Siria: milizie turche nel nord del paese

L’Europa sta affrontando la minaccia di una nuova ondata di migranti provenienti dai Paesi musulmani. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si sta preparando a spingere verso l’UE 2,5 – 3,5 milioni di rifugiati dalla Siria e da altri Paesi musulmani del Vicino e Medio Oriente. Queste persone vivono in Turchia in campi profughi e, in cambio di questo mantenimento, la Turchia riceve assistenza finanziaria dall’Unione Europea, che Erdogan ritiene insufficiente. Il risentimento del presidente turco per questo motivo potrebbe portare a una violazione degli obblighi turchi verso la stessa UE. Già in questi giorni, secondo alcune fonti, al confine turco-greco si sono accumulati fino a 100 mila rifugiati musulmani. Intanto, Bruxelles e le singole capitali europee stanno valutando quale condotta adottare di fronte a questi fatti.

Con le operazioni compiute dall’alleanza filogovernativa (esercito regolare di Assad, Russia e Iran) gran parte del territorio siriano è stato liberato dai jihadisti dell’ISIS e delle altre formazioni di orientamento fondamentalista come Al-Qaeda. È tuttavia rimasta l’ultima grande roccaforte dei jihadisti: la zona di Idlib, nel nord-ovest del Paese. Negli ultimi anni, combattenti terroristi islamici provenienti da tutta la Siria si sono radunati a Idlib. Si tratterebbe di circa quaranta mila miliziani, spesso foraggiati da potenze straniere come la Turchia. Ankara assicura che la Turchia supporta le forze dell’opposizione moderata in Siria, il cosiddetto Esercito Siriano Libero (ESL). Di fatto, i membri dell’ESL non differiscono molto dai jihadisti.

Il sostegno di queste forze da parte del presidente turco, che ha suscitato la sorpresa di molti militari ed esperti turchi, è possibilmente dovuto a due ragioni. La prima è che Erdogan prevede di poter usare i jihadisti come strumento di influenza in Siria e in Libia. La seconda è che, con l’aiuto dei militanti dell’ESL, Erdogan auspica di assicurare alla Turchia il controllo del nord-ovest della Repubblica Araba Siriana.

Il territorio della Siria odierna, 400 anni fa, era stato conquistato dai turchi e faceva parte dell’Impero Ottomano. Non è un segreto che Erdogan sogni un risveglio dell’Impero Ottomano, e questo si riflette anche a livello mediatico e propagandistico. In Turchia, infatti, sono molto popolari le serie televisive ambientate ai tempi dell’Impero Ottomano e dei conflitti con l’Occidente.

È possibile dunque che Erdogan abbia in mente di iniziare il restauro dell’Impero Ottomano partendo dal punto in cui la Turchia ha un legame storico, ovvero la Siria. Nella zona nel nord della Siria occupata dalle unità turche, è in atto un progetto per l’introduzione della valuta turca (lira) e per l’adattamento del sistema scolastico locale agli standard turchi. Con il pretesto di partecipare all’alleanza delle forze anti-jihadiste in Siria, Ankara starebbe perseguendo più i propri obiettivi imperialistici che la lotta contro i terroristi. Le forze dell’esercito turco hanno effettuato operazioni contro le regioni curde nella Siria settentrionale. La Russia e l’Iran hanno chiuso un occhio su questo, rendendosi conto della preoccupazione della Turchia per la questione curda.

Tuttavia, quando nel febbraio di quest’anno, l’esercito siriano ha lanciato un attacco su larga scala contro Idlib per scacciare i jihadisti dall’ultima grande roccaforte in Siria, l’esercito turco ha iniziato a colpire i reparti dell’esercito siriano. Il 27 febbraio, le aviazioni di Siria e Russia hanno inferto un duro colpo alle postazione dei terroristi, e si è dunque scoperto che alcuni soldati turchi stavano combattendo nei ranghi dei militanti islamici. Le autorità turche hanno dichiarato ufficialmente che 36 soldati turchi sono stati uccisi e 60 sono stati feriti. Allo stesso tempo, l’esercito russo ha dichiarato di aver precedentemente richiesto informazioni alla controparte turca riguardo alla presenza di loro militari nell’area e di aver ricevuto una risposta negativa. Pertanto, la Turchia è stata “colta in flagrante” sulla scena del crimine. Non solo ha inviato armi (compresi veicoli corazzati) ai jihadisti, ma ha anche inviato battaglioni dei suoi soldati per aiutare i militanti. Inoltre alcune fonti in Russia, che fanno riferimento a informazioni privilegiate di Idlib, rivelano che oltre ai 36 soldati dichiarati, i turchi avrebbero perso circa 50 militari che stavano combattendo sotto le spoglie di militanti dell'”opposizione moderata”.

Sembra che Erdogan abbia sopravvalutato la propria forza e abbia sottovalutato la stabilità del regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Quando la Turchia ha sostenuto il piano dell’ex presidente statunitense Barack Obama di destabilizzare il Medio Oriente nel 2011, i turchi non pensavano che questo piano avrebbe potuto influenzarli direttamente. Mentre i turchi accusano ufficialmente Assad di perseguitare le minoranze etniche in Siria, non menzionano che, nella stessa Turchia, è in atto una persecuzione dei curdi e di altre minoranze etniche.

Pochi giorni dopo questi eventi, i politici turchi, incluso lo stesso Erdogan, hanno rilasciato una serie di forti dichiarazioni e minacce contro la Siria e la Russia. Tuttavia, Erdogan non ha messo in atto misure estreme. Non ha dichiarato guerra alla Siria. Essendo la Turchia un membro della NATO, non può spingersi a tanto senza consultarsi con gli altri Stati membri, e gli USA, in modo particolare, sono contrari al coinvolgimento della NATO.

In questa situazione, il presidente russo Vladimir Putin non ha risposto alle dichiarazioni bellicose di Erdogan, il quale sta lentamente tornando sui suoi passi. La maggior parte degli esperti crede che non vi sarà una guerra tra Russia e Turchia in Siria: la Russia non ha bisogno di una guerra, e ne ha ancora meno bisogno la Turchia. Sembra che persino lo stesso Erdogan lo abbia capito, poiché ha urgentemente chiesto al presidente russo Vladimir Putin un incontro personale, che si è tenuto il 5 marzo a Mosca a porte chiuse. I due capi di Stato hanno stabilito un cessate il fuoco dalla mezzanotte del 6 marzo.

Tuttavia siamo alquanto sicuri che a Idlib il conflitto non cesserà del tutto.

Silvia Vittoria Missotti