Nord contro Sud, sabaudi contro borboni, polentoni contro terroni, chiamatela come volete, ma alla ventesima giornata di Serie A tutto sembra far presagire ad un estenuante duello tra Napoli e Juventus. Come già detto nella scorsa puntata, Napoli e Juventus sembrano avere un qualcosa in più rispetto alle altre squadre, per la squadra di Sarri parla il gioco corale e un Higuain che se continua così è destinato a battere tutti i record, per gli uomini di Allegri invece parla l’esperienza e di singoli che non hanno eguali in patria. Comunque andrà a finire sarà un duello appassionante e avvincente, su questo ne sono sicuro! Per il resto Fiorentina e Inter stanno palesando i loro limiti: di gioco i nerazzurri, di organico e di forma i viola. Se continuano a stentare le romane, in coda c’è da segnalare l’importante successo del Carpi che movimenta i bassifondi.

ATALANTA – INTER 1-1: un pareggio che sta strettissimo alla Dea (a proposito, da quando al sabato si gioca alle tre?). Reduci da quattro sconfitte consecutive, gli uomini di nonno Reja hanno giocato la solita grande partita casalinga con ritmi alti, pressing asfissiante e grande fisicità. Già, l’Inter soffre le squadre veloci in attacco, le ha sempre sofferte, nonostante i soliti pennivendoli da quattro soldi sbandierino la coppia più bella del mondo Miranda-Murillo. Il brasiliano è adatto alla fase difensiva alla “viva il parroco” che fa la sua squadra, Murilo è semplicemente imbarazzante, degno erede di Cordoba (difensore sempre sopravvalutato a mio avviso). Quanto ad Handanović, che dire, penso ancora a quei tifosi che dicono “è sopravvalutato, con Bardi o Di Gennaro in porta l’Inter sarebbe da scudetto” (basta farsi in giro sui forum interisti per vedere frasi del genere). A mio avviso lo sloveno è secondo solo a Neuer (che forse è più abile nelle uscite e nei 16 metri) nel suo ruolo, questo perché abbina una fisicità strabordante (come tutti i portieri moderni) alla plasticità e al puro istinto degli slavi. Negli ultimi anni i preparatori dei portieri si sono concentrati troppo sull’esplosività, finendo per costruire i portieri (anche Buffon non fa eccezione su questo), ebbene San Samir da Lubiana è una vera eccezione. Ho sempre detto che la scuola slava o Est-Europea sia la migliore in quanto a guardiani (Jašin, Beara, Dasaev, Planička, Viktor, Tomaszewski, Čech, il magiaro Grosics).

TORINO – FROSINONE 4-2: ci pensa sempre il Frosinone a risollevare le squadre in difficoltà, dopo il Palermo  è arrivato il turno del Torino che ha incontrato la vittima sacrificale ciociara in un momento particolarmente difficile del proprio campionato. Il Toro forse ha trovato la quadra in attacco con la coppia Immobile-Belotti, con il Gallo prima punta e il Ciro nazionale a girargli attorno, imprescindibile per il 3-5-2 di G.P. Ventura. C’è da dire che la difesa del Frosinone è roba da Lega Pro, nonostante i volonterosi ciociari un golletto lo facciano sempre, dietro incassano acqua che è una bellezza, subendo sempre gol evitabili e per ingenuità colossali; sarà quasi impossibile salvarsi anche se a Frosinone nessuno farà un dramma.

NAPOLI – SASSUOLO 3-1: un vero spettacolo calcistico, il Napoli gioca il miglior calcio del campionato, sempre palla a terra con triangolazioni e ragnatele a centrocampo finalizzate alla verticalizzazione improvvisa verso il magnifico Pipita. Già, venti gol in venti partite sono medie gol tenute solo da gente come Nordahl (35 gol nel 1949/50 per il pompierone svedese, Higuain può anche superare i 33 gol in 33 incontri di Angelillo, stagione 1957/58). Complimenti comunque anche al Sassuolo, che ha dato un bel filo da torcere alla squadra del Cinghialone di Figline. Nonostante anche i neroverdi pratichino un calcio corale e propositivo, se in attacco schieri il pur volenteroso Falcinelli, contro una squadra che ha un Higuain così sei sempre destinato a perdere, il calcio in fin dei conti è un gioco semplice.

GENOA – PALERMO 4-0: sfida delicata, quella di Marassi, tra due squadre che potrebbero essere risucchiate nella lotta per non andare giù e che, vuoi per parco giocatori o per parco allenatori sono delle autentiche stazioni ferroviarie (Preziosi e Zamparini docunt). Stravince la squadra che ha puntato di più su un tecnico e su un progetto tattico preciso (l’immarcescibile 3-4-3) su quella che invece cambia allenatori come paia di mutande. Pavoletti (10 gol in 13 partite, medie inferiori solo a quelle di Higuain) merita un monumento, così come Gasperini che sta cavando il sangue dalle rape (e per questo contestato da qualche coglione (ops! Tifoso…). Suso sulle orme di Niang: compie lo stesso tragitto Milano-Genova e segna gol all’esordio, non è che a Milanello tiri una brutta aria?

