Il Senato, con 214 voti favorevoli e 35 contrari ha detto sì alla fiducia posta dal governo sul decreto Ucraina. Molti gli assenti: hanno partecipato al voto in 249. Tutti i partiti della maggioranza si sono espressi a favore del provvedimento che ora diventa legge. Il dl è arrivato in Senato senza un relatore, quindi senza l’ordine del giorno sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil perché i pareri della commissione Bilancio non sono arrivati per tempo.

Nessuna sorpresa da parte del Movimento 5 Stelle, ancora una volta allineato e coperto.

Il capogruppo pentastellato, Mariolina Castellone, ha affermato: “Oggi votiamo convintamente la fiducia a questo provvedimento, non abbiamo mai messo in discussione la nostra fiducia al governo o la certezza che l’Europa e la Nato vadano sempre difese e rafforzate”.

Un ‘no’ secco alla fiducia è arrivato, come annunciato, dal senatore M5S Vito Petrocelli, che ha dato una lezione di coerenza all’ex premier Conte.

Questo il suo pensiero poche ore prima del voto: “È sbagliato inviare armi ad un paese coinvolto in un conflitto. Voglio rappresentare in parlamento il sentimento di tantissimi italiani, contro il pensiero unico interventista dei partiti. Ora lapidatemi pure”.

Si è espressa contro anche la senatrice Barbara Lezzi, ex ministro per il Sud del primo governo Conte. “Sono tra quei pochi Senatori che hanno votato NO al cosiddetto decreto Ucraina. Purtroppo, resta in piedi l’ODG approvato alla Camera con larghissima maggioranza con il quale si impegna il governo ad aumentare le spese militari fino al 2% del PIL”, ha scritto l’ex pentastellata su Facebook.

Poi una stilettata a chi prova a mascherare quella che è a tutti gli effetti una miserabile resa: “Non basta spalmare il raggiungimento di questa spesa miliardaria in qualche anno in più perché a regime (dal 2028) quei 15 miliardi graveranno interamente sulle tasche degli italiani e da qualche parte, per ogni anno, dovranno essere presi, anzi tolti. Non c’è nessuna disponibilità a fare uno scostamento di bilancio che dia sollievo a quelle famiglie e imprese (sono già il 15%) che non riescono a pagare le bollette. Non c’è alcuna speranza che il trio Draghi-Garofoli-Giavazzi provvedano a sostenere le PMI colpite dai rincari che sono sull’orlo della chiusura. I mancati pagamenti sono arrivati al 38%. Malgrado il Paese sia in ginocchio, il governo resta sordo rispetto alle richieste di aiuto ma risponde con sollecitudine alle maggiori spese militari. È tutto tragicamente irresponsabile”.