Serie A: Juventus campione per la nona volta consecutiva

Si è chiusa ufficialmente una delle stagioni più anomale della storia del nostro calcio: la mannaia del Covid-19 ha infatti letteralmente spaccato in due il torneo che si è concluso ad agosto dopo un’insolita maratona di partite giocate ogni tre giorni da giugno ad agosto. La stagione più strana della Serie A è finita quindi nel modo più scontato, con il nono hurrà di fila della Juventus, questa volta però molto più striminzito e sudato rispetto ai trionfi passati dato che Inter, Atalanta e Lazio, pur da posizioni di inferiorità, hanno battagliato con onore e impegno fino quasi all’ultima giornata. Possiamo dire, fuori dai denti, che più che una vittoria della Juve, protagonista di un torneo abbastanza sottotono nonostante gli 83 punti finali, questo è stato un torneo buttato alle ortiche da Inter e Lazio che con un pizzico di attenzione in più e capacità di gestione dei momenti topici avrebbero potuto benissimo scalzare la squadra bianconera, apparsa davvero a fine ciclo e con molti problemi d’assieme risolti solamente dai suoi fuoriclasse e da una panchina lunga, di qualità e sovrabbondante.

Non hanno tutti i torti coloro che sostengono che l’epidemia ed il conseguente lungo stop di tre mesi abbiano un po’ falsato l’andamento del torneo: non è un caso infatti che da giugno in avanti, con le squadre generalmente scariche dal punto di vista fisico dopo la lunghissima quarantena e senza ritmo partita, siano esplose le squadre che possono vantare maggiore qualità tecnica nel reparto offensivo (Juventus, Milan, Roma, Atalanta, Sassuolo) mentre squadre più “fisiche” come Inter e Lazio sono state invece penalizzate dalla lunga fermata. L’unica eccezione è stata forse l’Atalanta, squadra che ha macinato calcio sempre ad alti ritmi nonostante la lunga sosta ai box, ma parliamo di una squadra che ormai davvero gioca a memoria. In coda precipitano in B due neopromosse come Lecce e Brescia, segno che la serie cadetta, un tempo il fiore all’occhiello dei tornei italiani, si sta mediocrizzando sempre di più. È giunto quindi il momento di dare un giudizio finale sulle squadre che hanno partecipato a questa edizione 2019/20 della Serie A.

ATALANTA

Il giudizio è ancora incompleto perché la squadra di Gasperini può ancora scrivere altre pagine memorabili della sua storia in Champions League. in uno dei momenti più tragici della storia di Bergamo (epicentro dell’epidemia di Covid) l’Atalanta ha infatti disputato una delle sue annate più incredibili con un giugno-luglio che ha rasentato la perfezione nonostante molti paventassero un calo fisico nel post quarantena. Invece la Dea ha continuato a macinare calcio e a correre perché ormai tutti sanno cosa fare in campo con i rincalzi offensivi che si sono rivelati all’altezza dei titolari (l’eclettico Pašalić, il cecchino dalla lunga distanza Malinovs’kyj, il velocissimo Muriel), segno che in questa squadra ogni tassello è davvero inserito alla perfezione con una panchina abbondante e di qualità che sa incidere. Un gradino sotto alla perfezione perché a Torino, contro questa Juve, la squadra poteva fare l’impresa e magari giocarsi fino all’ultimo lo scudetto. I 98 gol segnati sono una cifra che in Serie A non si vedevano dagli Anni Cinquanta quando si giocava con il famoso WM, uomo contro uomo, proprio come insegna Gasp. VOTO: 9.

BOLOGNA

Era dalla stagione 2011/12 (con Pioli in panchina) che la squadra petroniana non viaggiava a questi ritmi. Grandissimo merito a Mihajlović che, nonostante la grave malattia che lo ha colpito, ha saputo tenere unito il gruppo e accattivarsi le simpatie di una piazza abbastanza musona e brontolona come da tradizione delle nobili decadute, impresa quindi tutt’altro che scontata. Con un pizzico di qualità in più davanti (è una mancata una prima punta vera con Barrow troppo acerbo e Palacio troppo stagionato…) e qualche centrale difensivo più affidabile il Bologna a mio avviso avrebbe potuto competere anche per le coppe europee; per evitare le consuete e classiche stagioni senza carne né pesce cui ci ha abituato il Bologna negli ultimi vent’anni sarà prioritario ripartire dal tecnico serbo: per allenare nel capoluogo dell’Emilia serve un tecnico con polso e attributi come Sinisa. VOTO: 7.

