La Corte Costituzionale thailandese ha sospeso il Primo Ministro Prayuth Chan-ocha dalle sue funzioni ufficiali. Secondo quanto riferito dal Bangkok Post, cinque giudici su nove hanno votato per la sospensione dell’ex capo dell’esercito, che era salito al potere nel 2014 con un colpo di stato. Il tribunale ha concesso al leader conservatore 15 giorni per rispondere.
La scorsa settimana, l’opposizione ha consegnato una lettera al presidente della Camera, Chuan Leekpai, sostenendo che il mandato di Prayuth sarebbe terminato ieri. Secondo il leader del partito Phheu Thai, Cholnan Srikaew, il primo ministro è stato ufficialmente nominato il 24 agosto 2014, tre mesi dopo il rovesciamento del governo di Niwatthamrong Boonsongpaisan. Gli avversari politici di Prayuth hanno cercato più volte, in questi anni, di allentare la sua morsa, attraverso ben quattro votazioni di sfiducia, azioni parlamentari e cause legali.
I sostenitori dell’ex militare sostengono che la sua premiership sia iniziata in realtà nel 2017, quando è entrata in vigore la nuova Costituzione. Altri la fanno addirittura risalire al 2019, quando il suo partito ha vinto le elezioni.
“Il Vice Primo Ministro Prawit Wongsuwan, sarà il leader ad interim dopo che il tribunale ha sospeso Prayuth”, ha detto ai giornalisti il portavoce del governo, Anucha Burapachaisri.
La data delle elezioni non è ancora stata fissata. I membri del partito al potere hanno affermato che è improbabile che si possa tornare alle urne prima che la Thailandia ospiti il summit dei leader della Cooperazione Economica Asia-Pacifico a novembre a Bangkok.
Il premier sospeso, fortemente osteggiato dai ceti popolari e in particolare dai giovani, è espressione di un blocco di potere che riunisce le famiglie più ricche ed influenti del Paese, l’esercito e la monarchia.