Italia 90

Il mondiale delle difese

I mondiali di Italia 90 sono stati senza ombra di dubbio il trionfo della difesa e dell’organizzazione: nella patria del Catenaccio e del tatticismo non poteva che essere così. Le Notti Magiche sono state infatti quasi tutti all’insegna di squadre corte, compatte, organizzate in modo quasi perfetto e proprio a causa di ciò lo spettacolo sul campo ne ha un po’ risentito: era davvero curioso insolito per i canoni calcistici in voga fino alla fine degli Anni Ottanta osservare squadre composte da grandissimi nomi affrontarsi in un piccolo fazzoletto compresso di campo! Proprio a causa dell’eccessivo tatticismo visto a quei mondiali l’International Board interverrà a gamba tesa ridisegnando in modo profondo le norme alla base del gioco più bello e popolare del mondo.

Piccola premessa tecnico-tattica

Dal punto di visita tattico quello di Italia 90 è stato il mondiale dove hanno trionfato le squadre corte e compatte ed un modulo, il 5-3-2 (che allora non veniva ancora definito pudicamente 3-5-2) che più difensivista di così non si può. Infatti ben undici selezioni presenti ad Italia 90 (in percentuali il 45%) hanno utilizzato la linea difensiva a cinque (Cecoslovacchia, Austria, Stati Uniti, Camerun, Argentina, Brasile, Germania Ovest, Belgio, Inghilterra, Egitto), colpisce in questo elenco la presenza di nazionali come l’Inghilterra ed il Brasile che hanno adottato per la prima volta un simile sistema di gioco dopo decenni di tradizionale linea difensiva a quattro.

Ovviamente un sistema di gioco si sa dipende da come lo interpreti non da come disponi i giocatori come pedine sul terreno di gioco, è corretto quindi dire che ai mondiali italiani ci sono stati tanti tipi di 5-3-2. Nel 5-3-2 belga, basato sulla sull’applicazione di una zona rigorosissima, ad esempio a scalare sulla linea di centrocampo in fase di possesso è spesso il centrale destro Georges Grün (che nel Parma di Scala assolverà la stessa funzione) con seguente slittamento di Scifo da mezzala destra a trequartista. Nella Germania invece il 5-3-2 prevede marcature fisse ad personam, nella Mannschaft è il libero staccato Augenthaler scala a centrocampo una volta in possesso della palla seconda la classica interpretazione del “libero alla tedesca”. Anche la Jugoslavia gioca con rigide marcature a uomo in difesa anche se il libero Jozić, pur giocando quasi in linea con i marcatori, resta abbastanza bloccato in difesa. L’Argentina e (inaspettatamente) il Brasile invece nella linea a cinque adottano sorta di via di mezzo: quattro marcatori in linea, un libero fisso dietro questa linea tappare i buchi (Simon nell’Argentina, Mauro Galvão nel Brasile) ed un ulteriore volante a fungere da frangiflutti davanti alla difesa. Della serie paese che vai modulo che trovi!

Le restanti tredici compagini presenti a Italia 90 hanno adottato in prevalenza il classico 4-4-2 a zona declinato nelle sue carie composizioni: con il centrocampo in linea (come URSS, Scozia, Svezia, Spagna, Corea del Sud, Irlanda), con il centrocampo a rombo (Uruguay, Romania) oppure con il classico quadrato a centrocampo tipico del calcio sudamericano (Colombia ed Emirati Arabi Uniti).  C’è chi ha “sporcato” il classico 4-4-2 con un più abbottonato 4-5-1 (penso al Costa Rica) o in controtendenza assoluta ha schierato un futuristico 3-4-3 con il settore di mezzo scaglionato a rombo (l’Olanda). Infine l’Italia padrona di casa è stata l’unica selezione ad aver applicato il classico Catenaccio con il libero staccato, le marcature a uomo in difesa e a zona a centrocampo secondo i crismi della Zona Mista, un modulo ancora imperante nel calcio italiano di allora seppur ancora per poco. Dopo questo lungo excursus tecnico tattico può finalmente partire il nostro “film” sul mondiale parlando dei gironi.