BRESCIA

La retrocessione è da ascrivere a due motivi sostanziali: le mattane di Cellino che ha cacciato Corini (che comunque on un organico mediocre stava facendo vedere buone cose), preso il cataclisma Grosso e poi il suo paggetto “ciuffetto” Lopez, il flop clamoroso di Marione Balotelli nella sua Brescia, diventato ormai alle soglie dei trentanni davvero un ex giocatore. La cessione del gioiello Tonali (il migliore dei suoi) e il consueto introito del paracadute saranno comunque un buon viatico per ritentare la risalita il prossimo anno, la piazza ha potenziali inespressi. VOTO: 5.

CAGLIARI

L’inizio è stato a dir poco promettente tanto che i tifosi del Casteddu parlavano tranquillamente di Europa, da dicembre a febbraio però la squadra è letteralmente implosa su sé stessa sia nei risultati che nel gioco, l’avvicendamento Maran-Zenga ha prodotto un lieve miglioramento dei risultati che però non sono stati sufficienti ad evitare un anonimo tredicesimo posto. Si è sentita tantissima la mancanza del peso di Pavoletti, soprattutto nella stagione invernale, inoltre la squadra si è dimostrata troppo spesso dipendente da Nainggolan, autentico architrave del centrocampo sardo e dal Cholito Simeone che però spesso è sembrato troppo solo davanti. VOTO: 6.

FIORENTINA

Decimo posto e puro centro classifica per la squadra viola che davvero in questa stagione ha mostrato solo a sprazzi tutto il suo potenziale. Le assenze frequenti di Chiesa e Ribery, i due dioscuri della Fiorentina, non hanno permesso di dare una fisionomia certa e continua all’undici di partenza. L’errore della stagione è probabilmente stato fatto a monte e cioè nell’affidare la panchina al sopravvalutato Montella. Dopo l’arrivo di Beppe Iachini, pur con qualche battuta a vuoto, si è comunque avuto un netto miglioramento soprattutto nella cura della fase difensiva, meritata dunque la conferma del tecnico con il cappellino, che tra l’altro vanta un ottimo feeling con la tifoseria visti i suoi trascorsi da calciatore con la maglia gigliata. Commisso però il prossimo anno dovrà accontentare le richieste del proprio tecnico e non usarlo come mero parafulmine, un’ottima sorpresa della squadra toscana è stato il cursore Castrovilli, giocatore davvero promettente.  VOTO: 6.

GENOA

In un’annata che sembrava balorda, la squadra si è salvata con gli importanti innesti del mercato di gennaio (su tutti Sturaro e Perin, due giocatori che sentono sulla loro pelle la maglia genoana) che hanno molto migliorato la qualità e la compattezza della squadra. Grandi meriti anche a Davide Nicola, che dopo il miracolo di Crotone, è riuscito a ripetersi anche all’ombra della Lanterna. Decisiva è stata la scelta da giugno in poi di affidarsi al tandem di punte leggero formato da Pandev e Sanabria, due punte complementari che riescono con il movimento senza palla a dare dei punti di riferimento ai loro compagni, arretrandosi per poter facilitare lo scarico e gli inserimenti dei centrocampisti. Ci si è messo di mezzo anche un bel pizzico di fortuna (vedi il gol contro il Lecce nello scontro diretto) che in questi ultime stagioni ha sempre arriso a Preziosi e alla sua banda. A Genova comunque continuano a non vedersi progetti calcistici ed è un peccato. VOTO: 5.5.

