Il Colpo di Stato in Burkina Faso è ormai pienamente riconoscibile come tale e ha anche dei leader con un nome e un volto identificabili. Il Tenente Colonnello Mamadou Bamba nella sera di ieri è apparso in televisione per annunciare che, in seguito al blitz effettuato dal reggimento RSP (le guardie del corpo del Presidente) nel palazzo di quello che formalmente doveva essere il loro datore di lavoro, il Governo è sospeso e tutte le cariche politiche sono invalidate.

Bamba ha asserito di parlare a nome di un “Nuovo Consiglio Democratico”, definendo il passato esecutivo ‘regime deviante’ e promettendo presto “una ricostituita, inclusiva democrazia, che porterà a elezioni pacifiche”. Sottinteso, ma ovviamente chiaro, che quelle presidenziali programmate per il prossimo 11 ottobre non si terranno.

A capo del Consiglio Democratico è stato nominato il Generale Gilbert Diendéré, uomo di Blaise Compaoré, ex-Presidente (fin dall’assassinio di Thomas Sankara, da lui ordinato e supervisionato), che venne mandato in esilio in Costa d’Avorio in seguito ai disordini dell’anno scorso. Il golpe interrompe bruscamente l’ascesa dell’astro di Yakoub Isaac Zida, vicecomandante dell’RSP, il cui curriculum era ricco di addestramenti presso accademie militari Usa e ‘seminari anti-terrorismo’ della CIA e dell’FBI.
Lo scenario in Burkina Faso è quello di un colpo di coda dell’elite filofrancese che cerca di opporsi al progetto americano di ‘spostamento dell’asse d’influenza africana’ dalle tradizionali potenze ex-coloniali verso Washington, per contrastare la crescente attenzione di molti paesi africani verso i BRICS (in particolare la Cina) e gli altri paesi emergenti.

Secondo i rapporti da Ouagadougou, un tentativo di mobilitazione popolare, con una marcia sul Palazzo nata dopo l’invito del Presidente del Consiglio Nazionale di Transizione Cherif Sy (che sarebbe il Presidente della Camera), è stata dispersa da reparti militari che hanno sparato in aria disperdendo i manifestanti; non sono stati segnalati morti o feriti. La stazione radiofonica Omega FM, come da ‘manuale’ dei golpe, è stata occupata da militari che hanno intimato armi alla mano a giornalisti e tecnici di interrompere le trasmissioni. La stessa cosa sarebbe successa presso gli studi di Radio France Internationale.

L’ONU, l’Unione Africana e 15 paesi della Comunità Economica dell’Africa Occidentale hanno condannato il golpe chiedendo il rilascio dei politici presi in ostaggio e il ritorno al regime di transizione verso le elezioni. La folla, tuttavia, starebbe tornando ad assembrarsi per le strade della capitale burkinabé, ed è stata diffusa la notizia che la sede del vecchio partito di Blaise Compaoré sarebbe stata assaltata e distrutta.