Girone A: Italia, Cecoslovacchia, Austria, Stati Uniti

Il girone dell’Italia, disputato a Roma e Firenze, assomiglia un po’ ad un raggruppamento della vecchia Coppa Internazionale data la presenza delle danubiane Austria e Cecoslovacchia, nostre acerrime rivali negli Anni Trenta. A completare questo gruppo “mitteleuropeo” ci sono gli Stati Uniti che utilizzeranno i mondiali di Italia ’90 come test per il prossimo mondiale che ospiteranno. L’Italia fa rispettare i pronostici della vigilia vincendo tre partite su tre anche se fatica più del previsto contro austriaci e statunitensi convincendo solamente contro i cecoslovacchi grazie all’inedito tandem d’attacco leggero composto da Baggio e Schillaci. La Cecoslovacchia del dottor Vengloš giunge seconda sfruttando un, insolito per i canoni danubiani, gioco fatto di palloni lunghi per la torre Tomáš Skuhravý, la stella della squadra. Terza e non qualificata per gli ottavi la modesta Austria di Josef Hickersberger, una squadra davvero né carne né pesca che in questa edizione mostra tutto il declino della vecchia scuola austriaca. I bianchi si fanno notare solo per i buoni movimenti della linea difensiva, ma per il resto Polster e soci sono davvero lenti e prevedibili. Chiudono a zero punti gli Stati Uniti che comunque hanno sbracato solo contro la Cecoslovacchia (1-5) perdendo di misura sia contro i padroni di casa che contro l’Austria. 

Gli highlights del gruppo A

Girone B: Camerun, Romania, Argentina, URSS

Il girone B, disputato tra Bari e Napoli, è molto competitivo dato che all’esordio a Milano il Camerun, battendo i campioni in carica dell’Argentina dimostra di non essere giunto in Italia a fare una gita di piacere. Gli africani sono una squadra organizzata con canoni est-europei (l’allenatore è infatti un impronunciabile sovietico, tale Nepomnjaščij) ma allo stesso tempo dotata della classica talento imprevedibile ed estemporaneo degli africani. Contro ogni pronostico Milla e soci arrivano primi nel girone dietro la Romania di Emerich Jenei, compagine basata sullo Steaua Bucarest che l’anno prima aveva raggiunto la finale di Coppa Campioni e che ha nel talentuoso trequartista Hagi il suo punto di forza. I romeni sono una delle poche compagini presenti a questo mondiale a giocare con un dieci puro mostrando un calcio di stampo molto mitteleuropeo, compassato e composto dalla classica ragnatela di passaggi. L’Argentina è una squadra ancora più modesta rispetto a quella che ha vinto in Messico grazie ad un uomo solo, Diego Armando Maradona. Bilardo così, con un Dieguito che ormai ha trentanni e inizia già a avvertire un certo declino, inasprisce la tendenza difensivista della sua compagine: tutti dietro e lanci lunghi sull’unica punta, il capellone dell’Atalanta Caniggia, che parte spesso da sinistra per convergere al centro sfruttando la sua progressione. Grande delusione infine l’URSS di Lobanovski, basato in gran parte sulla Dinamo Kiev, la squadra allenata proprio dal “sergente”: il girone è decisamente proibitivo anche se la squadra, che si è sfogata con un’inutile goleada sul Camerun dopo due sconfitte, è sembrata davvero sgonfia e a fine ciclo.

