Camerun e Milla: una favola nella favola
In un mondiale dominato dal rigorismo tatticista e dalla paura a prendere gol la grande eccezione è stata una squadra, rappresentante di un continente particolare e martoriato come l’Africa, che ha saputo colpire la fantasia di tutti gli appassionati di calcio, stiamo parlando del Camerun. L’impresa dei leoni africani, che sono stati non solo la prima squadra proveniente dal continente nero a superare la fase a gironi ma che sono anche riusciti ad arrivare fino ai quarti di finale dopo aver a lungo sognato ad occhi aperti una semifinale che avrebbe avuto dell’incredibile.
La favola strepitosa della squadra camerunense però contiene al suo interno un’altra favola, forse più incredibile, e cioè quella di Albert Roger Mooh Miller, meglio noto come Roger Milla, forse una delle più intriganti affascinanti della storia del calcio, degna di una favola a lieto fine. Quando Roger nasce a Yaoundé il 20 maggio del 1952 il suo paese, il Camerun, è ancora una colonia francese. L’agognata indipendenza arriverà appena il 1° gennaio 1960 mentre il 1º ottobre 1961 l’ex Camerun britannico (una piccola striscia di territorio situata a Nord) si unisce con il suo vicino formando la Repubblica Federale del Camerun.
Il Camerun, nonostante abbia avuto un passato di dominazioni abbastanza travagliato (tedeschi fino alla Grande Guerra, francesi e inglesi dal 1919 al 1960) e una popolazione suddivisa in circa duecento ceppi linguistici bantu e quattro credi religioso diversi (cattolici, protestanti, musulmani, animisti) è una nazione abbastanza atipica per i canoni africani, contraddistinta nel trentennio 1960-90 da governi che non sono propriamente democratici ma che comunque hanno conferito una certa unità e omogeneità a tutta la popolazione, anche questo sarà un segreto per l’exploit del Camerun ai mondiali di calcio del 1990…
Un talento precocissimo (1969-77)
Ma torniamo alle vicende del nostro eroe: la prima squadra di Milla è l’Eclair de Douala, il principale porto del paese, club con cui viene tesserato già all’età di tredici anni. Il giovane Roger è figlio di un ferroviere di etnia Bassa-Bakoko di religione protestante per cui durante la sua infanzia ha dovuto spesso cambiare residenza seguendo il genitore nel suo lavoro, a pallone però ci sa fare eccome e ancora minorenne segna a raffica (45 goal in 52 gare). Passa così al più prestigioso Leopard, club sempre di Douala, e oltre ai gol inizia a mietere i primi successi: due campionati vinti (1972 e 1973), due semifinali di CAF (la Coppa del Campioni africana). Nel 1974 Milla torna nella capitale e veste la maglia del Tonnerre de Yaoundé dove milita un altro triennio esplodendo definitivamente. Nel 1974/1975 infatti porta a casa il suo primo trofeo: la Coppa delle Coppe d’Africa; l’anno successivo la squadra bianco blu viene sconfitta in finale dello stesso torneo. Nel 1976 a soli ventitré anni, Roger Milla vince il premio Calciatore africano dell’anno.
Nonostante questo centravanti rapido e sgusciante, dotato di tecnica ed estro e di un’inarrestabile progressione palla al piede (in questo assomiglia al suo quasi coetaneo Hugo Sanchez), sia esploso definitivamente la chiamata con la nazionale arriverà appena nel 1978 quando Milla si è già trasferito in Francia nel Valenciennes. Nella nazione transalpina l’ascesa prepotente di Roger Milla sembra un po’ arenarsi: in un biennio al Valenciennes segna appena sei gol, l’anno dopo con un’altra maglia biancorossa, quella del Monaco, segna appena due reti anche se vince la Coppa di Francia. Gli anni migliori di Milla sono tutti concentrati nel quadriennio al Bastia (1980-84), il picco lo raggiunge alla terza stagione (1982/83) dove con tredici gol arriva per la prima volta in doppia cifra.
