Il quarto turno di campionato ha lasciato alle proprie spalle la prima giornata di Champions League, dove sono state impegnate le nostre squadre. Che dire: è stato un primo turno tutto sommato interlocutorio, dove gli unici punti esclamativi sono state le resurrezioni di Juventus (2-1 contro l’eterna incompiuta Manchester City) e Napoli (5-0 contro il sempre ostico Bruges), per il resto vanno registrati il pareggio un po’ fortunoso della Roma contro il Barcellona (risultato comunque più che positivo) e quello un po’ sfigato contro un avversario di rango come il Dnipro. Unica nota veramente stonata il fatto che la Fiorentina si sia fatta superare in casa dal Basilea. A mio avviso solo la Spagna, a livello di club, è nettamente superiore, gli altri campionati ormai se la giocano a livello qualitativo, che tende verso il basso. Come qualità media senz’altro la Premier League è il campionato più equilibrato, anche se il calcio inglese è sempre tremendamente sopravvalutato. Una decade fa le inglesi potevano trionfare in Europa forti di vagonate spese sul mercato e squadre dall’alto tasso tecnico. Oggi, tolto un Chelsea in declino e un City eterno incompiuto, non vedo molta qualità nelle squadre di Sua Maestà, in più in molti sottovalutano il fatto che in Premier si giochi a ritmi sì altissimi, ma monotoni e incessanti, quando in Europa conta sì l’intensità ma anche il saper cambiare il ritmo del gioco, cosa in cui le spagnole sono maestre in questo momento. Tornando ai fatti di casa nostra, la quarta giornata consacra l’Inter, capolista con quattro vittorie su quattro, mentre risorgono Juventus e Napoli forti del vento vincente dell’Europa, Sassuolo e Torino si confermano belle realtà mentre la Roma continua ad essere, come di suo carattere, umorale. Questa sarà una settimana intensa perché già domani si ritornerà in campo per il turno infrasettimanale, quindi ripercorriamo tutto d’un fiato le partite!

LA PARTITA PEGGIORE CARPI – FIORENTINA 0-1: questa Fiorentina, più in salsa murignana che in crema catalana, sembra veramente la copia in carta carbone dell’Inter, cioè una squadra che pur non giocando a calcio riesce, per ora, sempre a sfangarla. C’è da dire che, personalmente, vedo più margine di miglioramento nel gioco nei viola che nella beneamata, questo perché la Fiorentina ha giocatori di calcio veri e non culturisti prestati alla pedata.

UDINESE – EMPOLI 1-2: sorprendente vittoria in rimonta per i toscani anche se l’Udinese nel secondo tempo è letteralmente crollata di schianto quando sembrava avere in pugno i tre punti. Le zebrette sembrano soffrire di due strani complessi: “il complesso del nuovo stadio” e il “complesso di Guidolin” (a proposito, perché un tecnico di cotanto calibro è a spasso?). Aggiungiamo che Di Natale non sta quasi più in piedi e capiremo che questo sarà un anno di grande sofferenza per l’Udinese.

MILAN – PALERMO 3-2: di positivo ci sono i tre punti e il fatto che il Diavolo abbia scovato un autentico animale dell’area di rigore, parlo di Bacca, credo il miglior acquisto dell’Antennista nel dopo-Ibra. Ottima la prova di Bonaventura (un gran gol in punizione ed un assist) anche se non capisco come mai il ragazzo si trovi sempre sulla strada tecnici (prima Colantuono, poi Inzaghi, adesso Mihajlović) che lo impieghino sistematicamente fuori ruolo (esterno di centrocampo con Mastro Lindo, mezzala al Milan) quando la sua posizione ideale in campo è quella di trequartista. A proposito, con un Bonaventura così in spolvero, come mai lo Sputacchione s’incaponisce con l’ectoplasma Naruto-Honda? Per il resto questo Milan gioca esattamente come quello di Inzaghi, l’unica differenza è che l’attacco dispone di più qualità. Intanto Zamparini si sta sfregando le mani per l’impronunciabile Hiljemark…

CHIEVO – INTER 0-1: era pronosticabile un incontro equilibrato vinto con il solito gol di fondoschiena dalla banda di Mister Mancini. Non mi stancherò di ripeterlo fino alla nausea: quest’Inter può giocare a calci e non a calcio, cosa che spesso paga in campo italiano, ma che si rivela assolutamente controproducente quando metti naso in Europa. E un Tohir che vuole rilanciare il brand nerazzurro con questo popò di gioco è meglio che si dedichi all’ippica. A proposito di Sciarpetta Mancini, il lupo perde il pelo ma non il vizio: dopo aver rovinato Shaquri, schiaffando un’ala di natura a fare il trequartista, adesso è la volta di Perišić. Probabile che il geniale Mancio (che ricordo, allena senza patentino) non ha ancora capito che un trequartista può trasformarsi in un’ala (i casi passati di Claudio Sala e Franco Causio o quelli recente di Candreva sono emblematici), ma non viceversa. Questo perché il trequartista deve possedere la visione del gioco, mentre un’ala può avere la visione solo della bandierina del calcio d’angolo! Diamo a Mancio quel che è di Mancio comunque: la mossa di spostare Medel in difesa è stata molto intelligente, questo perché il cileno possiede sufficiente visione di gioco per comandare i compagni di reparto, inoltre, con una simile muraglia davanti (anche se a parlare di muri in questi giorni suscita un certo effetto nell’animo di certi benpensanti) puoi anche permetterti un bassottino in difesa.

