Medvedev

“Uno sciocco raro”. E’ l’appellativo affibbiato al ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, da Dmitrij Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo. “Non ci sono molti sciocchi nelle strutture di potere in Europa – ha scritto Medvedev su Telegram – Il ministro della Difesa italiano ha definito la fornitura di veicoli blindati e altre armi all’Ucraina un modo per evitare la Terza guerra mondiale, uno sciocco raro”.

Parole al vetriolo anche per l’esecutivo britannico: “I vicini del ministro nel malvagio regno nebbioso con il complesso dell’impero sono andati anche oltre. Insistono sul fatto che tutti gli armamenti che la Nato ha a disposizione dovrebbero essere forniti a Kiev ‘subito’. E jet da combattimento, centinaia di carri armati e sistemi missilistici a lungo raggio. Come se questo fosse l’unico modo per evitare l’espansione russa e una nuova guerra mondiale”.

Secondo il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, “difendere un’Ucraina che nessuno vuole in Europa non salverà il Vecchio mondo decrepito da eventuali ritorsioni. In secondo luogo, se dovesse scoppiare una terza guerra mondiale, non si tratterebbe, ahimè, di carri armati e nemmeno di jet da combattimento, in quel caso sicuramente tutto andrebbe in macerie”.

Ma, conclude Medvedev, ridicolizzando Crosetto e gli inglesi, “cosa aspettarsi da un imprenditore con un’istruzione superiore incompiuta e dai suoi stupidi vicini, che durante la pandemia si ubriacavano proprio sul posto di lavoro, al numero 10 di Downing Street”.

A memoria non si ricordano ministri del ‘Belpaese’ presi in giro in questo modo da figure di primo piano di potenze straniere. Non si può essere “interventisti” un giorno e sostenitori dei negoziati appena poche ore dopo. Quella battuta dal governo Meloni è una strada pericolosa, foriera di nuove ostilità ed “inimicizie”.

La tradizionale abilità diplomatica italiana è stata sacrificata sull’altare di un atlantismo cieco e fanatico, che potrebbe avere conseguenze disastrose. E’ il caso di ricordare agli esponenti dei partiti che sostengono l’esecutivo ed ai “pacifinti” del Pd, cosa è avvenuto martedì.

Con 215 voti favorevoli e 46 contrari la Camera ha approvato in via definitiva il Dl recante “disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina”. Fino al 31 dicembre 2023 il governo è autorizzato a inviare armi con decreti che non passano dall’Aula.

Sono stati bocciati i due emendamenti di Avs e M5S che proponevano di prevedere “ai fini di ogni singola autorizzazione concernente l’invio di armi”, preventive comunicazioni alle Camere da parte del Governo, “che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione”.

Parere negativo anche all’ordine del giorno con cui si chiedeva che il governo si impegnasse a verificare che l’invio delle armi passasse esclusivamente per le autorità governative e non per intermediari, “visto che l’Interpol denuncia da mesi che una parte importante delle forniture militari sta finendo sul mercato nero”.

A nulla sono serviti gli appelli ad evitare l’escalation militare dei generali Leonardo Tricarico e Marco Bertolini.

“L’irrobustimento delle forze ucraine con carri da combattimento di performances elevate è sicuramente un provvedimento che va nella direzione di recuperare i territori annessi illegalmente dalla Russia”, ha affermato Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica.

“Personalmente, ha aggiunto, ho sempre sostenuto che la via del negoziato debba esser battuta con maggiore serietà e impegno di quanto non sia stato fatto finora”.

“La Germania ormai ha le ali tarpate. Ha cercato di evitare la cessione dei Leopard. Tuttavia, ormai, in Europa continentale chi decide sono i polacchi e, per quanto possa sembrare paradossale, i baltici”, ha detto Bertolini, già comandante del Coi.

E ancora: “Siamo avviati a una guerra, anche noi, che non abbiamo ancora impiegato personale ma mandiamo armi. Ci stiamo rassegnando all’entrata in una guerra che con noi non c’entra niente, per questioni di carattere territoriale fra due paesi europei estranei sia alla Nato che all’Unione europea”.