Via libera del Senato al disegno di legge della maggioranza di riforma costituzionale che taglia il numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200). I sì sono stati 185, i no 54, gli astenuti 4. Il testo passa ora alla Camera.
A favore del ddl hanno votato M5s e Lega, che avevano presentato il testo, ma anche Forza Italia e Fdi, che hanno parlato di “apertura di credito” alla maggioranza sul tema delle riforme.
Contrari il Pd, Leu, e il gruppo delle Autonomie. I dem avevano presentato un emendamento che legava il taglio dei parlamentari alla trasformazione del Senato in una Camera delle Autonomie, ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dal presidente Elisabetta Casellati.
Trattandosi di una riforma costituzionale il disegno di legge richiederà una doppia lettura conforme delle due Camere.
Con il disegno di legge di revisione della Costituzione per la riduzione del numero dei parlamentari deputati e senatori diminuiranno di circa 1/3. Dagli attuali 945 a 600. Il risparmio, in termini di costi, è stimabile in 100 milioni di euro l’anno. 500 milioni a legislatura, 300 mila euro al giorno.
La Costituzione non prevedeva un numero esatto di membri della Camera e del Senato. Nella formulazione originaria il numero dei parlamentari era determinato in misura fissa in rapporto con la popolazione. Fu la successiva legge costituzionale del 9 febbraio del 1963 n. 2 a stabilire la formula 630 + 315.
Duro l’attacco del grillino Gianluca Perilli ai colleghi del Pd: “Quello che mi sorprende è che i colleghi del Pd, imperterriti, propongono di far rientrare dalla finestra la mega riforma travolta dal 60% dei No al referendum! Con i loro emendamenti vogliono di nuovo mettere in discussione le funzioni delle due Camere. Quindi con uno strumento che dovrebbe servire a perfezionare un disegno di legge, e cioè l’emendamento, vorrebbero invece trasformare questa proposta semplice in un nuovo calderone indefinito che ribalta una parte della Costituzione. E con questa scusa non danno il loro assenso al taglio del numero dei parlamentari”.
“La verità, ha rincarato la dose Perilli, è che voi non avete mai elaborato la sconfitta del 4 dicembre e continuate a voler imporre all’Italia un pastrocchio costituzionale che per fortuna è finito in soffitta. Quando sento il collega Rampi citare il mito di Icaro mi viene da sorridere: è esattamente la parabola di Matteo Renzi, che per volare troppo in alto si è avvicinato al Sole ed è precipitato sotto i colpi dei suoi stessi errori. Doveva fermarsi, cara collega Valente. Dovevate fermarvi voi”.