Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confermato l’evacuazione del personale diplomatico americano in Sudan a causa dei feroci combattimenti che infuriano nella capitale Khartoum.
“Oggi, su mio ordine, l’esercito degli Stati Uniti ha condotto un’operazione per estrarre il personale del governo degli Stati Uniti da Khartoum. Sono orgoglioso dello straordinario impegno del personale della nostra Ambasciata, che ha svolto i propri compiti con coraggio e professionalità e ha incarnato l’amicizia e il legame dell’America con il popolo del Sudan”, ha detto Biden in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.
Le operazioni dell’ambasciata sono state quindi sospese provvisoriamente, ha confermato il segretario di Stato, Antony Blinken. “Sospendere le operazioni di una delle nostre sedi diplomatiche è sempre una decisione difficile, ma la sicurezza del nostro personale è la mia prima responsabilità”, ha spiegato, denunciando i “gravi e crescenti rischi della sicurezza”.
Più di 100 militari Navy Seals e delle forze speciali dell’esercito sono partite da Gibuti all’Etiopia e poi per il Sudan, dove sono rimaste per meno di un’ora, ha riferito il generale Douglas Sims ai giornalisti una volta terminata la missione.
Il presidente statunitense ha ringraziato, oltre che Gibuti e l’Etiopia anche l’Arabia saudita, Paesi “di importanza critica per il successo della nostra operazione”. Fondamentale si è rivelato il poter usufruire del porto saudita di Gedda.
Anche Parigi ha avviato l’esfiltrazione dei connazionali e del personale diplomatico in Sudan. A renderlo noto è stato il ministro degli Esteri aggiungendo che sono coinvolti nell’operazione anche cittadini europei e di “Paesi partner alleati”. Le parti coinvolte nel conflitto avrebbero garantito di sicurezza necessarie per lo svolgimento dell’operazione, riporta una fonte citata da Bfmtv.
Messi in sicurezza anche i 19 italiani che erano in crociera nelle acque di Port Sudan. “Li abbiamo assistiti fin dall’inizio degli scontri, ora sono sbarcati ad Hurghada. Grazie al lavoro delle nostre ambasciate a Khartoum e al Cairo e dell’Unità di crisi della Farnesina”, ha scritto su twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sta seguendo l’evoluzione del conflitto e ha tenuto una riunione con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, il generale Francesco Paolo Figliuolo, responsabile del Comando operativo di vertice interforze, e i responsabili dell’Unità di crisi della Farnesina e dei Servizi di Sicurezza. È quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Il generale Abdel Fattah al-Burhan, a capo delle Forze armate sudanesi, “ha acconsentito” a “facilitare” i trasferimenti di cittadini stranieri e personale diplomatico.
I combattimenti sono ripresi. La tregua temporanea, concordata dalle parti in occasione delle celebrazioni di Eid al-Fitr, è durata poco. Gli scontri tra le truppe regolari e le Forze di supporto rapido, partiti dalle aree vicine al palazzo presidenziale di Khartoum, si sono poi estesi alle zone di Hillat Hamad, Khojaly e Arkaweet.
Il generale Mohamed Hamdan Dagalo, capo delle Rsf, ha parlato con il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, convenendo sulla necessità di un completo “cessate il fuoco”. Ma intanto si continua a sparare e la violenza non risparmia.
Un cittadino francese è rimasto ferito in un attacco contro il convoglio diplomatico nel quale si trovava durante l’evacuazione dal Sudan. Lo ha riferito un portavoce delle Forze armate sudanesi, che ha accusato i paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf) di aver “attaccato il convoglio dell’ambasciata francese con colpi d’arma da fuoco”, che sarebbe stato costretto a rientrare nella sede che si trova nella capitale.
Ha riportato ferite da colpi di arma da fuoco anche un dipendente dell’ambasciata egiziana a Khartoum. E’ stato un portavoce del ministero degli Esteri del Cairo citato da Sky News Arabia a dare la notizia, senza fornire ulteriori dettagli.