ISIS

Il 24 agosto si è tenuta a Rostov-sul-Don, nella Russia meridionale, una conferenza internazionale dedicata al 100° anniversario della completa liberazione dell’Afghanistan dall’influenza britannica e al 100° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche con la Russia (allora sovietica). Alla conferenza hanno partecipato anche alcuni membri della Duma di Stato russa e l’ambasciatore della Repubblica dell’Afghanistan in Russia, Mohammad Latif Bahand.

Innanzitutto, citiamo l’opinione di Eyas Al-Khateeb, un esperto di Damasco (Repubblica Araba Siriana) sulla situazione nel suo Paese. Eyas Al-Khatib è uno scrittore che ha pubblicato diversi libri, un politologo e il capo della diaspora siriana nella regione russa di Rostov.

Secondo il politologo siriano, la situazione in Siria è ancora molto lontana dalla pace completa, ma è già arrivata una svolta radicale nella guerra contro i jihadisti. Si tratterebbe di una questione di tempo, di quanto ne sarà necessario per pacificare completamente e liberare l’intero territorio siriano.

Le strutture dello Stato islamico sono in gran parte distrutte. Attualmente, vi sono pesanti battaglie per Idlib (nel nord della Siria, al confine con la Turchia). Dopo la liberazione di Idlib dagli islamisti, l’intero territorio del Paese sarà completamente controllato dal governo legittimo. La scorsa settimana, l’esercito del governo siriano, con il supporto dell’aviazione russa, ha liberato la città di Khan Sheikhun (governatorato di Idlib nel nord-ovest del Paese) dalle bande di al-Nusra e al-Qaeda. La stessa città di Idlib rimane nelle mani dei jihadisti del gruppo terrorista Jabhat al-Nusra (Fronte di al-Nusra o Jabhat al-Nusra).

Eyas Al-Khatib e Hassan Aqa Andish, un politologo afghano, hanno osservato che la Russia sta svolgendo una missione di mantenimento della pace in Medio Oriente ed è un attore chiave (insieme agli Stati Uniti) nella regione. La Russia avrebbe letteralmente salvato dall’ISIS la Repubblica Araba Siriana e l’intera regione del Medio Oriente.

Secondo Al-Khatib, è sbagliato considerare ciò che sta accadendo in Siria come una guerra civile, poiché si tratterebbe in realtà di un’invasione straniera della Siria. Senza un aiuto esterno (finanziario, tecnico-militare, senza esportare militanti, ecc.), la guerra in Siria sarebbe già cessata da tempo.

Al-Khatib ha detto che i siriani e i loro alleati “hanno quasi liberato il Paese. Nel nord è rimasta una sola regione (governatorato o provincia di Idlib – ndr), il processo è in corso. Ora la minaccia per noi non è affatto l’ISIS, ma i problemi che sono sorti a causa della guerra, economica, per esempio.” Come esempio della crisi economica nel Paese, ha citato il valore della valuta locale. Il politologo ha detto che, prima della guerra, il dollaro USA valeva 50 sterline siriane, mentre ora ne vale 500. Il processo di restauro, ha aggiunto, è già iniziato, ma potrebbero volerci cinque o più anni. Ha espresso la speranza che altri Paesi possano aiutare la Siria in questo.

Un altro partecipante russo alla conferenza, Eduard Popov, direttore del Centro di informazione e cooperazione pubblica “Europa” di Rostov-sul-Don, ha affermato che, nel giugno di quest’anno, la Cina ha annunciato l’intenzione di unirsi al processo di ripresa economica della Siria. “Quando la Cina”, ha detto Popov, “che non ha partecipato ai processi politico-militari, dichiara disponibilità a investire in denaro, questo suggerisce che vede la Siria come un Paese abbastanza pacifico, dove è possibile investire in modo relativamente sicuro denaro che può essere redditizio”.

Il politologo afghano Hassan Aqa Andish ritiene che la Russia sia riuscita a distruggere le fondamenta dell’organizzazione terroristica ISIS in Siria. Pertanto, ora si sta verificando un processo di “esportazione” di cellule e strutture ISIS in altri Paesi e, soprattutto, in Afghanistan. La stampa dell’Iran ne parla da tempo con toni allarmati.

Secondo Hassan Andish, l’esportazione di cellule e strutture ISIS viene effettuata dagli americani, i quali porterebbero letteralmente i militanti in aereo, e in particolare i finanzieri e gli amministratori dello Stato islamico, in Afghanistan. Questo avrebbe un duplice scopo. Innanzitutto, sarebbero stati gli americani stessi a creare le condizioni per la nascita dell’ISIS, per minare la pace in Medio Oriente. In secondo luogo, la presenza di cellule dell’ISIS in Afghanistan, anche senza un serio sostegno nella società locale, darebbe agli americani un motivo per non ritirare le loro forze di occupazione da questo Paese.

Ovvero, ritiene Andish, gli americani prima creerebbero un problema (ISIS in Afghanistan), per poi fare finta di combattere un nemico creato artificialmente. Pertanto, non ci si dovrebbe aspettare che gli americani lascino l’Afghanistan. L’ISIS sarebbe servito agli Stati Uniti due volte: all’inizio ha quasi distrutto la Repubblica Araba Siriana, provocando il caos in tutto il Vicino e Medio Oriente; in seguito, come occasione per mantenere la presenza militare statunitense in Afghanistan.

Tuttavia, il politologo afghano valuta le prospettive dell’ISIS in Afghanistan come molto basse. Il potente movimento talebano, composto per il 98% da pashtun, un popolo molto bellicoso e abituato a combattere letteralmente fin dall’infanzia, con ogni probabilità non permetterà agli islamisti di prendere piede in un territorio straniero. Pertanto, le possibilità di successo dell’ISIS in Afghanistan sarebbero bassissime. Secondo Andish, la Russia, pur salvando la Siria, ha anche difeso i propri interessi. Ha mostrato al mondo di essere un Paese con il quale gli USA devono fare attenti calcoli.

Con il suo intervento nel conflitto siriano, la Russia è anche riuscita a invertire la lotta antiterroristica contro la radicalizzazione islamica in patria. Infatti, moltissimi di militanti ISIS in Siria provenienti dalle repubbliche del Caucaso settentrionale (una regione della Russia, una parte significativa della popolazione di cui è musulmana) e immigrati che dai Paesi musulmani dell’Asia centrale che si erano stabiliti in Russia, sono poi stati eliminati in Siria. Parte dei militanti del Caucaso settentrionale dell’ISIS si trova ora in Afghanistan. Pertanto, è vero che la Russia, intervenendo in Siria, sta allo stesso tempo risollevando le sorti del Paese mediorientale e salvando se stessa.

Silvia Vittoria Missotti