“Godi, Fiorenza poi che se sì grande” scriveva il fiorentino più celebre di tutti i tempi. La settima giornata del massimo campionato consacra il primato solitario della Fiorentina, la grande protagonista della giornata assieme al Napoli che umilia il Milan a San Siro. Se l’Inter dimostra di essere in frenata, risorgono Juventus e Roma mentre capitombolano le sorprese Sassuolo e Torino. Classifica comunque davvero cortissima con ben undici squadre distanziate di soli cinque punti e poche squadre che possono fare da materasso. La settimana di Champions è stata decisamente positiva: se si eccettua per la vergognosa prova offerta dalla Roma in Bielorussia, il nostro calcio registra un incoraggiante score di 4 vittorie su cinque partite. Anche se il miglioramento nel ranking non è destinato a risollevare il nostro movimento calcistico: sempre meno italiani giocano e seguono il calcio, lo testimoniano gli undici schierati dalla maggior parte delle nostre squadre, pieni zeppi di stranieri, e le presenze allo stadio. La luce in fondo al tunnel, purtroppo non si vede ancora!
CARPI – TORINO 2-1: secondo una legge non scritta, il nuovo tecnico porta in dote sempre un risultato positivo all’esordio. È il caso di Sannino, ex infermiere dell’ASL di Voghera, accorso al capezzale dell’amicone Sogliano per cercare di rinvigorire la bella favola carpigiana. C’è da dire che il Torino visto in Emilia è parso distratto e svogliato e che il Carpi, con un pizzico di fortuna che aiuta sempre chi osa di più, ha meritato i tre punti.
CHIEVO – VERONA 1-1: come da tradizione è stato un derby scialbo, dominato dalla paura di non perdere, soprattutto sul versante Hellas. Alla fine il pareggio rispecchia il poco che si è visto sul campo: se il Chievo almeno ha provato a giocare, l’Hellas ha pensato quasi esclusivamente a rompere e a servire il lillipuziano Gomez-Taleb con i classici lancioni dalle retrovie. Sinceramente non so cosa aspettano a cacciare un Mandorlini in completa bambola, mi chiedo come sia possibile tenere uno del genere in panchina quando in giro c’è gente del calibro di Guidolin (un tipo che nella città dell’Arena verrebbe di corsa e non in bicicletta…).
EMPOLI – SASSUOLO 1-0: la classica, schifosa partita delle 12.30 che nessuno guarda (anche perché i tifosi di Empoli e Sassuolo sommati fanno un quartiere di Firenze o Bologna) è stata risolta con un guizzo all’ultimo istante dall’eterno Big Mac, l’unico attaccante toscano capace, quando non è acciaccato dall’età, a inquadrare la porta.
PALERMO – ROMA 2-4: in terra sicula la Roma ha praticamente invertito la buffa prestazione in Bielorussia: a un primo tempo scoppiettante è seguita una ripresa giocata in piena apnea che ha rischiato seriamente di rimettere in carreggiata un Palermo parso come al solito senza idee. L’orripilante seconda frazione della Maggica non si può spiegare con la stanchezza, con il fuso orario, con la trasferta scomoda eccetera: la Roma sembra davvero una squadra senza capo né coda, senza equilibrio in difesa e terribilmente dipendente dai singoli in attacco. Per fortuna del Sergente franco-iberico che, proprio quando era privo di Totti e Džeko, si è ridestato il Mocio Gervinho…
SAMPDORIA – INTER 1-1: dopo la disfatta contro la Fiorentina, i soliti stolti che guardano il dito e non la luna, hanno compreso che il problema dell’Inter è la dannatissima difesa a tre, utilizzata da quei caproni antipatici di Mazzarri e Gasperini. Così, in quel di Marassi, contro il grande ex Zenga, l’ineffabile Roby Mancio (chiamato ormai così dai giornalisti compiacenti di Mediaset) rispolvera il rombo con l’ala Perišić schiaffata a fare il trequartista (Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!). La Samp, se non fosse per il fantozziano errore sotto porta di Correa, avrebbe potuto stare tranquillamente avanti due, tre reti a zero. Nel secondo tempo Sciarpetta sfodera il 4-4-2 classico, con lo spalatino messo a fare il suo ruolo e non è un caso che l’Inter è riuscita ad agguantare il pareggio (solito gol culoso) e addirittura ha rischiato di vincere. Sul fronte doriano benino tutta la squadra anche se l’Uomo Ragno in campo, timido e rinunciatario con un immenso Eder a fare il terzino, sembra l’opposto di quello che è fuori, spavaldo e guascone (chiedere a Varriale per cortesia!). L’Inter comunque, contro squadre che giocano e attaccano sarà destinata a soffrire le pene dell’inferno con questa chimica di squadra.
