Ben tre notizie hanno turbato i sonni dell’Unione Europea tra ieri ed oggi: oltre alla formazione del nuovo governo italiano, non proprio ben visto dai più, e al varo dei dazi di Trump contro l’acciaio e l’alluminio made in EU, anche la caduta dell’esecutivo spagnolo capitanato da Mariano Rajoy e sul quale i vertici di Bruxelles avevano sempre saputo di poter contare.

Il Congresso dei deputati spagnolo, infatti, ha sfiduciato Rajoy raggiungendo i 176 voti necessari su 350, e pertanto il nuovo premier è divenuto il socialista Pedro Sanchez. Anche su quest’ultimo, in ogni caso, Bruxelles e i partner europei potranno contare senza aspettarsi sorprese troppo amare. E’ in ogni caso vero che il giovane leader del PSOE, impegnato a rivitalizzare un partito che ha conosciuto nel recente passato una grave crisi politica ed elettorale, tende ad essere più combattivo e polemico nei confronti della linea di rigore concordata fra i popolari spagnoli e i vertici europei, arrivando in più di un caso a metterla in discussione. Il suo avvicinamento alle posizioni dell’altra grande formazione “anti-austerità”, Podemos, lo rende pertanto potenzialmente sospetto a molti osservatori ed addetti ai lavori.

Mariano Rajoy avrebbe potuto dimettersi facilitando il subentro del rivale socialista, ma ha preferito non demordere mantenendo il controllo del governo fino al momento della sfiducia parlamentare. “Si apre una pagina nuova nella storia del nostro paese”, ha commentato Sanchez proprio poco prima che la sfiducia esautorasse definitivamente il premier uscente. Rajoy, parlando proprio poco prima di quel voto, ha detto di voler rispettare qualsiasi risultato del voto in quanto “democratico”, aggiungendo che “è stato un onore essere presidente del governo, e avere lasciato una Spagna migliore”.