolo sul Genoa, due squadre che amano a giocare a viso aperto: se gli Squinzi boys non sono più una sorpresa, il Genoa tutto sommato non mi è dispiaciuto neanche in Emilia. Torrenziale successo del Cagliari sulla peggior Atalanta dell’ultimo lustro: la squadra di Gasperini sembra davvero senza capo né coda mentre i sardi del Rastello giocano alla “viva al parroco!” ma sono sempre molto efficaci come richiede la categoria. Borriellone è davvero essenziale per il gioco pane e salame di Rastelli e la sua partnership con il piccolo e razzente Sau potrebbe dare gioie al Casteddu. Scialbo 1-1, che non serve a nessuno, tra Palermo e Crotone, due formazioni che possono già prenotare il primo treno diretto in Serie B. Gli squali calabresi, che hanno già abiurato il frizzante 3-4-3 della promozione per un più compatto 3-5-2, possono appellarsi solamente al calore dei propri tifosi nel catino dello Scida, in Sicilia invece che il Zampa ceda la società a qualche facoltoso sceicco già da gennaio. Scialbo 0-0 infine tra Torino e Empoli: la scoppola di Bergamo ha convinto il pragmatico Sputacchione a giocare più coperto, la sensazione è però che la fase offensiva dei bovini sia troppo dipendente di movimenti sul fronte offensivo del Gallo Belotti, vediamo come si evolverà il Toro quando l’attacco sarà al completo. Passiamo alla partitissima delle 18, il Derby d’Italia che sembra aver riscritto la storia di questo campionato. L’Inter ha fatto l’Inter, cioè la classica squadra lunatica capace di perdere contro una squadra di sconosciuti birrai sionisti e di battere con pieno merito la corazzata penta campione, ma la Juventus non ha fatto la Juventus! Dopo aver corricchiato nel primo tempo e aver azzeccato quasi per caso il vantaggio (tipica azione da 3-5-2), la Vecchia Signora si è crogiolata sugli allori permettendo la rabbiosa rimonta dell’Inter. Nella Juventus manca un giocatore che sappia dare quei classici “strappi” in verticale come faceva Vidal (o il Marchisio di qualche anno fa), capaci di spaccare in due il ritmo della partita e di avviare l’azione di ripartenza. Asamoah è un giocatore troppo modesto e limitato per assolvere un compito che fu un tempo del grande Tardelli e qui la colpa è stata della società che non ha saputo trovare un sostituto all’altezza del cileno, tipi di giocatore che in Europa sono più fondamentali dei “piedi al miele” del compassato Pjanić. Quanto all’Inter è… la solita Inter! La Beneamata è da sempre capace di partite leggendarie come queste (si pensi al 3-1 in casa della Juve nell’anno di Stramaccioni), peccato che poi contro squadre più modeste sulla carta la musica cambi! L’Inter di De Boer (uno strano incrocio tra Pistorius e Terence Hill!) mi ricorda terribilmente la Roma di Luis Enrique: tanta qualità sulla carta ma caratteristiche di gioco che mal si sposano con il football di casa nostra. Nel posticipo delle 21 invece successo della Fiorentina sulla Roma nella classica sfida che viene vinta dalla squadra che riesce a segnare per prima: il gol decisivo di Badelj doveva però essere annullato per la posizione attiva di fuorigioco del connazionale Kalinić. La Fiorentina mi ha fatto una buona impressione, anche se denota un po’ gli stessi limiti dello scorso anno (e con un Bernardeschi in meno). La Roma invece paga le scelte cervellotiche del suo tecnico che sembra già finito nel frullatore come molti suoi predecessori: è chiaro che giocare con il pennellone Geco sia una cosa e che giocare con il falso nove Attilio Perotti sa un’altra o che Florenzi non può fare il pacco postale a vita! Lucianone Spelletti si dia quindi una calmatina quindi, altrimenti è lecito che non mangi il panettone.