Gli highlights del gruppo B

Girone C: Brasile, Costa Rica, Svezia, Scozia

Anche il gruppo del Nord-Ovest (Torino e Genova) è all’insegna dell’equilibrio: dietro al solito Brasile sono date per favorite per il passaggio del turno la Scozia e la Svezia, sue compagini con grosse ambizioni che invece saranno beffate dalla sorpresissima, il Costa Rica dello “zingaro” Bora Milutinović. I centroamericani praticano un gioco molto scolastico, in difesa sono registrati molto bene grazie ad un centrocampo molto folto e davanti sanno pungere: contro ogni pronostico arrivano secondi qualificandosi alla prima partecipazione in assoluto agliottavi! La Svezia, che quattro anni dopo farà vedere grandi cose negli States, giunge in Italia con la nomea di “squadra forte come quella del 1958” (i nomi non mancano: Ravelli, Hysén, Thern, Strömberg, Brolin) ma alla prova dei fatti si rivela una compagine che pratica un calcio abbastanza scolastico e prevedibile, completamente priva di brio e fantasia. La Scozia, che arriva ultima con zero punti, si conferma l’eterna sopravvalutata del calcio europeo: è dagli Anni Settanta che la Tartan Army giunge spesso con grandi attese alla fase finale del mondiale ma di superare il girone iniziale non se ne parla proprio nonostante la presenza di tanti ottimi giocatori in rosa. Il Brasile rispetta pienamente il pronostico con tre vittorie su tre partite anche se il team di Lazaroni, futuro tecnico della Fiorentina, non ruba l’occhio per il suo gioco: come abbiamo detto in difesa i verdeoro sono impostati con l’insolito libero Mauro Galvão e badano soprattutto a non prenderle per poi lanciare palloni invitanti in profondità a Careca, che negli spazi aperti va a nozze.

Gli highlights del gruppo B

Girone D: Germania, Jugoslavia, Colombia, Emirati Arabi Uniti

Tolti gli Emirati Arabi Uniti, destinati ad essere il classico materasso (infatti finiranno a zero punti), anche questo raggruppamento (giocato a Milano e Bologna) è molto equilibrato per quanto concerne i valori tecnici delle squadre. La Germania Ovest, grande favorita per la vittoria finale, impressiona tutti con due goleade (4 a 1 e 5 a 1) contro la quotata Jugoslavia e gli emiratini. I plavi di Ivica Osim hanno probabilmente la miglior squadra della storia jugoslava con talenti cristallini come Katanec, Stojković, Prosinečki e Savićević, dietro la squadra pure è ben registrata con un libero fisso e due marcatori, però si sa la continuità e la coesione non sono mai stati i punti forti della rappresentativa degli slavi del Sud che arriveranno comunque secondi. Si qualifica tra le migliori terze la Colombia del “Sacchi sudamericano” Francisco Maturana che è un po’ la pazza attrattiva del mondiale: impostata sull’Atletico Nacional de Medellin che in finale di Coppa Intercontinentale ha fatto vedere i sorci verdi al Milan con la sua rigorosa applicazione della zona fatta di difesa alta, pressing asfissiante e reparti cortissimi. I gialli però non sono solo organizzazione tattica: dispongono infatti di alcune grandi individualità come il trequartista con la capigliatura a “nido di pulci” Valderrama ed il portiere Higuita, che ha estremizzato il concetto di “portiere libero” con tanto di libera e pazza interpretazione alla colombiana con contorno di dribbling e numeri da circo!