La lunga avventura in Francia (1977-89) ed il mondiale del 1982
Nel 1982 intanto il Camerun diventa, dopo lo sventurato Zaire del 1974, la seconda squadra africana a partecipare ad un mondiale. In otto anni il calcio africano dimostra di aver fatto degli autentici passi da gigante grazie a giocatori come Milla che si stanno sgrezzando nel calcio europeo (altri tre della rosa del 1982 giocatori militavano in Francia: il terzino destro Michel Kaham con lo Stade Quimperois, l’attaccante Paul Bahoken e il difensore centrale Ibrahim Aoudou con il Cannes). Il Camerun nel gironcino di Vigo fa un figurone prima con il Perù, dove Milla segna un gol poi annullato e coglie un palo, e poi con la Polonia dove gli africani colgono due zero a zero. Nella terza partita i leoni indomabili trovano un altro pareggio (1 a 1), questa volta più discusso, contro l’Italia futura campione del mondo. Troppo poco tempo è passato tra il vantaggio di M’Bida e il pareggio di Graziani, pensano i nostri giornalisti Oliviero Beha e Roberto Chiodi che su quella partita scriveranno qualche anno dopo un discusso un libro-inchiesta.
Mentre il Camerun diventa ormai una realtà del calcio africano vincendo la Coppa d’Africa nel 1984 che nel 1988 (anche se fallisce l’approdo ai mondiali di Messico 1986), Milla intanto in Francia si ritaglia un posto di “bomber di categoria” trascinando prima la nobile decaduta Saint Etienne e poi il Montpellier in massima divisione a suon di reti, nella stagione 1988/89 con sette reti contribuisce alla salvezza del club della Linguadoca. Suo partner d’attacco è un giovane Laurent Blanc che negli anni a venire diventerà uno dei più forti centrali difensivi francesi di tutti i tempi, sulla trequarti invece giostra uno strano sudamericano con un cespuglio riccio biondo al posto dei capelli: Carlos Valderrama, un altro grande protagonista di Italia ’90.
Italia ’90: nasce la leggenda
Nel 1988 intanto Milla, dopo il bis in Coppa d’Africa, ha deciso di ritirarsi dalla nazionale a 35 anni e nel 1989/90 decide di prendersi una sorta di anno sabbatico firmando con i dilettanti del Jeunesse Sportive Saint-Pierroise, il club principale dell’Isola di Riunione, dipartimento d’oltremare francese nell’Oceano Indiano. Sembra il dolce crepuscolo di carriera di uno dei più forti attaccanti africani della storia, ma è proprio in questo momento che la sorte ha deciso di tingere di leggenda la carriera calcistica di Roger Milla.
La leggenda di Milla nasce dalla massima autorità dello stato africano Paul Biya, presidente e padre padrone del Camerun dal lontano 1982 (carica che riveste tutt’oggi): prima della partenza per l’Italia infatti con una telefonata secca e perentoria convince Milla a rivestire la maglia della nazionale obbligando così il proprio Commissario Tecnico, il semisconosciuto sovietico Valerij Nepomnjaščij, a portarsi nel Bel Paese questa vecchia gloria del calcio camerunese. Lo spogliatoio non reagisce benissimo a questa imposizione: i più giovani sono ben felici di avere una “vecchia gloria” come Roger a fare da chioccia mentre i veterani sono abbastanza contrariati da questo “colpo di testa” del loro presidente.
Affondata l’Argentina campione in carica!
Venerdì 8 giugno 1990 alla Scala del Calcio, San Siro in Milano, la partita d’esordio vede contrapposta l’Argentina campione in carica al Camerun. Tutti pensano ad una facile scampagnata per Maradona e soci ma il Camerun che si presenta al mondiale italiano ha ben nove giocatori che militano nella Première Division francese ed il portiere N’Kono (uno dei pochi reduci del 1982 assieme a Milla) che difende i pali dell’Espanyol di Barcellona. E’ proprio N’Kono la sorpresissima quando lo speaker del Meazza annuncia le formazioni: sarà lui il titolare al posto di Joseph Antoine Bell, portiere del Bordeaux. I ben informati dicono che il CT russo sia solo un “uomo di paglia” dato che non spiccica una parola né di francese né di inglese (le due lingue ufficiali dello stato africano) e che l’influenza di Milla, grande amico di N’Kono, sia già molto importante nelle scelte.
