
I media dell’area occidentale ed atlantista ci tengono molto a fare apparire l’intervento russo in Siria come una “pazzia” ordinata dallo “Zar Putin”, dipingendo questi come un autocrate che si lancia in un’avventura militare per puro ghiribizzo.
In realtà il sostegno alla lotta anti-terrorismo portata avanti dalla Repubblica Araba Siriana è molto vasto e coinvolge attori di varia natura: non statali (Hezbollah), potenze regionali (Repubblica Islamica dell’Iran) e potenze mondiali (come la Cina, che ha difeso la Siria in sede ONU e regolarmente le invia materiale militare, pur sottotraccia).
Un ulteriore segno della vastità del supporto di cui gode Damasco a livello internazionale lo si ha considerando e confrontando due diverse notizie emerse nelle ultime quarantott’ore.
L’agenzia stampa Interfax ha rivelato che diversi paesi eurasiatici, tra cui Cina, Azerbaijan, Serbia, India, Kazakhstan, hanno deciso di unirsi allo sforzo umanitario russo per fare arrivare generi di prima necessità alla città di Aleppo.
Nella giornata di ieri invece tramite l’Express News Service è emersa l’intenzione indiana di proporre, al prossimo summit BRICS che si terrà a Goa il 15 e 16 ottobre prossimi, la creazione di un fondo per la rapida ricostruzione di industrie, infrastrutture e abitazioni danneggiate o distrutte dal conflitto in Siria.
Lo scorso agosto, per la prima volta dal 2011, il Ministro degli Esteri indiano (M.J. Akbar) ha visitato Damasco, incontrando il Presidente Bashar Assad e promettendo di impegnarsi per un più deciso ruolo di Nuova Dehli nell’arena siriana.
Questa proposta dimostra ancora una volta che, mentre l’Occidente continua a ragionare secondo logiche ottocentesche e colonialiste, da “Diplomazia delle Cannoniere”, insistendo sul voler imporre ai paesi mediorientali i propri “diktat” politico-ideologici, i paesi emergenti dei BRICS e dell’Eurasia si impegnano invece per soluzioni che portino stabilità, pace e sviluppo, in un’ottica di “mutuo guadagno” (o di “win-win solutions”, per dirla in Inglese).