UDINESE – GENOA 1-1: il Genoa gasperiniano è venuto al Friuli a giocare a calcio mentre le zebrette di Mastro Lindo si sono limitate a dare calci al pallone. Alla fine il pareggio premia decisamente i bianconeri e penalizza il Grifone, sono sempre più convinto che l’anno scorso Stramaccioni (da me non troppo stimato) abbia compiuto qualcosa che si avvicina ad un miracolo con il materiale che aveva a disposizione.
JUVENTUS – BOLOGNA 3-1: è passata ‘a nuttata in casa Juventus? A mio avviso sì, anche se il Bologna visto allo Juventus Stadium è probabilmente la squadra più scarsa e sconclusionata del nostro campionato. Il viso rugoso di Allegri ha trovato finalmente delle certezze: innanzitutto il modulo, cioè un 3-5-2 asimmetrico con la coppia terzino fluidificante/ala tornante che ricorda molto il nostro vecchio Catenaccio, in secondo luogo due giocatori imprescindibili cioè Khedira a centrocampo e Morata in attacco. Una volta trovata la quadra e il giusto sincronismo tra i reparti, la Juve tornerà a essere sui livelli di quella dell’anno scorso, occhio però che quest’anno la concorrenza è decisamente più agguerrita.
LAZIO – FROSINONE 2-0: la Lazio continua a soffrire il mal di Europa, nell’inedito derby i biancocelesti hanno sofferto i modesti quanto volenterosi ciociari. Specie nel secondo tempo la truppa di Stellone poteva tranquillamente far sua la partita, sfruttando il calo fisico della Lazio, invece nella più classica delle partita dove chi segna per primo porta l’intera posta in palio a casa a sfruttare gli episodi giusti sono stati i biancocelesti che, zitti zitti, sono terzi, nonostante un 5-0 e un 4-0 sul groppone. Se l’ottimo Pioli, costretto sempre a fare le nozze coi fichi secchi, trova la quadra in difesa (difficile a mio avviso) la Lazio può tranquillamente terminare tra le prime quattro.
FIORENTINA – ATALANTA 3-0: la partita vera di fatto è durata pochi minuti, perché poi, ridotta in dieci uomini, l’Atalanta si è limitata a fare lo sparring partner dello show viola. Paulo Sousa, non lo conoscevo, mi ha davvero sorpreso: la sua Fiorentina, in chiaroscuro nelle prime giornate, adesso mostra un gioco vario, fatto di possesso palla ma anche di rapide verticalizzazioni che fino ad ora non riesce a trovare avversari capaci di imbrigliare. Dal punto di vista tattico mi aspettavo in Sousa il classico epigono del canonico 4-5-1 invece mi sta sorprendendo sempre di più: in campionato la viola gioca con tre terzini centrali, una strana coppia ala tornante/terzino fluidificante sulla fascia e un fitto centrocampo a sostegno dell’unica punta. È appena la settima giornata ma già mi sento di definire la Fiorentina e Sousa come le più piacevoli sorprese del campionato, peccato solo che Kalinić e Borja Valero non siano di Pontassieve e Borgo a Buggiano…
MILAN – NAPOLI 0-4: mi aspettavo una sconfitta, anche netta del Milan, anche se non mi sarei mai lontanamente immaginato una simile catastrofe. Squadre come quella di Sarri, compatte e micidiali nelle verticalizzazioni, vanno a nozze con il centrocampo lungo e sfilacciato di questo Milan. Il mio principale imputato è lo Sputacchione: da lui mi aspettavo un filo di organizzazione difensiva, di garra e cattiveria agonistica. Invece, non solo la squadra è priva di schemi, di gioco e di qualsiasi organizzazione difensiva (anche se con gente come il figlioccio di Raiola Ely e la Statua d’Ebano Zapata anche Happel sarebbe andato in tilt), ma ho scoperto addirittura che è la squadra che in queste prime sette giornate ha corso di meno. Insomma, caro Mihajlović, gli alibi e le chiacchiere stanno a zero: o cambi registro o rischierai di essere ricordato come il peggior tecnico dell’Era Berlusconi, peggiore anche di un non-allenatore come Inzaghi (e credo che questo sia il massimo dell’insulto per un tecnico). Sul fronte Napoli, avevo ragione nel dire a inizio campionato che con un artigiano del calcio come Sarri bisognava avere tanta pazienza, anche se credo che Savastano si sia limitato a battere avanti la strada tracciata dal panciuto predecessore, a mio avviso la mossa decisiva è stata quella di arretrare la posizione di Hamšik e di liberare l’estro di Insigne, spesso costretto a fare il terzino nel rigido 4-5-1 marca Benitez. La coppia Albiol-Koulibaly sembra ben rodata, anche se credo che prima o poi anche Benitez, che è riuscito a aggiustare la difesa colabrodo del Real, sarebbe riuscito a trovar la quadra. Diamo quindi meriti a Sarri, ma non esageriamo!