INTER

L’impressione è che ad Appiano Gentile il secondo posto, ad una sola lunghezza dalla Juventus, sia un risultato insoddisfacente. Troppi sono stati infatti i punti persi per strada e le occasioni perse con una squadra che dopo gennaio ha perso molte certezze, replicando un po’ quello che è stato il classico trend delle ultime annate della Beneamata (partenza a razzo e poi frenata a gennaio). L’acquisto (infelice) di Eriksen a mio avviso ha scombussolato molto i piani del Conte Parrucchino che però, dal canto suo si è dimostrato tecnico abbastanza spigoloso e poco duttile. Va detto che nel girone d’andata l’Inter ha giocato spesso con il doppio regista e che l’acquisto del danese ha costretto il leccese a schierare i classici due mediani a protezione del trequartista, il reparto nevralgico di una squadra non può essere rivoltato come un calzino nel bel mezzo della stagione! Anche la fase difensiva non ha convinto del tutto: molti difensori (Godin, Škriniar) si sono rivelati impacciati nel meccanismo a tre mentre sulle fasce è mancata qualità ma anche capacità di coprire, con il meno peggio, anche in fase difensiva, che si è rivelato il fedelissimo di Conte Candreva! Unica grande certezza è stata la coppia offensiva La-Lu (Lautaro-Lukaku), sarà prioritario per la dirigenza cinese trattenere entrambi. VOTO: 7.

JUVENTUS

Nono scudetto di fila ma mai come quest’anno la Juventus ha davvero convinto poco vincendo più per demeriti delle contendenti che per effettivi meriti propri. Per tutto l’anno si è vista la copia sbiadita della Juventus di Allegri: l’errore a monte è stato quello di prendere un allenatore con le caratteristiche di Sarri salvo non accontentarlo nelle scelte di mercato. Il grande problema del toscano è stata la fase difensiva: senza l’infortunato Chiellini alla Juve è mancato un centrale rapido e veloce (l’unico, Demiral, si è rotto pure lui!) da affiancare ai vari Bonucci, Rugani, de Ligt, tutti difensori macchinosi; impensabile con questi interpreti vedere in scena gli oliati meccanismi difensivi visti ad Empoli o a Napoli dove i vari Tonelli e Koulibaly muovevano benissimo la linea difensiva. Il centrocampo è stato davvero il punto debole della squadra campione d’Italia, davvero troppo lento e monocorde con giocatori come Ramsey e Rabiot che sono stati deludenti sotto tutti gli aspetti, la delusione più cocente è stata però quella di Bernardeschi, un giocatore davvero involuto e che continua a non avere una precisa collocazione in campo. L’unico grande merito di Sarri è stata la riscoperta di Dybala, l’uomo in più della Juve in questo scudetto assieme al solito e intramontabile Cristiano Ronaldo, goleador e autentico trascinatore della squadra. La stagione non è ancora finita (c’è ancora il ritorno di Champions contro il Lione) ma dubito che una squadra del genere, con questi difetti strutturali e con un tecnico che sembra sul giro d’aria, possa essere competitiva in Europa.  VOTO: 6.

LAZIO

È stata comunque una grandissima annata per la Lazio di Inzaghino, anche se a febbraio i sogni di scudetto erano più che leciti dato che, fuori dalle coppe, Immobile e soci avrebbero puntato tutte le forze sul campionato facendo leva sulla propria esuberanza fisica e sull’entusiasmo. Il lockdown ha completamente scombussolato i piani di Inzaghi: La squadra bianco celeste alla ripresa delle danze ha pagato carissimo l’assenza in mezzo al campo di Luis Alberto, giocatore essenziale nel cucire e dare qualità alla manovra e la presenza tra i pali di Strakosha, un portiere a mio avviso non da grande squadra che nel momento del bisogno non ha dato sicurezza alla propria retroguardia con alcuni errori marchiani. Il rimpianto è davvero grande perché con un Immobile così (36 reti, eguagliato il record di Higuain), i sogni di gloria potevano davvero realizzarsi. VOTO: 8,5.

LECCE

La squadra salentina ha espresso un ottimo calcio per tutta l’annata per il suo potenziale di rosa non eccelso (soprattutto in attacco), speculando davvero in poche occasioni e giocando quasi sempre a viso aperto. Con un approccio di questo genere il Lecce ha si ben giocato ma ha davvero buttato troppe occasioni alle ortiche palesando una fase difensiva precaria oltre che tantissimi errori di ingenuità od episodi sfortunati (il match di Genova grida ancora vendetta!): Mancosu (14 gol) è stato senza di dubbio la più bella sorpresa della squadra di Liverani mentre da giocatori come Saponara comunque ci si aspettava qualcosina di più. L’impianto di gioco e l’organico per ripartire dalla cadetteria comunque c’è. VOTO: 6.5.