Fin dal primo minuto l’Argentina capisce che non sarà una partita facile: il Camerun pressa a tutto campo e quando ha la palla tra i piedi sa sempre rendersi pericoloso, in più gli africani sono applauditi fin dal primo minuto dai tifosi milanesi, ovviamente perché il Camerun è la squadra che affronta Maradona, l’unico personaggio in grado di mettere d’accordo milanisti e interisti… Il match non è un granché: i gauchos senza Valdano, che ha rinunciato al mondiale, paiano proprio spuntati, nel secondo tempo si erge così a protagonista l’arbitro francese Vautrot che al 61’ espelle Kana-Biyik. Per il Camerun sembra la fine ma sei minuti dopo su un campanile alzato dalla difesa argentina Omam-Biyik svetta di testa e schiaccia un pallone che schizza sul ginocchio del portiere Pumpido prima di finire in gol. All’88’ Massing commette un’entrataccia su Caniggia lasciando gli africani in nove, tuttavia il risultato non si smuove ed il mondiale inizia con la più imprevedibile delle sorprese. Per Roger Milla dieci minuti finali buoni per carburare la sua avventura mondiale.
Milla ed i leoni indomabili scrivono la storia
E’ con la seconda partita, che vede il Camerun di fronte alla forte Romania, che la favola di Milla ha definitivamente inizio: il vecchio leone parte ancora una volta dalla panchina ed entra in campo al minuto cinquantotto. Al 76’, quando la partita sembra incanalarsi sullo zero a zero, Milla con la freschezza di un ragazzino anticipa di testa il difensore rumeno Andone (forse fallosamente) dopo un lancione dalla difesa e con uno scatto felino si invola in porta anticipando l’uscita di Lung con un tocco di destro. Il vecchio bomber si invola sulla bandierina a festeggiare ballando la Makossa, non sarà l’ultima volta in questa partita. All’87’ su un pallone vagante si beffa ancora una volta del frastornato Andone, il destro questa volta è una fucilata e sorprende Lung sul primo pallo, 2 a 0 e altro giro di danza! Per Milla in trenta minuti prestazione monstre da otto in pagella.
Il terzo match, con il Camerun già qualificato, si risolve in una disfatta perché l’URSS, già eliminata vince con un inaspettato 4 a 0. Milla entra in campo al 35’ sul 2 a 0 per i sovietici ma in attacco è troppo solo e non può far male alla squadra di Lobanovs’kyj. La sconfitta lascia qualche strascico nella squadra africana: il più accusato è il portiere N’Kono, tra l’altro incolpevole sui quattro gol segnati dai russi. Il 23 giugno, nella canicola di Napoli, il CT dagli occhi di ghiaccio e dal cognome impronunciabile Nepomnjaščij riconferma la piena fiducia nell’estremo difensore dell’Espanyol contro la Colombia. La partita, tra due squadre sula carta “pazze” è in realtà una noia mortale: domina il tatticismo più esasperato, da una parte il rigorismo sovietico di Nepomnjaščij, dall’altro le ossessioni del “Sacchi sudamericano” Francisco Maturana.
Milla, subentrato al 54’ allo spento M’Fede, diventa grande protagonista nei supplementari: riceve palla sulla trequarti da Omam-Biyik, si infila in velocità tra il terzino ed il centrale in maglia gialla e di sinistro batte l’istrionico Higuita in uscita. Due minuti dopo Higuita si impapera su un retropassaggio e Milla piomba come un falco sul pallone, il capelluto portiere sudamericano cerca disperatamente di rincorrerlo ma il tiro di destro gonfia la rete, 2 a 0 Camerun! A nulla vale la rete del colombiano Redìn, su passaggio dell’ex compagno ai tempi del Montpellier Valderrama: il Camerun vincendo 2 a 1 diventa la prima squadra africana ad entrare tra le migliori otto squadre europee!
L’Inghilterra, il grande rimpianto
Il primo luglio a Napoli il Camerun e Roger Milla ha l’opportunità di scrivere la storia battendo l’Inghilterra, una delle squadre con più qualità del torneo con campioni del calibro di Gary Lineker, Chris Waddle, Stuart Pearce, John Barnes, la giovane sorpresa Paul Gascoigne ed un allenatore quotato e navigato come Bobby Robson. L’inizio di gara è tutto favorevole al Camerun con i lions inglesi che al cospetto dei meno blasonati leoni africani sembrano capirci poco del match, al 25’ però su una delle prime azioni offensive della gara Pearce da sinistra fa partire un bel traversone che Platt, mediano con il vizio del gol (con l’Aston Villa in campionato ha segnato ben 19 centri) insacca con la testa in rete, N’Kono non può farci nulla perché il pallone gli schizza proprio davanti. E’ solo un episodio però perché il dominio africano è netto anche se manca l’acuto in zona gol.
