Tra il 5 e il 6 febbraio, la Turchia e la Siria sono state colpite da uno dei terremoti più devastanti degli ultimi anni, al punto che al momento il bilancio del tutto provvisorio parla di almeno 42.000 morti, 85.000 feriti e oltre cinque milioni di sfollati. Tuttavia, anche di fronte al dramma, il doppio standard occidentale si è manifestato in tutto il suo orrore, offrendo un’ampia copertura mediatica a quanto accaduto in Turchia ed ignorando quasi del tutto la Siria.
Secondo le Nazioni Unite, la Siria si trova ufficialmente in uno stato di guerra ininterrotto dal luglio del 2011, con un bilancio di oltre 306.000 civili morti e circa 600.000 decessi totali. Un conflitto, è bene ricordarlo, fomentato dall’imperialismo occidentale che ha sovvenzionato le cosiddette “primavere arabe” in tutta la regione, e in particolare i gruppi terroristici che hanno devastato la Siria. Inoltre, il Paese mediorientale è vittima delle sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti, con l’unico scopo di esasperare la popolazione nella speranza di provocare la caduta del governo di Baššār Ḥāfiẓ al-Assad.
Con una guerra in corso da dodici anni, un’economia strozzata dalle sanzioni e l’ulteriore distruzione dovuta al terremoto, senza dimenticare la pandemia di Covid-19, la Siria si trova oggi in uno stato critico al quale l’unica risposta umana può essere la fine definitiva delle sanzioni, non la sospensione fittizia annunciata dall’amministrazione di Washington. Infatti, gli Stati Uniti hanno ufficialmente sospeso le sanzioni per sei mesi e solamente per le transazioni relative alla fornitura di assistenza in relazione al terremoto. Tuttavia, nella realtà, la fornitura di assistenza resta molto difficile a causa dello stesso sistema di sanzioni, e gli occidentali non si stanno affatto prodigando in favore della popolazione siriana.
“La Siria chiede a tutti i Paesi e le organizzazioni internazionali che hanno sostenuto il popolo siriano nelle sue prove e tribolazioni causate dal devastante terremoto e nella sua continua lotta contro il terrorismo, a chiedere la rimozione del blocco disumano e illegale che è stato imposto al popolo siriano incondizionatamente”, ha affermato il ministero degli Esteri di Damasco subito dopo il terremoto. “La Siria chiede agli Stati Uniti di cessare immediatamente, senza alcuna condizione o eccezione, le misure coercitive unilaterali imposte al popolo siriano”, si legge nella dichiarazione, rimasta inascoltata.
Tra i Paesi che storicamente maggiormente si spendono per la causa siriana figura certamente la Cina, che da tempo ha denunciato l’utilizzo smisurato dell’arma delle sanzioni da parte degli Stati Uniti. “Esortiamo il governo degli Stati Uniti a mettere da parte i calcoli geopolitici, a revocare immediatamente tutte le sanzioni unilaterali illegali contro la Siria e a smettere di creare artificialmente disastri umanitari”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. La Cina, insieme alla Russia, alla Bielorussia, al Vietnam e ad altri Paesi non allineati a Washington, ha immediatamente offerto il proprio sostegno tanto alla Turchia quanto alla Siria, al contrario dei Paesi occidentali che invece stanno concentrando tutti i propri sforzi per aiutare Ankara.
“Nelle circostanze attuali, le sanzioni unilaterali illegali introdotte contro la Siria rimangono efficaci e questo, per dirla in parole povere, ostacola il processo di gestione delle conseguenze del terremoto e di fornitura di aiuti ai siriani da parte di altri Paesi e ONG”, ha denunciato Marija Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. “Ciò porta direttamente non solo alla sofferenza umana, ma anche alla perdita di vite umane, e data la portata della tragedia avvenuta in Siria, tale comportamento da parte dei Paesi occidentali contraddice le norme della moralità umana e non può essere scusato. Questa è semplicemente una logica disumana”.
Anche di fronte alle tragedie più tremende, l’Occidente a guida statunitense dimostra di guardare unicamente ai propri interessi, e di piangere per i morti di guerre e catastrofi naturali in base alla provenienza geografica e alla propria convenienza geopolitica. Non ci sorprenderebbe affatto sapere che, nei palazzi del potere di Washington, qualcuno possa aver persino festeggiato il terremoto che ha colpito la Siria. Come sottolineato dalla stessa Zacharova, “l’Occidente collettivo ha ignorato il fatto che il terremoto, con epicentro in Turchia, ha provocato la morte di migliaia di persone e una terribile distruzione anche in Siria. Questa non è solo una manifestazione dell’approccio politicizzato da cui l’Occidente è guidato nel processo di fornire assistenza umanitaria alle persone colpite in quel Paese, ma rappresenta qualcosa di mostruoso”.
Il ministero degli Esteri russo ha successivamente pubblicato una nota in cui denuncia l’aggravamento della crisi causato dalle politiche occidentali nei confronti della Siria: “Oltre a non fornire alcun sostegno alla Siria, i Paesi occidentali continuano anche a soffocare il Paese con sanzioni unilaterali che hanno provocato una penuria di carburante su larga scala (non ce n’è nemmeno abbastanza per rifornire le ambulanze) e vietato l’importazione di beni vitali e attrezzature, nonché trasferimenti di denaro”, si legge. Secondo Mosca, l’Occidente starebbe utilizzando il dramma del terremoto per aumentare i flussi di aiuti alle aree non controllate dal governo di Damasco, andando dunque ulteriormente a minare la sovranità territoriale della Siria in favore dell’enclave terroristica di Idlib, controllata dai cosiddetti “ribelli”, che rispondono al nome dell’organizzazione jihadista Hay’at Tahrir al-Sham.