MILAN

Voto quattro per il disastroso girone d’andata, voto nove per il strepitoso ritorno soprattutto nel periodo estivo, quando i rossoneri hanno raccolto la bellezza di trenta punti, mostrandosi la miglior squadra della Serie A del post lockdown. Grandi meriti vanno dati al bravo Stefano Pioli che ha letteralmente rivoltato come un calzino una squadra della quale il povero Giampaolo veramente non ci stava capendo nulla. Di certo l’innesto di Ibrahimović, che a trentotto anni si conferma un giocatore di un altro pianeta per il nostro calcio, ha giovato molto all’economia della squadra, soprattutto per quelli che giravano attorno allo svedesone (i vari Rebić, Çalhanoğlu, autori di un ritorno strepitoso). Però la forma fisica e la brillantezza della squadra è stata ottimale per tutto il periodo estivo, segno che il tecnico barbuto ha lavorato egregiamente meritando quindi la riconferma e la rispedita al mittente di Ragnick. Ora però Pioli dovrà mostrarsi bravo anche a costruire e non solo a mettere pezze sui buchi causati da altri, la società dovrà comunque aiutarlo. VOTO: 7.

NAPOLI

Il successo in Coppa Italia ha salvato per il rotto della cuffia una stagione abbastanza interlocutoria e deludente iniziata con proclami trionfalistici di scudetto e terminata con un settimo posto abbastanza anonimo. La cosa molto strana di questa annata è che ad Ancelotti non è stato permesso dal gruppo di  “rottamare” i dettami del sarrismo, operazione di demolizione che invece sembra essere riuscita alla perfezione all’allievo Gattuso che ha avuto il coraggio e la fortuna di puntare tutto sulla Coppa Italia e di lasciare perdere il campionato dove Ringhio ha effettuato molti esperimenti. L’acquisto di Politano, giocatore da spazi aperti, è stato importante per cambiare “filosofia” calcistica. Il folletto belga Mertens è stato ancora una volta l’uomo in più della squadra campana, soprattutto da quando è arrivato Gattuso (il sospetto che il belga non vedesse bene Ancelotti è evidente…) mentre ci si aspettava molto di più da Fabian Ruiz. Infine l’unico grosso neo della gestione Gattuso è la gestione troppo confusionaria dei portieri. VOTO: 6.

PARMA

La squadra più “italiana” della nostra Serie A ha mostrato qualche miglioramento rispetto al gioco “pane e salame” della scorsa stagione, nel fare le nozze con i fichi secchi D’Aversa si sta dimostrando un’autentica garanzia. I ducali in questa annata si sono dimostrati meno dipendenti dal contropiede e dalle folate di Gervinho mentre il giovane Kulusevski si è dimostrato decisamente l’uomo più, peccato aver un po’ staccato la spina una volta raggiunta la salvezza. VOTO: 6.5.

ROMA

Annata particolare per la Roma, la squadra è senza dubbio migliorata rispetto all’anno passato, ma i troppi infortuni (specie quelli del giovane Zaniolo) non hanno permesso alla squadra giallorossa di esprimersi con continuità nel corso dell’annata. Il portoghese Fonseca, un po’ come il suo predecessore, si è dimostrato un buon tecnico nell’insegnare la fase offensiva, un po’ meno nel sistemare quella difensiva, non è un caso che la Roma dietro abbia le stesse lacune e gli stessi problemi degli anni passati. Anche nella scelta del modulo Fonseca è parso ondivago, alternando troppo spesso la difesa a tre (rinunciando a tutta la batteria di esterni alti) a quella a quattro, la qualità davanti però c’è e nel post-quarantena la Roma l’ha messa ben in mostra, Džeko si è confermato giocatore ancora fondamentale nell’economia del gioco giallorosso. VOTO: 6.5.

