
Chi ha seguito la cronaca degli ultimi vent’anni ed oltre, sa benissimo che il terrorismo di matrice islamica non è una novità. Nel tempo, una miriade di soggetti e correnti hanno svolto ruoli diversi, dalla Palestina all’Iran, passando per l’Afghanistan dei talebani, per le Filippine (Abu Sayaf), per la Nigeria (Boko Haram) e per tanti altri paesi.
Tuttavia, è dall’inizio del nuovo millennio (e in particolare dalle stragi francesi del 2015) che la strategia del terrore in Europa si è imposta in tutta la sua forza dirompente, e, agli occhi dei più attenti, in tutta la sua coerenza strategica dietro un apparente velo di irrazionalità.
Il massacro nella redazione di Charlie Hebdo ha anzitutto legittimato pienamente l’ideologia islamica nella cultura: qualsiasi istanza laica che possa andare contro gli interessi della popolazione islamica viene cassata dai fautori (inconsapevoli o interessati) del multiculturalismo, con il risultato di un silente controllo sociale, tramite censura e autocensura, in nome di una idealizzata “pace sociale”. Obiettivo, in un certo senso, già raggiunto, e che si consoliderà con il definitivo predominio demografico della popolazione musulmana.
Ma questo è solo un aspetto del problema. Le “seconde generazioni” di immigrati dai paesi africani, si sono rivelate il perfetto ordigno da azionare in caso di necessità. Un’ enorme massa di individui mai realmente integrati, con tare culturali e mentali profondissime e con percentuali impressionanti di criminalità, sono a disposizione di chiunque voglia approfittare dei loro servigi a seconda del momento. Ormai non è nemmeno necessario formarli in strutture rigide: basta attingere da questo serbatoio infinito di criminali comuni, selezionare un soggetto “plasmabile”, dopodichè fornirgli le condizioni e gli strumenti per agire nei momenti di maggiore necessità.
Nessuno di questi “lupi solitari” è veramente solo. Del resto, è incredibile come i loro documenti vengano puntualmente (e incredibilmente) trovati sul luogo del delitto, o che essi passino puntualmente indenni attraverso i ferrei controlli “antiterrorismo”. A tal proposito il sociologo Jean-Claude Paye ha scritto un interessante articolo, “Attentati di Parigi: i terroristi e quei documenti perduti”, in cui viene spiegato il fine ultimo di questi colpi di teatro che si ripetono con tragica “non fatalità”.
Ma non c’è bisogno di ulteriori prove per togliere il velo al disegno mostruoso in atto: ovvero, la creazione del caos permanente di massa. Va in questo senso, difatti, la forzata trasformazione demografica della società europea, e in particolare della classe media. Da un “corpus” culturalmente e socialmente uniforme, e quindi problematico per i vertici sociali, si passa a un insieme immenso di “non cittadini”, instabili e sradicati, che, nella migliore tradizione delle faide tribali, si massacreranno fra di loro e mai attaccheranno i vertici suddetti.
L’Islam avrà, in questo contesto, la funzione di guardiano dell’immensa “fattoria degli animali” chiamata Europa, in un futuro distopico dove una piccola fetta di aristrocrazia cosmopolita dominerà su una società atomizzata, impoverita e divisa, culturalmente e socialmente.
E l’attentato di Strasburgo, arrivato in un momento delicatissimo, nè è la prova ad orologeria.
Filippo Redarguiti