BOLOGNA – LAZIO 2-2: il Bologna ha letteralmente buttato alle ortiche tre punti, la Lazio si conferma quasi inguardabile contro squadre di basso-medio cabotaggio, anche se il carattere pare esserci. Curioso come i laziali abbiano iniziato a giocare con l’ingresso di Klose…

CARPI – SAMPDORIA 2-1: il Carpi è ancora vivo e lotta insieme a noi. Il ragionier Castori, ritornato dopo gli scempi di Sogliano, ha rispolverato la vecchia guardia, l’impenetrabile difesa dello scorso campionato in B è stata confermata così per ¾ (Romagnoli, Gagliolo, Letizia) mentre sulle fasce sono stati rispolverati i due granellini di pepe Pasciuti e Di Gaudio. Al resto ci pensa il solito schema, palla lunga per lo scatto del negroide Mbakogu, che per raggiungere la fatidica salvezza però potrebbe bastare. Quanto alla Samp, male, anzi malissimo perché, se si registra un lieve miglioramento nel gioco, sul piano caratteriale siamo rimasti ai tempi di Walterone Zenga.

CHIEVO – EMPOLI 1-1: giusto pareggio tra due indomite provinciali diverse per filosofie societarie ma comunque da imitare. Il Chievo, dal dopo Delneri ha sempre puntato su tecnico pragmatici (e rigorosamente pelati) oltre che su giocatori esperti e scafati. L’Empoli invece, da Spalletti in avanti ha sempre puntato sui giovani (del suo fiorente vivaio o in prestito da big) e su un gioco più aperto e arioso.

ROMA – VERONA 1-1: una piccola premessa prima di parlare della partita: è probabile che dietro l’avvicendamento in panchina Garcia-Spalletti si celi una volontà da parte degli americani di sbarazzarsi della società. Se così fosse vero, nonostante la classica smentita di Pallotta, la Roma la vedo davvero su una brutta china perché solo gli americani (che in capitale avevano comunque altri interessi extra-calcio) possono ripianare gli ecumenici debiti risalenti ai tempi di Sensi padre, senza Pallotta e soci purtroppo non ci saranno banche e istituti di credito a tappare le falle. Quanto alla partita, Lucianone è tornato al suo caro vecchio 4-2-3-1 con Pjanić a fare il Pizarro, De Rossi a fare il… De Rossi davanti alla difesa mentre il Ninja Naingollaan è stato presentato nelle vesti di Perrotta. Il problema è che il Totti di dieci anni orsono non c’è più e che al suo posto c’è un pachiderma che risponde al nome di Ďzeko che, evidentemente, è proprio fuori forma e depresso di suo e non giocava contro il Sergente. Il Verona la prossima partita potrebbe eguagliare il Treviso edizione 2005/06 per numero di partite non vinte (anche se, prendendo in considerazione anche la coda del passato campionato il record sarebbe già stato battuto), c’è da dire che Gigione Delneri sta cercando di tirare fuori il massimo da una rosa costruita male e a pezzi fisicamente. Anche contro la Roma il baffo, spacciato per un talebano del 4-4-2, ha più volte cambiato modulo (4-3-3, 3-4-3) dimostrandosi più elastico del solito 6-3-1 di Mandorlini.

UDINESE – JUVENTUS 0-4: “Noi andiamo in campo sempre per fare la nostra partita e per vincere. Nessuna squadra parte con l’idea del pareggio.  Principalmente conta la prestazione, poi vedremo se questo ci porterà a fare punti”musica e parole di Stefano Colantuono alias Mastro Lindo alla vigilia dello scontro tra le due squadre zebrate. Ebbene, l’Udinese ci ha messo davvero poco per spianare la strada alla Vecchia Signora: prima Karnezis dorme sul ruzzolone di Dybala su punizione, poi la difesa friulana si schiera a presepe sul raddoppio di Khedira, infine Danilo si fa espellere come un pollo procurando un rigorino agli avversari. Siccome la faccia di patron Pozzo sembrava tutto fuorché scontenta alla fine dell’intervallo, come diceva il buon Andreotti: a pensar male degli altri… In quanto allo stadio, il Dacia Stadium (che nome schifoso) è davvero bello anche se non regge il paragone con i popò di stadi costruiti in Inghilterra e Germania.

MILAN – FIORENTINA 2-0: forse la migliore prestazione del Milan targato Sputacchione. Il serbo ha indovinato tutte le mosse tattiche della partita. I rossoneri hanno iniziato bene con un grande pressing nei primi minuti, studiato appositamente da Miha per mettere in difficoltà l’improbabile e inedito trittico difensivo viola (Roncaglia è da B, Tomović e Astori da Empoli). L’aggressività ha fruttato un gol del cecchino Bacca, quanto basta per poi abbassare il baricentro e puntare tutto sul classico pragmatismo, come da programma. La Fiorentina ha pagato la scarsa condizione di forma dei suoi solisti: sufficiente solo Topo Gigio Bernardeschi (se imparasse a usare il destro…) mentre i due slavi Kalinić e Iličič, dal proverbiale crapone a lampada, non ne hanno azzeccato una neanche per sbaglio. Lo sterile possesso palla viola ha facilitato i compiti difensivi rossoneri (se non tiri in porta non puoi segnare, lapalissiano no?), così nel finale il redivivo Melisso Boateng ha chiuso definitivamente i conti.