Gli highlights del gruppo D

Girone E: Spagna, Belgio, Uruguay, Corea del Sud

Anche il penultimo raggruppamento della fase a gironi di Italia 90, quello nordestino (Verona e Udine), mostra il consueto equilibrio nei rapporti di forza tra le compagini. La Spagna, allenata dalla vecchia gloria interista Luisito Suarez, è probabilmente la squadra con più qualità del girone. Il centrocampo (Michel, Bakero, Roberto e Martin Vazquez) è uno dei migliori del torneo mentre l’attacco può contare su un certo Butragueño. Gli iberici giungono primi anche se non convincono dal punto di vista del gioco: tanto, forse troppo possesso palla con un gioco che sembra fin troppo lento e paludato. Giunge secondo il Belgio della vecchia volpe Guy This, squadra con pochi talenti (l’unico è l’ex interista Scifo) ma che ha un’organizzazione tattica pressoché perfetta e rodata da anni. Si qualifica tra le migliori terze il rinnovato Uruguay di Oscar Washington Tabarez (è incredibile pensare che ancora oggi il Maestro siede sulla panchina della Celeste!) che, dopo la figuraccia in Messico di quattro anni prima, ha ordinato ai suoi di una condotta meno antisportiva cucendo il suo undici sul Principe Enzo Francescoli, l’autentico faro della squadra. L’Uruguay, paese tradizionalista e conservatore dal punto di vista calcistico, è una delle poche compagini assieme alla Romania a giocare con un trequartista puro ed un centrocampo a rombo. Infine va registrata la presenza della Corea del Sud, ultima classificata: gli asiatici si confermano in piena crescita come movimento calcistico, giocano un calcio molto frenetico, più offensivo e sbarazzino rispetto a quello fatto vedere quattro anni prima in Centro America, fatto anche da pregevoli manovre palla a terra, però il talento specie davanti è davvero poco.

Gli highlights del gruppo E

Girone F: Inghilterra, Irlanda, Olanda, Egitto

Per concludere in bellezza va raccontato probabilmente il gruppo più avvincente ed equilibrato di tutto il mondiale di Italia 90 disputato nella fascinosa cornice delle due isole (a Palermo e Cagliari: il fenomeno hooligans allora faceva paura). Inghilterra e Olanda sono le grandi favorite per il passaggio del turno davanti ad Irlanda ed Egitto, però i pronostici del campo smentiscono ancora una volta i pareri della vigilia. Nelle sei partite l’equilibrio è assoluto: una sola vittoria (dell’Inghilterra sull’Egitto) e ben cinque pareggi (tre 1 a 1 e due 0 a 0) fruttano comunque il primo posto all’Inghilterra di Bobby Robson. Il futuro baronetto in patria è contestatissimo e dopo la prima, deludente prova contro la bestia nera Eire (giustiziere degli odiati vicini inglesi agli europei di due anni prima) abbandona il consueto 4-4-2 per seguire la moda del 5-3-2 con il libero, Mark Wright, che però gioca abbastanza in linea con i due centrali Butcher e Walker, in porta c’è l’intramontabile ultraquarantenne Peter Shilton. Per il resto con i vari Lineker, Waddle, Barnes e la pazza sorpresa “Gazza” Gascoigne, Robson ha davvero l’imbarazzo della scelta. Passa come seconda l’Irlanda di Jack Charlton, probabilmente la squadra più brutta da vedere di tutto il mondiale a livello di gioco assieme all’Argentina. La tattica dei verdi irlandesi consiste infatti di lanciare a ripetizione palloni lunghi dalle retrovie per cercare le sponde dei due lungagnoni Quinn e Aldridge, schemi comunque fruttuosi e redditizi perché i boys in green rimontano un gol sia all’Inghilterra che all’Olanda. A passare come migliore terza è quindi l’Olanda, squadra in controtendenza rispetto alle mode del torneo che gioca con uno spregiudicato 3-4-3 a triangoli concentrici, sistema di gioco fatto conoscere al grande pubblico proprio dall’Ajax di Johann Cruijff. L’asse portante della squadra di Leo Beenhakker è quella composta dai tre milanisti Rijkaard (che in questo mondiale gioca centrale difensivo), Gullit (seconda punta nel Milan, trequartista atipico in maglia Orange) e da Van Basten. I batavi sembrano però molto logori dal punto di vista fisico e con problemi di tenuta in spogliatoio. Fa comunque bella figura, pur non riuscendo a qualificarsi l’Egitto, squadra africana piuttosto atipica, fisica e spigolosa, molto britannica come filosofia di gioco.

Gli highlights del gruppo F

(Fine 2a puntata).