ATALANTA – VERONA 1-1: solita sculata all’ultimo secondo (minuto 97’!) per Mandorlini, ormai ribattezzato “mister 6-3-1” che riesce a sgraffignare un pareggino con mezzo tiro in porta in novantasette minuti. L’Atalanta comunque si dimostra troppo fumosa e dipendente da Pinilla, specie se Denis è ormai al digestivo.

BOLOGNA – FROSINONE 1-0: dal ravennate Mandorlini al riminese Delio Rossi il passo è breve e il leit-motiv lo stesso: questi due tecnici hanno più culo che giudizio! Il Bologna allenato dall’omonimo del figlio di Gramsci è l’anticalcio allo stato puro con una fase offensiva che praticamente non esiste (se una bocca da fuoco come Destro becca 4.5 in pagella la colpa è di chi gli gira attorno e di chi lo allena). Per fortuna che il folletto Mounier ha imbroccato il giusto contropiede, complice la solita disattenta e inesperta retroguardia dei ciociari. Il Frosinone è davvero pochissima roba, sembra veramente una squadra di due categorie inferiore, i gialloblù sono sì ordinati e scolastici ma non creano un’occasione che sia pulita, poi se in attacco hai una bocca da fuoco come lo spaventapasseri Samuele Longo, un tipo da zero gol nelle due stagioni e che dovrebbe essere un attaccante, è chiaro che non segni manco con le mani e con le porte lunghe dieci metri e alte cinque, anche se la traversa delle porte Dall’Ara devono veramente avere la calamita!

GENOA – JUVENTUS 0-2: risorge la Vecchia Signora, anche se ha beneficiato di un avversario letteralmente spuntato e privo di idee. Inoltre c’è da dire che la Juventus ha ritrovato quel fattore C (autogollonzo e rigore nato da vaccata della difesa genoana) che era decisamente mancata in queste tre giornate. Resto sempre dell’idea che in attacco, contro avversari chiusi, i bianconeri abbiano davvero poche idee per ora e che Allegri si sta ancora cercando sullo schieramento da dare ai suoi (già tre moduli cambiati in tre giornate).

ROMA – SASSUOLO 2-2: partita praticamente in fotocopia a quella della passata stagione. La maggiore organizzazione del Sassuolo ha messo a dura prova una Roma che quando attacca contro squadre chiuse non sa veramente che fare. Demenziale poi la scelta del Sergente Garcia di effettuare turn-over già da questo turno, un errore davvero madornale perché un avversario come il Sassuolo non va mai preso sotto gamba. Una lezione che il borioso ed umorale ambiente romano non sembra ancora aver colto…

TORINO – SAMPDORIA 2-0: in mezz’ora un Torino in formato europeo la chiude con una doppietta del sempre vivo Quagliarella. Sono convinto che, con questa politica societaria, nel giro di un paio di stagioni i granata lotteranno per il vertice come ai bei tempi che furono. La Samp ha di fatto replicato la prova di Napoli: primo tempo indecente e ripresa in crescendo che però non è riuscita ad innescare la rimonta. Se la coppia d’attacco non gira, i ciclisti doriani sono destinati a fare cilecca.

LA PARTITA MIGLIORE – NAPOLI – LAZIO 5-0: Napoli assolutamente devastante, dieci gol in due partite (e nessuno al passivo) sono davvero tantissima roba, anche se adesso c’è da capire se il Ciuccio di Sarri ha ritrovato la quadratura ritornando di fatto al modulo di Benitez oppure se è il solito, estemporaneo, spettacolo cui ci aveva abituato il Napoli del panzone castigliano. C’è da dire che la Lazio si conferma assolutamente allergica alle trasferte e agli impegni ravvicinati: i laziali hanno giocato in Ucraina ma non attacchiamoci a troppe scuse! La Lazio dello scorso anno ha basato le sue fortune sulla corsa e sulla fase d’attacco, mentre in difesa ha sempre ballato. Quest’anno, con impegni ravvicinati e una panchina sempre troppo corta per la notoria politica lotitiana, i nodi vengono al pettine!