Da quando la flotta russa schierata davanti alla Siria ha iniziato i suoi attacchi, questi ultimi sono stati molto graduali e mirati, concentrati principalmente sulla logistica e sui leader dei gruppi terroristi di Idblib e di Aleppo.

Per quanto possano apparire imponenti, specie se pensiamo alle condizioni in cui versavano all’avvento di Putin, dopo quasi dieci anni di “cura Eltsin”, le forze navali russe mobilitate dal Mare del Nord e dal Mar Nero per dar vita alla “Task Force” attualmente al largo di Tartous sono relativamente deboli: soprattutto se paragonate al Gruppo Portaerei con cui gli Stati Uniti hanno condotto le loro “esportazioni di democrazia” negli ultimi trent’anni.

Per questo motivo i primi bersagli colpiti sono stati di natura logistica oltre ai “C3I” (Comando, Controllo, Comunicazione e Intelligence), in maniera da privare le bande terroristiche presenti sul territorio di rifornimenti e d’informazioni. Ciò fra l’altro permette d’iniziare un’opera di deterioramento delle loro capacità combattive che, portata al punto giusto, renderà più facile per le truppe siriane di terra e per le milizie ausiliarie ed alleate di Damasco sconfiggerle e schiacciarle nelle prossime offensive.

Nei bombardamenti effettuati stamane dai jet multiruolo Su-33, decollati dalla Ammiraglio Kuznetsov, hanno trovato la morte i comandanti del Fronte Al Nusra noti come Mohammed Helala, Abu Jabr Harmuja e Abdelbaha Asfari.

In particolare Abdelbaha Asfari era stato incaricato di raccogliere e radunare le disperse e consumate forze dell’organizzazione wahabita reduci dalle dure sconfitte patite di recente a Sud-Ovest di Aleppo e a Nord di Hama e di cercare di ricompattarle in una forma semi-efficiente.

Tuttavia anche all’interno di Aleppo, nei quartieri centro-orientali della città, circondata dalle forze armate siriane, le cose non vanno affatto bene per i terroristi; sapendo che le loro offensive per spezzare l’accerchiamento sono finite nel nulla, gli abitanti civili della città (tutt’altro che amichevoli nei confronti degli invasori stranieri finanziati da Arabia Saudita, Turchia e paesi occidentali) sono scesi ripetutamente in piazza negli ultimi giorni per chiedere la loro resa e l’apertura della città agli aiuti umanitari che il Governo siriano e quello russo sono pronti a fare affluire al suo interno.

Reporter all’interno della città parlano di almeno 1500 persone che hanno partecipato alla manifestazione più importante, per disperdere la quale i terroristi sono ricorsi alle armi uccidendo almeno ventisette persone. Il che fa pensare come all’inizio dell’aggressione contro la Siri, i media occidentali parlassero di “Primavera Siriana” e vagheggiassero di pacifiche manifestazioni represse dal “regime di Assad”.

 

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