SAMPDORIA

Annata nettamente negativa per la squadra cerchiata, semplicemente cataclismico l’inizio con Di Francesco che non aveva gli uomini adatti per adottare il suo classico 4-3-3 (ma un bravo tecnico deve saper fare il vino con l’uva che ha a disposizione), la vecchia volpe di Testaccio Ranieri è riuscito in qualche modo a mettere una bella pezza anche se l’impressione è che, con un Quagliarella che per ovvi motivi non ha ripetuto l’incredibile annata passata, la squadra si sia salvata più per demeriti degli altri che per demeriti propri, determinante è stato l’innesto sul fronte offensivo di Gabbiadini che ha dato più incisività e sbocchi all’attacco. VOTO: 5.

SASSUOLO

Dopo una fase pre-lockdown abbastanza discontinua ed altalenante, da giugno in avanti i neroverdi di De Zerbi hanno messo definitivamente il turbo e si sono dimostrati una delle migliori compagini del campionato macinando gioco e anche vittorie. Dopo l’Atalanta i neroverdi, trascinati da un grande Ciccio Caputo, sono senza ombra di dubbio la squadra che gioca il miglior calcio, peccato che la fase difensiva non è ancora all’altezza perché altrimenti l’Europa non sarebbe stata un miraggio. Dopo Caputo il migliore è stato Locatelli, centrocampista completo e pronto per una big. VOTO: 7.

SPAL

“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”. Si potrebbe riassumere così la difficile stagione della Spal che di fatto è stata in corsa per la salvezza fino all’esonero di Semplici, un tecnico che a Ferrara ha davvero scritto la storia. Non si sa per quale ragione la società abbia deciso di puntare su un allenatore come Di Biagio che già alla guida dell’Under 21 aveva dimostrato che allenare non fa per lui, sta di fatto che gli spallini hanno cambiato un sacco di giocatori (il vecchio leone Floccari l’unica certezza assieme a Petagna) e il prossimo anno dovranno ricominciare daccapo con poche certezze. VOTO: 5.

TORINO

Annata da incubo anche per il Torino, se un allenatore come Mazzarri non riesce ad aggiustare la fase difensiva di una squadra vorrà pur dire qualcosa… Infatti con l’ex “cuore granata” Longo non si è avuto nessun miglioramento né sul piano del gioco né su quello dei risultati, sia chiaro la squadra non ha mai rischiato di retrocedere ma nel girone di ritorno la caduta è stata quasi a corpo libero. L’unica nota lieta è stata quella di aver ritrovato Belotti e di avere in Sirigu un’autentica garanzia tra i pali, per il resto tante, troppe le delusioni a cominciare da Verdi, giocatore letteralmente smarritosi per strada. VOTO: 5.

UDINESE

Altra annata difficoltosa per i friulani che hanno centrato la salvezza principalmente grazie alla bravura del sottovalutato tecnico Luca Gotti che ha saputo implementare un’undici molto fisico e contropiedistico, De Paul si è confermato giocatore imprescindibile nell’economia della squadra così come il portiere Musso, uno dei migliori del campionato, i tifosi friulani però vogliono qualcosa di più dalla società e non la solita indecifrabile “legion straniera”. VOTO: 5.5.

VERONA

Una delle più belle e liete sorprese di questa stagione: la squadra all’inizio dell’anno era un’autentica incognita e tutti gli addetti ai lavori la vedevano come sicura retrocessa. Invece Jurić si è dimostrato tecnico di rango implementando un collettivo sorprendente, fatto da giocatori riciclati da altre squadre e giovani alle prime armi, che ha giocato un grandissimo calcio, molto “gasperiniano”, pur senza la presenza di un centravanti di ruolo (come prima punta ha giocato spesso l’adattato Verre). Le note liete sono tutte arrivate dal pacchetto arretrato: il portiere Silvestri e i due centrali Kumbulla e Amrabat, si sono dimostrati pronti per una grande squadra così come il tecnico croato. Peccato solo che la squadra si sia un po’ rilassata in estate, anche se il fieno in cascina era già abbondante, con un attacco così spuntato e povero di qualità di più comunque non si poteva fare. VOTO: 7.5.