Nel secondo tempo Nepomnjaščij effettua il solito cambio: fuori Maboang, dentro Roger Milla e il Camerun come d’incanto incomincia ad essere più pungente davanti, al 62’ è proprio lo scatenato Roger a procurarsi un rigore a causa di un’entrataccia di Gazza Gascoigne, dal dischetto Kundé insacca con un tiro a mezz’altezza sulla sinistra di Shilton che intuisce ma non riesce a deviare la sfera. Tre minuti Milla si ripete, questa volta in versione rifinitore: è lui infatti a mandare con un pregevole filtrante Ekéké che anticipa l’uscita di Shilton e segna l’incredibile gol che rigira la partita come una frittata: 2 a 1. L’Inghilterra è veramente in confusione totale: il vecchio Shilton tiene su la baracca dei suoi con un pregevole intervento in uscita; il solitamente pacato Robson dalla panchina è una furia, “Come on! Come on!” si può leggere dal labiale.
L’Inghilterra possiede però due cose che però il Camerun non ha e cioè i campioni e la scafatezza: all’82’, mentre per gli inglesi si sta profilando un autentico psicodramma Lineker si guadagna d’astuzia un calcio di rigore (ingenua l’entrata di Massing), lo stesso bomber del Tottenham dal dischetto non sbaglia spiazzando il numero sedici del Camerun. La partita dei leoni indomabili fatto finisce qui: nei supplementari infatti l’Inghilterra emerge di prepotenza: al minuto centocinque Gascoigne, probabilmente il migliore in campo, serve un assist al bacio al solito Lineker che viene nuovamente falciato in area da Massing, questa volta con la coabitazione di N’Kono uscito a valanga sui piedi dell’attaccante avversario lanciato a rete. Questa volta l’esecuzione di Lineker è potente e centrale, N’Kono vola sulla sua sinistra e non può parare la staffilata, l’Inghilterra si qualifica così… di rigore in semifinale e per il Camerun giunge un’eliminazione immeritata ma comunque piena di gloria. Per Roger Milla, quel strepitoso mondiale condito da quattro gol, un assist, un rigore procurato (piccolo particolare sempre da subentrato) frutterà il secondo Pallone d’Oro africano della sua incredibile carriera di calciatore.
La favola non finisce qui: Usa ’94
Ma la favola non finisce qui: estate 1994, il Camerun si qualifica ancora una volta ad una fase finale del campionato mondiale di calcio, che questa volta si disputa negli States. La squadra è profondamente rinnovata e non ha più molti dei protagonisti delle Notti Magiche e così una petizione popolare chiede a Roger Milla, che nel frattempo di anni ne ha quarantadue ed è rientrato in patria giocando con la maglia Tonnerre de Yaoundé (l’ultimo club in cui aveva militato prima di trasferirsi in Europa), di ritornare per l’ennesima volta a vestire la maglia della Nazionale.
I leoni indomabili non ruggiscono come quattro anni prima: rimediano un pareggio contro la Svezia (2 a 2), una preventivabile sconfitta contro il Brasile futuro campione del mondo (3 a 0) ed un’autentica debacle contro la Russia (6 a 1 con cinquina del semisconosciuto Oleg Salenko). Indovinate chi segna il gol del momentaneo uno a tre per il Camerun? Proprio lui, Roger Milla! Il vecchio leone non ha più l’agilità ed il peso forma dei giorni migliori, con i suoi baffoni ed il cranio rasato sembra quasi un vecchio giocatore di qualche torneo amatoriale capitato quasi per caso a giocare un mondiale. In quel Camerun gioca un difensore di belle speranze, Rigobert Song (futuro detentore del record di presenze con la maglia della nazionale africana) che con i suoi 17 anni e 358 giorni potrebbe essere tranquillamente il figlio del grande Milla. Ancora oggi, questa resta la più grande differenza anagrafica tra due compagni di squadra in una fase finale della Coppa del mondo ed il gol di Milla contro il Camerun il gol più vecchio segnato ad un mondiale (a 42 anni e 30 giorni). L’intramontabile Roger Milla, giocherà altri due anni in Indonesia nel Pelita Jaya prima di ritirarsi e definitivamente a 44 anni e diventare ambasciatore per un intero continente che ha saputo interpretare ed incarnare alla perfezione in quella che è la favola calcistica per eccellenza della storia del calcio.
(Fine 5a puntata).